Ma sarà vero?
Tutta la verità At 2,1-11; Gv 15,26-27; 16,12-15
Oggi celebriamo la festa di Pentecoste. Cosa vuol dire esattamente questa festa?
È una festa antica che risale a molti secoli prima di Cristo. Con essa gli Ebrei celebravano il momento in cui venivano offerte a Dio le primizie della natura (siamo a fine maggio, inizio giugno quindi ci sono i primi frutti della campagna o degli alberi), ma commemoravano, soprattutto, l’avvenimento del Sinai, cioè Dio che dona la legge e costituisce il popolo di Israele come “Suo popolo”. Al tempo di Gesù era soprattutto questo il senso: il dono della legge.
La prima lettura inizia dicendo: “Mentre la festa di Pentecoste stava volgendo al termine”, cosa vuol dire che stava volgendo al termine? È il termine non tanto della giornata quanto del significato della festa. Ora la legge di Mosè perde il suo valore di vincolo dell’alleanza tra Dio e il suo popolo e inizia l’epoca in cui il vincolo di unione con Dio è dato dalla presenza dello Spirito Santo. Potremmo dire che con la venuta di Gesù è terminata l’epoca della legge (Antica alleanza), e ora inizia l’epoca dello Spirito Santo. Ormai tutto avviene attraverso di Lui.
Lo Spirito Santo ci insegna qualcosa di diverso da quello che ci ha insegnato Gesù? No! Lui non aggiunge niente a quanto detto da Cristo o fatto dal Padre, ma ce lo fa comprendere, ci rende testimonianza che quello detto da Gesù corrisponde alla verità, e fa in modo che adesso cominci a portare frutti.
Gesù, nel brano ascoltato oggi, parlandoci dello Spirito, lo chiama “il Paraclito”. In greco parà-kaleo significa chiamare vicino; era il termine usato per gli avvocati di quel tempo. Secondo la legge antica ognuno doveva difendersi da solo, però non tutti avevano la maestria nel parlare necessaria per convincere il giudice della loro innocenza, allora chi poteva permetterselo, quando era chiamato in giudizio, assumeva un avvocato che non rispondeva al suo posto, ma gli stava vicino e gli suggeriva all'orecchio cosa dire. Ecco, lo Spirito Santo è colui che ci sta vicino, anzi, nel cuore, e ci suggerisce la verità, ci orienta verso il vero bene. Lui è lo Spirito di Verità che rende testimonianza a Gesù, convertendo i cuori e confermando gli uomini nella fede, facendoci comprendere meglio le Parole del Signore e aprendoci gli occhi a riconoscere il peccato.
Ad esempio: vi è mai capitato di leggere un brano della Bibbia o di ascoltare un'omelia e dire: finalmente ho capito! Questa è l'opera dello Spirito Santo. Non vi è mai capitato di essere tentati, e sentire una sottile spinta nella direzione opposta? O di superare con "incredibile pazienza" una prova? Oppure di ricordarvi di un'opera buona da compiere? O di fare un forte sogno premonitore? Ecco in semplicità tanti piccoli modi in cui opera lo Spirito Santo, Dio-in-noi! Lo Spirito Santo ci guida alla verità tutta intera.
Lo Spirito Santo poi ci guida a conoscere meglio Gesù, a capire la verità delle cose, a discernere le mete alle quali Dio di volta in volta ci chiama, aiutandoci a maturarle nel nostro cuore per poter prendere le decisioni giuste; ci dà la forza di amare e, nella misura in cui crediamo, ci fa somigliare sempre più a Gesù. Lo Spirito Santo ci aiuta a chiarire i punti oscuri della nostra storia, a rileggere gli eventi finora visti solo in luce negativa sotto una prospettiva provvidenziale, a capire quale sia il progetto di Dio su di noi. È una "luce amica" che ci illumina passo dopo passo: fatto un passo, illumina quello dopo, conducendoci "per mano" ad accogliere cose che magari lì per lì non potremmo sopportare o capire. Troppo spesso agiamo come se lui non ci fosse o addirittura non esistesse o almeno non si interessasse di noi. Ebbene il primo compito dello Spirito Santo è ricordarci della presenza di Dio nella nostra vita.
Gesù aveva detto: “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità”. Letto in questo contesto, allora capiamo che la verità non è solo il senso logico delle cose, l’oggettività di quello che viene detto, ma c’è tutto un mondo attorno che influisce perché questa verità diventi vita. È come se ci fosse in noi una spaccatura tra il cervello che conosce e il cuore che non vuole o gli istinti che ci bloccano.
