Il coraggio di andare fino in fondo
Volete forse andarvene anche voi?
Gv 6,60-69
Nelle 3 domeniche precedenti abbiamo sentito il lungo discorso sul pane di vita e attraverso tre tappe successive il Signore ci ha fatto comprendere la necessità di vivere in intima unione con lui.
La prima domenica ha introdotto il discorso per chiederci: Quale è lo scopo per cui vieni da me? Perché mi vuoi seguire o perché ti dici cristiano? Cosa ti aspetti dalla tua vita? Sai scegliere cose durature o ti lasci attirare da quelle appariscenti che spariscono presto?
La seconda domenica ci ha spiegato che se vogliamo una vita con vero significato, una gioia profonda che rimane, un senso della vita che ci dà la forza di affrontare ogni difficoltà, allora dobbiamo nutrirci delle cose spirituali che lui ci fornisce.
Nella terza domenica, Gesù ci ha detto che una vita in intimità con lui non può limitarsi a conoscere le cose, sceglierle esteriormente. Dio non è un ideale da perseguire o un amico da seguire. Lui vuole entrare intimamente nella nostra vita, trasformarla dal di dentro, in ogni suo aspetto, anche il più piccolo e insignificante.
Ora siamo alla conclusione. La gente si rende conto che Gesù sta chiedendo troppo. Il vangelo dice che si scandalizzarono. Ciò che li disturba, non è tanto il fatto che hanno compreso in modo sbagliato le parole di Gesù pensando che lui stesse parlando di cannibalismo, ma probabilmente dal fatto che hanno capito bene cosa intendesse, ma non hanno il coraggio di fare una scelta così radicale.
Domenica scorsa abbiamo spiegato che Gesù vuole penetrare ogni singolo momento della nostra vita, anche i più insignificanti e molti questo coraggio non ce l’hanno. Allora Gesù chiede a noi: e tu? Che intenzioni hai? Il mondo ha bisogno di testimoni, ma di testimoni credibili. Siamo costantemente bombardati da messaggi contraddittori e la nostra mente non sa più cosa scegliere. Come faccio a capire chi ha ragione e chi no? Di chi mi posso fidare? La gente è attratta non da chi dice tante parole, ma da chi vive una vita sincera e congruente con quello che dice. Essere testimoni credibili non vuol dire essere perfetti, senza errori, ma essere sinceri e impegnati. Gli errori e le cadute ci saranno perché fanno parte della natura umana di esseri limitati, ma la sincerità ci permetterà di rialzarci, riconoscere le nostre mancanze, chiedere scusa e ripartire. La qualità della nostra vita cristiana non è data dalla perfezione delle cose che facciamo o dal loro successo, ma dall’impegno che ci mettiamo. I risultati sono nelle mani di Dio e dipendono da tanti fattori di cui noi non abbiamo controllo; la nostra santità, la nostra felicità, dipendono dall’impegno che noi mettiamo a rimanere fedeli alla nostra coscienza e a colui che abbiamo deciso di seguire.
È questo che Gesù intende quando dice che è lo Spirito che dà vita, la carne non giova a nulla.
Gesù pone anche a noi questa domanda: E voi, volete forse andarvene anche voi? Essa rappresenta una tentazione che dovremo affrontare ogni giorno della nostra vita. Le cose che ci verranno chieste sembreranno enormi, fuori dalla nostra portata. Ci sentiremo come Davide di fronte a Golia, ma esattamente come lui dovremo avere fiducia che Dio conduce la storia e può far arrivare nel punto giusto il sasso che lanceremo.