Giovanni il Battista strumento di Dio


Natività di Giovanni il Battista
Lc 1,5-7; 57-66
Oggi celebriamo la solennità della natività di Giovanni il Battista e la liturgia ci propone due celebrazioni diverse, una per la vigilia (sabato sera), e una per il giorno. Il Vangelo per la vigilia racconta dell’annuncio della nascita di Giovanni; il vangelo del giorno, invece, racconta della nascita di Giovanni e dell’imposizione del nome.
Nel pensiero di Luca tutti i fatti riguardanti Giovanni vanno letti contemporaneamente ai fatti riguardanti la nascita di Gesù, difatti i vari episodi presentano molti elementi in parallelo. Questo è perché Luca vuol far vedere le differenze tra Gesù e Giovanni. Giovanni è figlio di Zaccaria ed Elisabetta mentre Gesù è Figlio di Dio e di Maria; Gesù è il messia, Giovanni solo il suo profeta. Luca fa questo paragone perché ai tempi in cui scrive il Vangelo c’erano ancora delle comunità che seguivano Giovanni il Battista e la sua usanza di battezzare, credendo che Giovanni fosse il Messia e quindi non erano aperte a Gesù. Allora lui fa vedere chiaramente la differenza tra i due.
È interessante vedere che, al di là del fatto che Dio interviene per curare la sterilità di Elisabetta e del fatto di mutismo di Zaccaria,  tutto è molto normale mentre nella nascita di Gesù niente è normale.
Alcuni dei paralleli:
Giovanni è annunciato nel Tempio di Gerusalemme durante una cerimonia solenne, Gesù è annunciato nell’umiltà di una piccola casa del più piccolo villaggio di Galilea. I genitori di Giovanni sono persone importanti (Zaccaria è sacerdote del Tempio), Maria una giovane ragazza sconosciuta, fidanzata di un falegname. Zaccaria ed Elisabetta volevano un figlio ma non potevano averlo per problemi fisici, Maria non ha alcun problema ma desidera di rimanere vergine. La posizione e la cultura di Zaccaria lo fanno dubitare delle parole dell’angelo e questi gli dà un segno (diventare muto) che gli farà provare la debolezza e l’impotenza, per esercitare umiltà. Maria chiede spiegazioni per sapere come dovrà comportarsi, perché quel poco che conosce non gli indica una via possibile, e l’angelo le dà un segno (la notizia della gravidanza di Elisabetta) che le farà esercitare la carità. La gravidanza di Elisabetta e la nascita di Giovanni avvengono nella tranquillità e comodità della casa con la vicinanza di parenti e amici, la gravidanza di Maria si svolge con un primo viaggio da Elisabetta, un secondo viaggio a Nazareth, la nascita nel rifiuto di alloggio dei parenti e il rifugio in una stalla, con la persecuzione del re e la necessità di un ulteriore viaggio in Egitto. Il nome di Giovanni vuol dire “Dio è benevolo”, Gesù significa “Dio salva” ed è chiamato l’Emmanuele cioè “Dio con noi”. Infine, di Giovanni è detto: “Sarai chiamato il profeta dell’Altissimo”, di Gesù è detto “è il Figlio dell’Altissimo e prenderà il trono di Davide suo padre”.
Il messaggio è chiaro. Giovanni il Battista è uno strumento. Seguire lui ci può portare a Gesù, però una volta incontrato Gesù lo strumento deve diminuire fino a sparire e l’incontro vero deve crescere.
Tutta la sua fama, ricchezza, comodità di vita, la posizione sociale, sono pure degli strumenti e non devono offuscare la missione ma servirla. Questo Giovanni lo capisce, capisce che essendo figlio del Sacerdote, se rimane nell’ambiente di casa sarà condizionato dalle strutture, dalle tradizioni, e quindi fa una scelta radicale di povertà e austerità e va a vivere nel deserto. Giovanni ha capito il suo ruolo ed è lui stesso a mandare i suoi discepoli da Gesù. Non sempre invece la gente ha colto il messaggio andando al di là della semplice apparenza. Lo stesso capita a noi che spesso assolutizziamo alcuni strumenti o persone che ci piacciono e ci chiudiamo su di essi invece di fare il salto sul fine per cui questi strumenti sono stati creati, cioè l’incontro con Dio.
Quando parlo di strumenti parlo di cose tipo la preghiera, le tradizioni, l’apostolato, tutte cose belle, necessarie che furono create e introdotte perché noi potessimo incontrare Dio e far sì che la gente incontri Dio. Non c’è dubbio che esse siano il modo concreto per incontrare Dio, ma se ci fossilizziamo su alcune espressioni esterne di esse, se le assolutizziamo nella loro forma esteriore e queste creano rivalità, gelosie, non ci fanno vedere Dio, né sperimentare il suo amore, condividere questo amore con gli altri, allora esse hanno perso il loro scopo, diventano un Giovanni il Battista senza Gesù.
Lo stesso si dica quando noi lavoriamo per portare Dio agli altri ma vivendo il nostro ruolo con troppo protagonismo attiriamo le persone a noi e non le lasciamo libere di andare da Gesù. Diventiamo strumenti inadeguati e tradiamo chi ci segue.
Impariamo a dare a tutte le cose il loro valore e il loro posto e a cercare sempre Gesù in tutto e in tutti.

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