Pietro: da uomo di Fede a Satana


Marco 8, 27-35  La professione di fede di Pietro
Nel Vangelo di Marco, subito prima del brano di oggi c’è la descrizione della guarigione del cieco di Betsaida. Ora abbiamo la guarigione di un altro cieco, una persona anche lei nativa di Betsaida: Pietro. Naturalmente in Pietro non sono gli occhi fisici che hanno bisogno di essere guariti ma quelli della fede. Quanto è difficile aprire gli occhi a Pietro e a ciascuno di noi che di Pietro seguiamo le dinamiche.
L’episodio si svolge in un piccolo paradiso terrestre, Cesarea di Filippo, città sorta vicino alle sorgenti del Giordano, ricca con acqua, vegetazione, un palazzo dedicato all’imperatore e il tempio del Dio Pan.
Gesù mette i suoi discepoli di fronte al meglio di questo mondo: potere, ricchezza, comodità della vita. Cosa ci dai tu Gesù più di Pan? C’è quindi il confronto tra la vita pagana e la vita proposta da Gesù.
“Chi dice la gente che io sia?” ritorna sempre questo interrogativo, la gente vuol sapere chi è Gesù.
Alcuni avevano visto qualcosa del Battista: non si piega di fronte ai potenti. Altri avevano visto Elia, cioè uno dal cuore puro, unito solo a Dio, cuore puro dagli idoli (beati i puri di cuore perché potranno vedere Dio). Altri ancora avevano visto Geremia, forse il profeta che assomiglia di più a Gesù: fa il discorso contro il tempio, condanna la religiosità priva di cuore. I nostri profumi, incensi, musiche, se non toccano il cuore non servono a Dio.
“Ma voi, chi dite che io sia?” La risposta di Pietro è esatta dal punto di vista del Catechismo, ma non ha capito la domanda di Gesù. Chi sono io per te vuol dire: quanto conto nella tua vita, nelle tue scelte e decisioni. Questa è la domanda che fa a noi e ai cristiani delle nostre parrocchie. Quanto conta lui nelle nostre scelte professionali, negli acquisti, nelle scelte quotidiane? È come se in una famiglia il marito o la moglie fa tutte le compere da solo. Per la grande maggioranza dei cristiani, Gesù conta poco, l’io, gli amici, la comodità contano di più.
Ogni cristiano dice che Gesù è il Figlio di Dio, ma spesso chi parla non ha capito la domanda.
La fede è un giocarsi la vita come si fa nel cammino di innamoramento. Quali sono i passi con cui Cristo ci vuole coinvolgere nella sua vita come lo sposo con la sposa?
Il 1° passo potrebbe essere un rifiuto, non sempre il primo incontro è quello che fa scattare l’innamoramento. Tanti hanno sentito parlare di Gesù ma non gli interessa molto, hanno altri interessi. Sì può essere attraente, bello, ma non è ancora sufficiente per smuovermi. L’uomo cerca istintivamente la bellezza; c’è chi la cerca nella religione e chi nelle esteriorità, macchine, vestiti.
Il 2° passo è quando ad un certo punto quella persona non mi lascia più indifferente. La sua proposta mi seduce anche, ma la ritengo ancora un po’ troppo alta. Allora comincio a frequentarla: qualche incontro biblico, qualche messa, magari perché il predicatore è bravo.
Il 3° passo è quando ci si lascia coinvolgere, si partecipa con fedeltà. È iniziato il fidanzamento.
Il 4° passo è quando ci si sposa, la vita è unita per sempre. Dobbiamo accompagnare le persone a sposare Cristo.
“Impose loro di non dire niente a nessuno” perché non lo hanno ancora capito a fondo. Siamo ancora alla prima tappa e Gesù vuole accompagnarli fino all’innamoramento.
Nell’innamoramento, all’inizio, si cerca di coprire le parti imbarazzanti e si esagerano quelle che possono far piacere all’altro. Con Gesù le cose sono diverse. Lui mette subito in chiaro le cose come stanno: vuoi venire dietro di me, sposarmi? Questa è la meta.
Cominciò ad insegnare loro (come se per un anno e mezzo non avesse insegnato loro niente). Non hanno ancora capito chi è e lui li ha messi a tacere.
Per parlare di sé usa il termine “Figlio dell’uomo”: quello del profeta Daniele 7,13 che Dio incia dopo le quattro bestie e a cui dà il potere, vero uomo, non bestia. Cosa avevano in mente gli apostoli? Il vincitore, il condottiero. Invece Gesù insegna che il vero uomo, l’uomo riuscito, verrà perseguitato. I dominatori lo rifiuteranno perché loro sono ancora bestie non uomini. Il vero uomo sarà rigettato, servo, ucciso, ma non finirà così.
Nel giro di un paio di capitoli Gesù farà tre di questi annunci, perché gli apostoli possano scegliere. Tutti e tre gli annunci seguono lo stesso schema:
a) annuncio della meta
b) rifiuto degli apostoli
c) ripresa di Gesù che li invita a seguirlo.
Secondo i criteri di questo mondo Cristo è un perdente. Pietro e gli apostoli vogliono un vincente, secondo la logica del mondo.
Pietro lo prende in disparte e comincia a rimproverarlo. Il verbo usato, letteralmente vuol dire “scacciare il demonio”. Pietro vuole scacciare da Gesù il demonio. “Tutto l’antico testamento dice che Dio protegge il suo Messia e lo fa vincere, ed ora tu dici che Dio non ti proteggerà”? Pietro aveva ragione, questa è la chiara dottrina dell’Antico Testamento. L’unico testo che dà ragione a Gesù è quello del servo di YHWH di cui abbiamo sentito parlare nella prima lettura, ma quello non è il Messia, è il servo. Il Messia è discendente di Davide, quindi re.
“Gesù voltatosi e guardando i discepoli rimproverò Pietro” (è lo stesso verbo di prima, cioè scaccia il demonio da Pietro), e disse: “Vai dietro a me satan”, non davanti, non fare opposizione, perché secondo i criteri umani tu hai ragione, ma Dio non la pensa così. Chi dona la vita per amore, costui è grande.
Poi il vangelo prosegue: “Convocata la folla”. Da dove salta fuori tutta questa gente visto che si trovano in un luogo deserto vicino a Cesarea? Siamo noi. C’è sempre divisione tra i discepoli che hanno cominciato a seguire Gesù, e la folla che è la gente un po’ entusiasta ma che ha poca comprensione.
“Se qualcuno vuol venire dietro di me”: lui lascia la libertà di seguire o no ma se segui ci sono 3 imperativi su cui non si discute:

