Gesù e il serpente, che parallelo?

 Perché Dio dice a Mosè di innalzare il serpente? (Nm 21:4-9;  Gv 3:13-17)

L'episodio del libro dei Numeri che abbiamo letto riflette la vita spirituale di molti di noi. Abbiamo scelto Dio, ci siamo impegnati e abbiamo avuto momenti in cui abbiamo apprezzato la sua grazia. Tuttavia, con il tempo subentra l'abitudine. Ripetiamo le stesse azioni, diventiamo esperti, ma perdiamo entusiasmo e il contatto spirituale. La preghiera e l'apostolato diventano una routine, un obbligo da soddisfare, dipendendo solo dai nostri sforzi.

Quanto può durare questo prima che stanchezza, noia e difficoltà prendano il sopravvento?

Quando arrivano le difficoltà, non riusciamo più a reagire; rabbia e disperazione prevalgono, e anche le grazie ricevute perdono di senso. Il popolo di Israele per anni era nutrito da Dio con la Manna, ora lo considera un cibo schifoso.

Non bisogna interpretare letteralmente il passo che dice che Dio mandò serpenti come castigo. Dio non castiga nessuno. Il serpente, l’animale che più di tutti vive a contatto con la terra, è anche sempre simbolo del demonio. In questo caso esso rappresenta la tentazione terrena, usata dal demonio per allontanarci da Dio e farci perdere ciò che di spirituale abbiamo costruito negli anni. Questa è la vera morte.

Come soluzione, Dio non ci chiede di ricominciare a lavorare con impegno: lo facevamo già anche quando siamo entrati in crisi. Ci chiede di alzare lo sguardo, smettere di vedere i problemi solo da un punto di vista terreno. Solo guardando in alto possiamo trovare una soluzione.

Guardare in alto non significa dimenticare le preoccupazioni terrene o negarne l'esistenza, né aspettarsi che Dio faccia una magia per far sparire i problemi. Quando Dio chiede a Mosè di innalzare un serpente su un palo, non sceglie un'immagine sacra, ma la causa stessa del problema. Chi guardava il serpente dopo essere stato morso, non dimenticava il problema, ma ne riconosceva la realtà e il pericolo, ma lo faceva da una prospettiva diversa, guardando in su.

La grazia di Dio nei momenti di crisi non consiste nel farci dimenticare i problemi, ma nel farci scoprire la sua presenza proprio attraverso di essi. Le crisi non sono necessariamente negative; possono essere opportunità per iniziare una nuova vita e scoprire aspetti di noi stessi prima ignoti. Le difficoltà vanno affrontate con coraggio e fede. Diventiamo persone migliori non grazie a una vita facile, ma alla nostra capacità di dare il meglio nei momenti difficili.

Il Vangelo ce ne dà un esempio. Nicodemo, esperto di religione, era molto devoto ma attraversava una crisi interiore. Sentiva un vuoto inspiegabile. Quando ha sentito parlare di Gesù, è stato preso da un'inquietudine che gli impediva di dormire. Decide di incontrare Gesù di notte, per non scandalizzare i suoi amici o forse per vergogna della sua debolezza.

Gesù sfrutta questo incontro per far capire a Nicodemo cosa gli manca. È normale avere dubbi di fede; comprendere Dio e il suo operato non è facile, nemmeno per i teologi. Dio si comprende guardando Gesù in croce: un Dio che soffre e muore, contrariamente all'immagine che ci hanno sempre insegnato. Dio non è l’Onnipotente che ci guarda da lontano e risolve i nostri problemi con un miracolo. La croce rivela un Dio che si abbassa al nostro livello, prende su di sé le nostre debolezze e soffre al posto nostro. Poi ci invita a fare lo stesso, non solo per noi stessi ma per tutta l'umanità.

Questo è il Dio che Gesù vuole presentare: il Dio amore. Nicodemo non conosceva ancora questo Dio. Lui voleva servire fedelmente Dio della legge e dei comandamenti ma ora scopre che è Dio a servirlo, chiedendogli di diventare servo dei poveri e dei sofferenti, condividendo la vita dei più deboli senza sentirsi superiore solo perché lui è uomo di religione.

Quando siamo in crisi che sentimenti proviamo verso Dio? Cosa ci passa dalla mente al suo riguardo?

La nostra preghiera serve solo ad adempiere un dovere o è un modo per confrontarci con Dio sulla vita quotidiana, sulle gioie, i dolori, le fatiche, i dubbi e le speranze? Dio è vivo e vuole che noi viviamo con lui.

 

per un commento più approfondito sulla vicenda di Nicodemo, leggi il post successivo: Il coraggio di cambiare. 

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