La verità è un argomento tanto discusso oggi, dato che ormai sembra non esista più; sembra che tutto sia relativo. C’è una cosa su cui non possiamo avere dubbi: veniamo tutti da Dio e siamo destinati là, allora tutte le cose si comprendono nella loro interezza solo se analizzate da questo punto di vista. Molto raramente esso agisce nella nostra vita con miracoli o con cose grandiose, il più delle volte ci parla nella quotidianità, nella semplicità, nel silenzio. Pilato aveva chiesto a Gesù: “Cos’è la verità?” lui sapeva cosa doveva fare e lo voleva fare ma poi non lo fa per paura della gente. È la situazione di molti di noi che sappiamo cosa è giusto e cosa sbagliato, conosciamo bene gli insegnamenti di Cristo, ma poi ci lasciamo trascinare da questo mondo secolarizzato dove tali insegnamenti vengono buttati nel cestino dei rifiuti e ci adattiamo a fare ciò che è sbagliato commentando sconsolati: “che ci posso fare?”
Voglio chiedervi di fare un esperimento: prendiamo il racconto della Pentecoste nella prima lettura e sostituiamo la parola “Spirito” con “Amore”. Mi direte: perché? Lo Spirito Santo è l’Amore tra Padre e Figlio, un amore che è così forte e così vero da diventare lui stesso persona. Ma è anche l’amore di Dio per l’umanità, ecco perché ce lo manda come prima aveva mandato il Figlio.
Ebbene questo amore non sta fermo, è sempre in movimento come il vento che non sai di dove viene e dove va ma arriva a tutti. Come il vento spalanca porte e finestre e ci fa trovare in mezzo alla gente; è come il fuoco che ci fa bruciare dentro dalla voglia di fare, parlare, incontrare.
Egli non viene solo per noi ma per tutti, quindi diventa lo strumento di comprensione tra persone di culture diverse. Se fate attenzione al racconto si dice che c’erano presenti persone di tante nazionalità e ognuno di essi comprendevano gli apostoli come se parlassero nella loro lingua. È impossibile che 12 persone parlino contemporaneamente 20 lingue. Quel che si intende dire è che parlavano in modo diverso, un modo che ognuno poteva comprendere bene. Lo Spirito dell’amore è in azione sia in chi parla che in chi ascolta che ora capisce perché il linguaggio dell’amore è universale. Capire non è solo questione semantica. La semantica lavora a livello intellettuale, l’amore apre le porte a una conoscenza più profonda che include lo stato d’animo della persona amata, la sua situazione sociale, culturale. Perciò possiamo veramente dire che la verità intera su una cosa o su una persona la comprendiamo solo attraverso gli occhi dell’amore.
Due domeniche fa il vangelo ci diceva: “Rimanete nel mio amore. Chi rimane attaccato a me porterà frutti, senza di me non potete far nulla”. La sua presenza tra noi, la nostra unione con Lui, non è data da “parole” ma basata sulla verità e questa verità ha oggi un nome nuovo: Amore. I frutti di cui abbiamo bisogno sono quelli descritti nella seconda lettura: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. Ognuna di queste parole andrebbe spiegata ma allora la predica diventa lunga; però si capisce subito che se quello che bloccava gli apostoli dal partire, e quello che blocca anche noi dall’essere cristiani veri, è la “paura”, ecco che solo lo Spirito Santo può portare i frutti opposti alla paura: amore, gioia, pace, ecc. e questi non sono teoria ma pratica.
Un grande frutto di questo lo vediamo quando trasforma i dodici Apostoli da uomini paurosi in proclamatori impavidi del Vangelo. La comunità degli Apostoli si trovava esattamente nella stessa situazione della sera di Pasqua, stessa stanza, stesse porte chiuse, stessa paura. Sapevano già che Gesù era risorto, lo avevano visto, Gesù era già salito al cielo e aveva dato loro il comando: “Andate a predicare a tutto il mondo”. Non ci sono dubbi che l’avevano capito e avevano accettato volentieri l’incarico, ma sembra che non avessero la forza di cominciare. La venuta dello Spirito Santo fa la differenza, ci dà il coraggio. Quando uno è innamorato diventa un po’ pazzo, cioè ha il coraggio di fare cose impensate pur di raggiungere l’oggetto del suo amore.
Lo Spirito Santo è il grande sconosciuto della nostra religione, eppure è quello più attivo e con cui abbiamo più a che fare. Impariamo ad invocarlo di più e a lasciarlo lavorare di più nella nostra vita.