Il peccato del mondo
Il peccato del mondo (Gv. 1,29-34)
Lungo tutto il periodo di Avvento, Giovanni il Battista ci ha accompagnati e abbiamo imparato a riconoscere il suo stile e la sua missione.
Lui aveva di certo appreso da suo padre e sua madre, le vicende riguardanti la sua nascita e la visita di Maria, quindi aveva chiaro quale era la sua missione: preparare la strada per la rivelazione del Messia che era già in mezzo a loro.
Questo Messia, però, lui personalmente non lo aveva mai incontrato, eccetto la volta in cui era ancora nel grembo della madre, per cui non aveva chiaro cosa dovesse fare per prepararne la venuta. Lui dice: “Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato mi ha detto che lo avrei riconosciuto dallo Spirito sopra di lui”.
Quindi fa la scelta di impostare la sua azione invitando le persone alla confessione dei loro peccati per un cambiamento di vita ed un ritorno più sincero e convinto all'alleanza con Dio. Tutti sapevano che lo scopo della venuta del Messia era di ristabilire il regno di Giuda, un regno dove ci fosse pace e giustizia, quindi vivere rettamente era il modo migliore per prepararsi ed evitare di essere giudicati da lui, tra i malvagi da condannare.
Ora capiamo perché quando Gesù si presenta al battesimo, e Giovanni lo riconosce, si dichiara indegno di battezzarlo: il Messia non deve cambiare vita, ma indicare quella giusta.
Gesù ha una visione diversa da Giovanni, sconosciuta a Giovanni stesso. La conversione che le persone dichiarano di voler attuare, sarà possibile non tanto per il loro impegno, ma perché Gesù si immerge nelle stesse acque con loro e carica su di sé tutti quei peccati che loro lì avevano scaricato. Immergersi è simbolo di morte e emergere è simbolo di rinascita. Qui Gesù sta già preannunciando la sua morte e Risurrezione, l'unico modo in cui noi possiamo sperare di sconfiggere il male che ci portiamo dentro.
Stiamo parlando di “Sconfiggere il male che ci portiamo dentro”. A dire il vero, oggi nel mondo, ci sono molte persone, magari un po' depresse, che pensano che tutto vada male, che sono grandi peccatori o in loro tutto è sbagliato. Ma ci sono anche tante persone che, invece, pensano che tutto va bene, che il peccato non esista, e, se qualcosa va male, è comunque colpa degli altri, non loro. La maggior parte delle persone oggi non sentono il bisogno di fare cambiamenti, di migliorare; si cambiano i vestiti, la macchina, il telefono, il televisore, ma non la persona, il comportamento o i gusti. In me tutto è perfetto.
Questo non è un discorso né facile né breve. La domanda centrale è: si tratta di smettere di fare sbagli, o di cambiare mentalità riguardo alla vita e ai rapporti con le persone e le cose? Giovanni ci può aiutare a capire cosa intendo.
Lui dice: “Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Ci sono due parole da sottolineare. La prima è: “il peccato”, non “i peccati”. Giovanni non parla delle singole azioni sbagliate. Ma del “Peccato” in sé, cioè della mentalità sbagliata, degli attaccamenti sbagliati, del modo di relazionarsi. Tutti questi, in sé, non sono peccato, però ci portano a commettere i peccati e a ricadervi continuamente, nonostante le tante promesse che facciamo.
Ma qual’è questa mentalità che Gesù è venuto a cambiare? Ecco la seconda parola. La frase dice il peccato “del mondo”, non “dal mondo”. Gesù non è venuto a cancellare il peccato, qualsiasi esso sia, dal mondo, cioè non ci dà l’illusione di avere un mondo in cui nessuno sbaglia. Infatti il mondo è ancora pieno di peccati e peccatori. Se fosse così, dovremmo dire che Gesù ha fallito. Qual è dunque il peccato “del” mondo? Nel Vangelo di Giovanni, molte volte, troviamo la contrapposizione tra Dio e il mondo. Il centro di questa divisione è che il mondo non accoglie Dio, crede di essere sufficiente a se stesso, di poter dettare le regole del suo futuro. Questo è stato anche il peccato di Adamo: voler decidere da solo cosa è bene e cosa è male.
Quindi quando Giovanni dice: “Il peccato del mondo” intende la mentalità mondana, quella che fa porre al centro della vita le cose materiali, le soddisfazioni personali; quella che ci fa chiudere nell'egoismo e nell'autocentrismo. Gesù è venuto a sconfiggere questo, e lo ha fatto dandoci il comandamento dell'amore, e lui stesso lo ha vissuto in pieno morendo in croce per noi. Quindi l'invito che Giovanni fa ai suoi discepoli è quello di seguire Gesù e prendere sul serio l'insegnamento del vangelo; mettere l'amore al centro di tutto contro ogni forma di egoismo.
Quindi in pratica cosa potremmo fare noi questa settimana?
1. Siamo chiamati a partecipare all’azione di sconfiggere la mentalità mondana attraverso la nostra testimonianza di umiltà, dando priorità alle cose spirituali, abbandonandoci con fiducia nelle mani di Dio.
2. Siamo chiamati a riconoscere la presenza e l’azione dello Spirito nelle persone, ma questo lo potremo fare solo se noi stessi siamo docili allo Spirito, dediti alla spiritualità.