Chi è il lebbroso oggi?


La guarigione di un lebbroso. Lev. 13,45. Mc 1,40-45

“Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e capo scoperto, andrà gridando: impuro, impuro!”
Quelle che abbiamo sentito nella prima lettura sono parole molto forti, quasi crudeli, verso una persona malata che ha bisogno di aiuto e si sente invece allontanato da tutti, condannato a morire da solo. Questa è l’espressione di una società religiosa, intelligente, ma che non ha conosciuto Cristo. Religiosa e intelligente, sì! La lebbra era una malattia che non sapevano curare e che in molti casi era infettiva, allora, da società impotente, la protezione dei sani diventava più importante della cura dei malati. Religiosa ma fatalista. Pensavano: “Non sappiamo perché quella persona si è ammalata. Forse è Dio che lo vuole punire per qualche suo peccato, allora è giusto che lui muoia. Se invece è innocente, dio lo guarirà e se Dio lo guarisce noi lo riaccoglieremo nella società. In ogni caso noi non vogliamo andare contro il volere di Dio”. Una società che umanamente parlando agisce in modo giusto, che cerca di utilizzare l’intelligenza, anche se limitata da tanta ignoranza, e che si affida a Dio anche se in modo fatalista. Perché questo atteggiamento? Perché non ha conosciuto Cristo, non ha conosciuto l’amore.
Nel Vangelo questa società incontra Gesù; il suo modo di agire e di parlare è in netto contrasto con la mentalità dei suoi ascoltatori.
Il lebbroso trasgredisce alle norme, va da Gesù e dice: “Maestro, se vuoi puoi purificarmi”. Anche Gesù va contro la legge, non usa la ragione, lui guarda alla persona, al suo bisogno, alla sua fede, lo guarda con amore e allora l’unico atteggiamento possibile è quello di andare verso di lui, di toccarlo e le uniche parole possibili sono: “Lo voglio, sii purificato”.
Che belle le parole del lebbroso: non dice: “per favore guariscimi”, grido disperato di aiuto, ma: “se vuoi tu puoi purificarmi” atto di fede nella capacità di Lui e di sottomissione alla sua volontà, qualsiasi essa sia. Inoltre non dice guarirmi che indicherebbe la semplice malattia fisica, ma purificarmi, che indica la situazione totale in cui intervengono tutti i fattori fisici ma anche morali, spirituali, emotivi. Tutto è stato toccato dalla situazione e tutto ha bisogno di essere risanato. Qui non si parla solo di malattie, qui si parla di tutte quelle situazioni di “impurità” che rendono la persona di oggi isolata dagli altri.
Chi sono i lebbrosi di oggi? Chi sono le persone che tagliamo fuori completamente dalla nostra vita, o magari dalla nostra società, perché hanno una religione diversa, o un colore della pelle diverso, o una lingua diversa, o sono di un ceto sociale diverso, o hanno delle tradizioni diverse, o magari in passato hanno fatto uno sbaglio e noi non glielo perdoniamo più? Abbiamo creato delle etichette, le abbiamo appiccicate sulla fronte delle persone: gradito, non gradito; da amare, da odiare; bravo, peccatore; eroe, vigliacco. Con queste etichette ci sentiamo sicuri, a posto, le abbiamo studiate bene, ne abbiamo ragione. Questa è una società che non conosce più Gesù, anche se va a messa. È una società che non sa amare, anche se prega. È una società che non conosce più la verità delle cose anche se usa l’intelligenza. Sa andare sulla luna, sa penetrare nei geni delle cellule, sa calcolare la velocità degli elettroni o la grandezza degli atomi ma non sa più entrare nel cuore di chi gli sta attorno.
Gesù va contro tutte queste nostre impostazioni con gesti semplici, quotidiani, spontanei, piccoli gesti che rimettono la persona al centro, il povero, il bisognoso, l’indifeso; gesti che ci danno fastidio, che ci fanno sentire in colpa e che allora tacciamo di fanatismo, ignoranza, arretratezza eccetera. Non è facile essere cristiani oggi perché sarebbe molto facile esserlo ma questo mondo non vuole più le cose semplici

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