Anche noi con Lui?
Aspettando di andare lassù (Lc 24,46-53)
Per capire bene la festa di oggi, è importante non lasciarci confondere da dettagli legati al tempo o al luogo. Nei racconti dei Vangeli e negli Atti degli Apostoli ci sono delle differenze: ogni evangelista ha voluto trasmettere un messaggio specifico, e per farlo ha adattato alcune informazioni secondarie come i tempi o i luoghi. Questo serviva ad aiutare i lettori – che spesso non conoscevano bene la geografia della Terra Santa – a cogliere il vero significato dell’evento che celebriamo.
Quindi, non è essenziale sapere se l’Ascensione è avvenuta a Gerusalemme o in Galilea, dopo un giorno, dieci o quaranta dalla Pasqua. Quello che conta davvero è capire il messaggio di questo episodio per la nostra vita oggi.
E qual è questo messaggio?
Gesù ha vissuto su questa terra per circa trent’anni. Durante questo tempo, ci ha rivelato la verità su Dio, sul suo amore per noi e sul nostro destino: vivere in comunione con Lui. Ma il peccato ci impedisce questa unione. Ecco perché Gesù, morendo e risorgendo, ci ha dato la possibilità di superare questa distanza, non per merito nostro, ma grazie alla grazia del suo perdono.
La sua morte e risurrezione segnano il passaggio dalla sua presenza fisica alla seconda parte del piano di salvezza: la vita nello Spirito. Una vita spirituale non è meno reale, ma è illuminata dallo Spirito Santo. Gesù sale al Padre per prepararci un posto, ma non ci lascia soli: ci dona lo Spirito Santo. Lo Spirito continua l’opera di Gesù e ci aiuta a comprenderla più in profondità.
La festa dell’Ascensione si fonda su tre aspetti principali:
1. Gesù non è più presente fisicamente, ma continua a essere realmente con noi nei Sacramenti, nella sua Parola e nelle persone.
2. Noi siamo chiamati a seguirlo e a vivere con Lui per sempre nell’eternità.
3. Lo Spirito Santo ci guida ogni giorno, e ci indica il cammino da seguire per raggiungere questa meta.
Questi tre punti hanno delle conseguenze importanti nella nostra vita concreta:
Come esseri umani vorremmo vedere con i nostri occhi la potenza di Dio. Cerchiamo miracoli, segni straordinari. Ma Dio si fa incontrare soprattutto nel silenzio del cuore, quando lo cerchiamo con fede, riflettendo sulle nostre esperienze alla luce della sua Parola, e non secondo i criteri del mondo.
Se Gesù ci aspetta in cielo, la nostra vita sulla terra deve essere una preparazione. Anche le piccole scelte quotidiane dovrebbero avvicinarci a Dio, non solo portarci successo terreno.
Lo Spirito Santo è con noi: dobbiamo imparare ad ascoltarlo. Parla alla nostra coscienza, ci dà forza nei momenti difficili, ci spinge a fare scelte coraggiose e a mettere Dio al primo posto, come ha fatto Gesù, anche nei giorni più duri della sua vita.
Noi preghiamo ogni giorno, ma dobbiamo chiederci: le nostre preghiere ci rendono più simili a Gesù? Ci aiutano a seguire i suoi insegnamenti? Oppure chiediamo solo che Dio faccia ciò che vogliamo noi?
Infine, ricordiamoci: il modo in cui Dio vede le cose è diverso dal nostro. Siamo pronti a cambiare le nostre priorità per vivere una vita più spirituale, più vicina a quella che Dio desidera per noi?