La vera giustizia


Mt 5, 20-26
In Italia si dice: fatta la legge trovato l’inganno; volendo quasi sottolineare la tendenza a sentirsi superiori alla legge, liberi, o ad accontentare i nostri desideri. Noi religiosi siamo un po’ più bravi, noi gli inganni non li cerchiamo ma ci limitiamo ad osservare le leggi e le tradizioni. Ma è sufficiente?
Di solito siamo abituati a pensare ai Farisei come ai cattivi, ma a dire il vero loro non erano i cattivi, ma i buoni. Loro sì che osservavano bene tutte le leggi, senza inganni e insegnavano agli altri a fare altrettanto. Ma basta questo? Per Gesù no. Nel discorso della montagna, subito dopo il brano di oggi, Gesù stesso citerà 5 leggi di quel tempo usando la formula: “avete inteso che fu detto … ma io vi dico …”. Queste non erano leggi cattive o sbagliate, anzi, per quel tempo erano leggi buone, ma ora non bastano più. Noi, come anche i Farisei, ci serviamo delle leggi e delle tradizioni per sentirci a posto in coscienza e spesso anche per giudicare gli altri, ma facendo così tradiamo lo spirito della legge.
Questo passo, come del resto tutto il discorso della montagna si può comprendere solo se letto alla luce del branetto di inizio, dai versetti 13-16 del capitolo 5: “Voi siete il sale della terra … voi siete la luce del mondo”. Se ci limitiamo a seguire le leggi e le tradizioni, noi siamo il mondo ma Gesù non ci vuole “mondo”, ci vuole “Sale” e “luce” del mondo. Cosa ci rende sale e luce?
L’altro punto centrale del discorso è il comandamento dell’amore che qui prende molte forme: perdono, sincerità, coerenza, fate agli altri ciò che volete sia fatto a voi. Quindi tutto quello che facciamo o diciamo, va visto nell’ottica del vero amore, ma il vero amore si manifesta in pieno sul Calvario. Noi dobbiamo uscire da qui, oggi, con il proposito di smettere di fare i “bravi preti”, e di cominciare a fare i “profeti scomodi”, se no tutti i doni che il Signore ci ha dato si arrugginiscono e il sale perde il suo sapore. Ho visto una volta un commento dal titolo: Essere sale e non miele.
Un’altra parola chiave nel discorso della montagna è la parola “giustizia”. Parola molto fraintesa perché noi la leghiamo all’osservanza, mentre nella mente di Gesù, essa è sempre legata alla volontà di Dio sulle cose e non alla volontà della legge. La legge è una risposta umana più o meno ispirata, di fronte a dei problemi da risolvere. Dio, che è amore e nient’altro che amore, di fronte a un problema risponde solo con amore e quindi la giustizia si fa quando in ogni cosa ci si mette amore. Ecco la profezia.
C’è l’ultima frase che mi lascia un po’ sconcertato: mettiti d’accordo con il tuo avversario altrimenti davanti al giudice ti accuserà e tu sarai condannato. Cosa vuol dire? Chi è questo avversario?
Io la interpreto così: avversario è colui verso il quale non provo sentimenti di amore, o meglio verso il quale provo sentimenti che non sono amore. Qui non c’entra chi ha ragione e chi ha torto, ma se io, nel rapporto con una persona applico solo la giustizia umana chiudo la porta all’amore, allora egli non è più amico, da lui esigo che ripaghi, che chieda scusa, che cambi idea, e finché io sono alterato con lui, egli non è amico ma ne-mico. La natura di Dio è l’amore e quando noi escludiamo l’amore da un qualsiasi ambito della vita, automaticamente vi escludiamo Dio. Allora sparisce la vera giustizia, sparisce la profezia e con essa sparisce il senso del nostro essere qui oggi. Siamo degli uomini intelligenti, intraprendenti, capaci, ma siamo sale senza sapore.
La via del discorso della montagna non è una via facile e tanto meno una via ovvia, non è comprensibile ai parametri umani e va in direzione opposta a dove va la società di oggi, ma è la via di Cristo, la via della perfezione e della santità.

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