Profeta prima ancora di nascere

 Profeta prima ancora di nascere (Lc 1,39-45)

 Di sicuro avete sentito già tante prediche a commento del Vangelo che abbiamo ascoltato oggi, e quasi sempre esse erano state fatte per parlare della Madonna. Senza dubbio lei è la persona più importante all'interno del brano di oggi, mentre svolge la sua missione di portare Gesù alla famiglia di Elisabetta e Zaccaria, e soprattutto a Giovanni, per far loro comprendere qual è la loro vocazione. Oggi con voi, però, voglio analizzare il Vangelo dal punto di vista di Giovanni, perché in questo cammino di Avvento è stato lui che ci ha accompagnato per preparare il nostro incontro con il Messia. Due domeniche fa ci aveva detto di preparare una strada nel deserto, lavorando su noi stessi per appianare le nostre colline o riempire i nostri burroni; domenica scorsa ci aveva fatto capire che tutti siamo chiamati a vivere da cristiani, e lo dobbiamo fare nelle cose semplici di ogni giorno, non solo nelle grandi imprese di un momento. Il vangelo di oggi ci presenta un episodio tutto particolare della vita di Giovanni il Battista: il suo primo incontro con Gesù. Egli è ancora nel grembo di sua madre, eppure non appena Maria entra nella casa e pronuncia il suo saluto, Giovanni, illuminato dallo Spirito Santo, riconosce subito la presenza di Gesù in lei ed esulta di gioia facendo così comprendere anche a sua madre che qualcosa di eccezionale sta avvenendo.

Abbiamo detto che questo è possibile solo per opera dello Spirito Santo, ma se lo Spirito Santo può agire in un bambino tanto piccolo da non essere ancora nato, quanto più può agire in qualsiasi altra persona, noi compresi, se questa si lascia avvolgere dalla sua forza. I due genitori di Giovanni Battista erano naturalmente eccitati nell’attesa della nascita del loro figlio, anche se vi erano giungi con attitudini forse un po' diverse. Se vi ricordate Zaccaria, suo padre, aveva ricevuto l'annuncio dell'Angelo nel tempio, ma non vi aveva creduto ed ora si trovava ad essere muto; Elisabetta, invece, forse con un atteggiamento tipico di una madre che sente ogni piccolo movimento del figlio che porta in grembo, vive con molto entusiasmo questa venuta, tant'è che è coinvolta lei stessa nell’esultanza del figlio e proprio da questa ricava un messaggio di fede. In Maria, ora lei vede la madre del suo Signore, e quindi indirettamente si fa annunciatrice della missione di suo figlio. Maria era venuta proprio per questo, per far sì che Giovanni incontrasse Colui che darà senso alla sua missione, e ottiene il risultato del suo viaggio prima ancora di aprire bocca. Lo Spirito Santo è all'azione quando le persone coinvolte sono sincere nella loro fede e nella loro disponibilità. Cosa ci insegna Giovanni oggi per la nostra vita cristiana? Tre cose:

1- Dobbiamo credere nell’azione dello Spirito in noi ed essere aperti al suo lavoro. Questa apertura, però, non è una cosa improvvisata o legata ad un fatto particolare, ma deve essere un atteggiamento costante di tutta la nostra vita perché la nostra vocazione copre tutta la nostra vita e il nostro essere.

2- La ricchezza che abbiamo dentro, generata dalla presenza dello Spirito Santo, dobbiamo però condividerla con chi ci sta attorno. La nostra vocazione non è mai un affare personale o intimo, è sempre in funzione di una missione che Dio vuole compiere nel mondo per mezzo nostro. La missione di Giovanni era annunciare al mondo l’arrivo di Gesù, ebbene compie già da ora questa missione annunciandolo a sua madre.

3- Come viene fatto questo annuncio? di certo non a parole, ma con una forte dimostrazione di gioia e serenità. La gioia e la pace interiore sono molto più efficaci di tanti discorsi e di tante prediche. Il vangelo era iniziato descrivendo la fretta di Maria di mettersi in viaggio, dettata senza dubbio dalla gioia interiore e dal desiderio di condividere il suo segreto con Elisabetta. Questa gioia ispira quella del bambino che sussulta e confluisce nella gioia di Elisabetta che loda Maria e il Signore. La gioia è più contagiosa del corona virus. Elisabetta dice: “Il bambino ha sussultato di gioia perché la madre del mio Signore è venuta a me”. La gioia è contagiosa se ha come ragione la presenza di Dio nella nostra vita e se riconosciamo che anche la persona che ho davanti ha in sé il Signore. Dio viene per stare tra di noi ed ha scelto come dimora il nostro cuore. C’è poi la frase finale di Elisabetta: “Beata, felice, colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Quante volte ci siamo sentiti dire “Il Signore è con te”, il Signore ti ama, il Signore ti perdona. Sono tutte frasi vere, lo sappiamo, ma provocano gioia nel nostro cuore o ci lasciano indifferenti? Le sappiamo ma ci manca la fede. Forse l’abitudine fa sì che le parole che ascoltiamo durante la Messa, o durante i sacramenti siano semplici formule, parole di rito, di convenienza. No! Sono Parola di Dio, parola che porta in sé una grande potenza che è sempre efficace, se noi glielo permettiamo.

Quindi che Giovanni oggi ci chiede è di farci portatori di pace, di serenità, di speranza nel mondo, più con la vita che con le parole.

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