Mangiare Gesù

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna

Gv 6,51-59

Domenica scorsa abbiamo parlato dell’importanza di fare scelte decisive nella nostra vita dando priorità alle cose spirituali, piuttosto che a quelle materiali.

Ora Gesù fa un ulteriore passo in avanti. Le sue frasi si fanno più insistenti e provocatorie, ora parla di mangiare la sua carne e bere il suo sangue, frasi che non fanno pensare ad un semplice impegno spirituale. Noi sappiamo che Gesù si riferisce all’Eucarestia, ma i suoi coetanei non potevano di certo sapere cosa sia l’Eucarestia. Le frasi sono forti perché Gesù vuole che non siamo semplicemente dei seguaci, ma vuole che diventiamo intimi amici, che diventiamo, un po’ alla volta, un tutt’uno con lui. Una vita in intimità con lui non può limitarsi al conoscere tutto quello che lui dice e fa, e neppure al sceglierlo esteriormente. Dio non è un ideale da perseguire o un amico da seguire. Lui vuole entrare intimamente nella nostra vita, trasformarla dal di dentro in ogni suo aspetto. Egli parla di cibo, o meglio di mangiare la sua carne per nutrirci. Come il cibo è la ragione della crescita e dello sviluppo di ogni nostra cellula, così Gesù deve coinvolgere ogni aspetto e dettaglio della nostra vita, anche il più piccolo e insignificante.

È facile e comodo essere cristiani per alcuni momenti della vita e su alcuni temi solo. Prego al mattino e alla sera, vado a messa alla domenica, mi confesso, ricevo gli altri sacramenti, ogni tanto leggo qualche brano del vangelo. Questo è il mio impegno da Cristiano. Tutto questo è bello e la maggior parte delle persone non fa nemmeno quello, si limita a molto meno. Eppure Gesù non si accontenta. Quelle sono una serie di cose che fai, ma tu chi sei veramente? Essere Cristiani non vuol dire fare i Cristiani. Non si parla di azioni, ma di natura, di essenza. Il vangelo deve ispirare tutta la mia vita, non solo le mie preghiere. La nostra fede deve influenzare il modo in cui mi rapporto alle persone, le scelte che faccio in economia, anche quelle in politica, che non vuol dire scegliere un partito o un altro, ma fare scelte per il benessere della società in cui vivo e delle persone che ho attorno. Vuol dire cambiare il mio modo di pensare e giudicare che spesso si basa su aspetti esteriori, su facili emozioni, su valori a fior di pelle, sul parere della maggioranza o della moda del momento o delle linee imposte dai Mass media. Da Cristiano devo scegliere i valori veri, la solidarietà, la difesa dei più poveri dei più indifesi. Vuol dire rinunciare a fama, gloria, successo, ricchezza personali, per favorire il benessere di tutti. Vuol dire dedicare tempo a pregare, a leggere e prepararsi per conoscere meglio il vangelo e lo stile vissuto da Gesù e richiesto da lui ai suoi fedeli.

Wow, questo è impegnativo. Chi ci riesce? Questa è una bella domanda e la risposta ovvia è: probabilmente nessuno. La bellezza del nostro rapporto con Dio è che lui non guarda al risultato di ciò che facciamo, ma alle intenzioni che abbiamo e all’impegno che ci mettiamo. Nelle cose spirituali il risultato è garantito al 70% dalla grazia di Dio, ma questa funziona se noi ci mettiamo il nostro 30% che è dato dalla sincerità con cui ci rivolgiamo a lui, dalla capacità di fidarsi di Lui e dal desiderio di essere con lui.

Nelle nostre scelte quotidiane dovremo affrontare situazioni che ci spaventano, che mettono a prova la nostra fede. Dio interviene con la sua grazia come un papà fa con il figlio che per mancanza di esperienza e di coraggio si sente perduto di fronte ad un compito più grande di lui.

Dio non ci abbandona, ma per essere in grado di fare le scelte giuste dobbiamo essere in consonanza di pensieri, desideri con Dio. Dobbiamo nutrirci di lui, permettere che lui, un po’ alla volta, trasformi il nostro essere.

 

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