Vuoi essere sale o zucchero?
Sale e luce (Mt 5)
Gesù, quando parlava alla gente, si serviva spesso di esempi presi dalla vita quotidiana che permettessero loro di comprendere facilmente il senso di quanto diceva. Egli veniva chiamato dai suoi discepoli “Il Maestro”, ma egli non era il classico insegnante dal linguaggio altisonante che dalla sua cattedra propone lezioni di filosofia o teologia diligentemente preparate e scientificamente supportate. Lui si mischiava alla gente, andava loro incontro nella realtà quotidiana per assicurarsi di poter raggiungere tutti e non solo gli amanti della sua disciplina, e usava un linguaggio semplice, alla mano, parlava della vita, dei problemi di ogni giorno, del come sentirsi realizzati e contenti in quello che facciamo. Il brano di oggi ci porta due di quegli esempi.
Gesù aveva appena pronunciato le Beatitudini, frasi che certamente avevano sconcertato gli ascoltatori, allora questi due esempi vanno letti come invito a prendere sul serio e con coraggio la strada che Gesù stava tracciando per i suoi seguaci.
Ai tempi di Gesù il sale era un prodotto molto diffuso, data la vicinanza dei mari e, in Palestina, del Mar Morto, ma al tempo stesso importante per l’economia domestica. Esso veniva usato per preservare i cibi, e per insaporirli. In alcuni casi veniva usato per curare delle malattie e per combattere l’umidità. Era così importante che ogni famiglia potesse disporre di una certa quantità di esso che fin dall’antichità i governanti ne controllavano il commercio, vi ponevano delle tasse, ed esso era spesso usato anche per integrare i pagamenti fatti agli operai, da cui deriva la parola “Salario”.
Non credo che Gesù fosse un esperto di arte culinaria, ma non occorre essere degli chef per capire l’effetto che il sale ha nella cottura dei cibi. Il sale va usato in piccole porzioni, si mischia con tutto il cibo e sparisce, ma al palato se ne percepisce la presenza; non cancella gli altri sapori ma li esalta e regola, e fa sì che essi vengano apprezzati.
Gesù ci vuole sale. Ci chiede di mischiarci con le persone della nostra società senza voler apparire, disposti a interagire con loro ma per aiutarli a modificare, migliorare, rendere più vivido il loro sapore; solo allora la società cambierà in bene. Ma per essere efficaci ci vuole umiltà, moderazione, capacità di farsi da parte. Se esageriamo, se ci lasciamo prendere dal protagonismo, dalla voglia di essere in primo piano, di essere il sapore principale del pasto, allora roviniamo tutto.
La parabola della luce è simile. Gesù utilizza due esempi che hanno lo stesso contenuto per assicurarsi che il messaggio venga percepito bene.
In quei tempi non esisteva l’elettricità e la luce era provvista solo dal sole di giorno e dalla luna di notte. In loro mancanza c’era il fuoco.
Se vi trovate in una stanza completamente buia, non potete sapere quanto essa sia vasta, quale arredamento abbia, quali oggetti ci siano e dove essi si trovino. Possiamo tentare di muoverci attorno, tastando con le mani per riconoscere le cose, ma sarà sempre una conoscenza limitata, con grossi margini di errore, e a volte anche pericolosa perché potremmo toccare oggetti che ci fanno male come una lama o un acido o altro, o rischiare di rompere qualche oggetto che urtiamo e facciamo cadere. Basta però accendere un fiammifero o una piccola candela e tutto cambia, ora i nostri occhi possono fare quello che le nostri mani non sono riuscite, cioè conoscere bene la realtà delle cose. Però anche la luce presenta dei problemi: se è troppo forte, abbaglia, per cui diventa quasi impossibile vedere altre cose, o addirittura, nel caso del fuoco, potrebbe incendiare la casa. Un altro aspetto, menzionato da Gesù stesso, riguarda la posizione in cui ci poniamo. Se vogliamo illuminare nel modo giusto, bisogna mettere la fiamma in alto. Questo non vuol dire che dobbiamo metterci in evidenza o credere di essere superiori agli altri; Gesù dice che dobbiamo imitare il Sole. Nessuno guarda alla candela, anche se la mettiamo in alto e al centro, ma da lì i suoi raggi possono permetterci di vedere le cose meglio e in modo più realistico. La verità delle cose la si conosce se ci serviamo della luce che viene dall’alto, da Dio che le ha create. Se usiamo solo una luce dal basso, la mera conoscenza umana, le cose appaiono distorte, piene di ombre. Spesso vogliamo spiegare i misteri della vita usando solo parametri umani e questo ci porta ad un’interpretazione distorta o per lo meno limitata della realtà; corriamo il rischio di commettere degli sbagli.
Gesù domenica scorsa ci ha dato delle indicazioni su come comportarci, oggi ci chiede di avere coraggio e intraprendenza ma al tempo stesso umiltà e di saperci mettere al posto giusto nella società per aiutare il mondo a comprendere la verità delle cose.