A chi diamo la preferenza?
Parole che provocano
Il Vangelo di oggi (Lc 14,25-33) ci mette davanti a due affermazioni che, a prima vista, sembrano dure e quasi incomprensibili: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre…” e “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.”
L’originale greco usa la parola odiare; la versione moderna italiana ha giustamente tradotto “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. La seconda frase è rimasta com’era. Sono comunque parole che ci turbano, parole che ci interrogano. Ma anche parole che ci invitano a guardare più a fondo. Cosa Gesù vuole insegnarci?
Queste espressioni nascono in un contesto storico e linguistico molto diverso dal nostro.
La lingua aramaica, con un vocabolario limitato, usava spesso contrasti forti per esprimere priorità. “Odiare” non significa disprezzare, ma “preferire meno”, “mettere in secondo piano”.
Non è un invito a rompere i legami familiari, né a vivere nella povertà assoluta. È un modo di dire che, quando si tratta di scegliere tra la fede e tutto il resto—anche gli affetti più cari o le comodità, la fede deve venire prima; non perché gli altri non contino, ma perché solo mettendo Dio al centro possiamo amare davvero anche chi ci sta accanto. Seguire Cristo, allora come oggi, è una scelta radicale.
Nel tempo di Gesù, convertirsi significava spesso essere esclusi dalla propria famiglia, perdere il lavoro, affrontare persecuzioni.
La sequela non era una passeggiata, ma una decisione che cambiava la vita.
E oggi?
Non ci sono più persecuzioni aperte, ma ci sono altre forme di pressione: il conformismo, la paura del giudizio, la tentazione della comodità. Viviamo in una società che spesso ci spinge a mettere al primo posto il successo, il denaro, l’apparenza.
Se vogliamo riformulare le parole di Gesù con il linguaggio di oggi, dovremmo dire:
- Se dovessi scegliere tra la tua fede e il consenso sociale, cosa sceglieresti?
- Se dovessi rinunciare a una carriera brillante per vivere secondo i valori evangelici, lo faresti?
- Se la tua fede ti portasse a essere controcorrente, saresti disposto a pagare il prezzo?
- Ai tuoi figli, che valori insegni?
Viviamo in una società che si definisce cristiana, ma che spesso agisce secondo logiche secolari.
Molti si dicono cristiani perché sono stati battezzati, ma le loro scelte quotidiane sono guidate da ideologie politiche, interessi economici, o dalla pressione dei media.
La fede diventa marginale, un’etichetta, non una forza che orienta la vita.
Questa distanza tra fede e vita genera insoddisfazione.
Non serve essere eroi. Serve essere coerenti.
Ogni giorno facciamo scelte: come parliamo in casa, come gestiamo il tempo, come affrontiamo le difficoltà.
E queste scelte dicono chi siamo. Dicono se la nostra fede è viva o se è solo un’etichetta.
Molti si sentono stanchi, vuoti, insoddisfatti e pensano che non ci sia alternativa. Essi reagiscono lamentandosi, dando la colpa agli altri, al sistema, al mondo.
Ma sotto questa rassegnazione c’è spesso una mancanza di coraggio: il coraggio di scegliere, di cambiare, di credere che un’altra vita è possibile.
La fede non è una gabbia, è una strada. Una strada che porta pace, gioia, senso.
Quando incontriamo persone autentiche, oneste, generose,
ci sentiamo attratti.
Vorremmo essere come loro, ma ci diciamo che sono “eroi”,
“diversi da noi”.
Eppure, il Vangelo ci dice che quella vita è possibile. Non facile, ma possibile. Gesù ci invita a fare un passo. Non un salto nel buio, ma un passo verso la luce. A mettere Dio al centro, non solo nella preghiera, ma nelle scelte di ogni giorno. A vivere la fede in famiglia, con semplicità, con coerenza, con amore.
La vera sicurezza non viene dai soldi o dalle amicizie influenti, ma dalla fedeltà a ciò che conta davvero.
Il Vangelo di oggi ci chiede di scegliere.
Non una volta sola, ma ogni giorno, perché quando la fede entra davvero nella casa, cambia tutto: cambia il modo di parlare, di affrontare i problemi, di educare i figli, di vivere le relazioni.
E anche se il mondo ci dice che è inutile, che è troppo
difficile… noi possiamo scegliere di credere. Di vivere con coraggio. Di
costruire qualcosa che dura
Dobbiamo avere il coraggio di scegliere Cristo, anche quando costa. Scegliere
la verità, anche quando è scomoda. Scegliere la vita, anche quando il mondo ci
invita alla rassegnazione.
Che il Signore ci dia il coraggio di essere discepoli autentici, capaci di amare con libertà, di rinunciare con gioia, e di vivere con pienezza.