Belli fuori, ma dentro?

L’ipocrisia, un male moderno?  (Mt 23,1-12)

Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno.

 Queste sono parole molto dure che Gesù rivolge alla gente parlando degli Scribi e dei Farisei. Sono ormai tre anni che Gesù viaggia per il paese predicando e ha sempre avuto come avversari queste persone che lo hanno messo alla prova sotto tutti i punti di vista cercando di combattere tutto quello che diceva, ma Gesù è sempre riuscito a provare la sua innocenza e le loro contraddizioni.

Siamo nell’ultima settimana della vita di Gesù e i Farisei hanno capito che l'unico modo di liberarsi di Lui è ucciderlo.

Le parole di Gesù sottolineano il problema principale di queste persone: l'ipocrisia, un atteggiamento che serve loro a soddisfare la superbia. Loro ci tengono ad essere considerati speciali, i migliori. Fanno vedere di essere esperti in tutto, hanno sempre qualcosa da dire, parlano in continuazione, danno mille suggerimenti e hanno la soluzione a tutti i problemi di chi si rivolge a loro, ma tutto quello che dicono agli altri non tocca la loro vita.

Una persona orgogliosa è tendenzialmente pigra. Se agisce, rischia di commettere errori e quindi di fare vedere le sue debolezze, per cui preferisce limitarsi a parlare; in quello è sicuramente brava. Il suo impegno è nell' esteriorità, non ha bisogno di realizzare cose, ha solo bisogno che gli altri vedano che lui fa. Va a messa ma non prega, perché è sufficiente che la gente pensi che lui è un buon cristiano. Partecipa a gruppi dove è bravo a fare consigli, ha idee e progetti, e vuole diventare il presidente del gruppo, ma quando c'è da faticare, lo fa fare agli altri perché lui ha già troppi impegni. Conosce tutte le regole ed è molto capace di notare e commentare gli errori degli altri; è un giudice duro e moralista, sempre pronto a condannare gli altri; mette i principi sopra ogni cosa e non conosce la misericordia. Ma quando è da solo diventa pigro, fa il minimo indispensabile, tralascia gli impegni ed è bravo a scusare se stesso per la sua incoerenza.

Se è un prete gli piacciono le grandi cerimonie dove tutti possano vedere i magnifici paramenti e ascoltare le sue prediche che di solito sono ben preparare con un linguaggio molto forbito. Ma se un giorno non c'è una cerimonia, non celebra neanche la messa. Se è un laico allora ci tiene ai bei vestiti, ai titoli; si diede nei primi posti, parla di ecologia, di giustizia, di pace e poi a casa spreca le cose, e sono anni che non parla con il vicino.

È una persona tutta apparenza e niente sostanza. 

Queste persone, che esteriormente sembrano i migliori, sono coloro che hanno ammazzato Gesù.

Questo atteggiamento, molto comune oggi, a quanto pare era già presente ai tempi di Gesù. Molti degli aspetti qui sottolineati sono anche atteggiamenti richiamati da Papa Francesco quando accusa molti Cristiani (e preti) di non essere evangelici.

Noi che tipo di cristiani siamo? Quale è il nostro rapporto con Dio? Quale è la ragione vera per le cose che facciamo? Siamo disposti ad accettare sacrifici e rinunce per essere fedeli a quello in cui crediamo, come ha fatto Gesù, oppure ci accontentiamo dell'esteriorità? La nostra religione pone veramente Dio al centro o serve a soddisfare il nostro Ego?

 

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