  1.     Smetti di pensare a te stesso, alle ricadute su di te di quello che fai, pensa solo all’amore e non a te stesso e a quanto ci guadagni. Nemmeno alle ricadute spirituali, al voler accumulare meriti.
  2.     Prendi la tua croce. Gesù non dice di sopportare le croci della vita, questo non c’è bisogno che sia Gesù a dirlo. Gesù dice di fare la scelta della croce. Sulla croce finivano gli schiavi ai quali tutti possono dare degli ordini. Fare scelte di servizio, di dono agli altri di quello che ho e chiedere agli altri quello di cui ho bisogno. Diventare schiavo e non padrone, secondo i criteri di questo mondo, è fallimento. Il giovedì santo, la lavanda dei piedi è una scelta di essere schiavo.
  3.     Segui me. Quando fai scelte nella vita tienimi d’occhio, io sono il criterio di scelta.

Poi c’è un ragionamento sapienziale preso dal salmo 49.
Chi vuol salvare la vita la perde. Ogni momento che passa è vita che se ne va, allora l’uomo per trattenerla dice: goditela! Invece Gesù dice: donala! L’amore è la vita divina che si sviluppa in noi. Quella va nell’aldilà con noi, tutto il resto rimane di qua quando moriamo. Sii saggio, non perdere la vita, donala.

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