Maria 2: Abbandono totale a Dio
Triduo al Cuore Immacolato di Maria per le Suore Missionarie
della Carità (M. Teresa)
2.
giorno. Abbandono totale.Ieri abbiamo accennato che il modo scelto da Cristo per portare avanti la sua missione fu quello di obbedienza totale alla volontà del Padre. Ma cosa vuol dire questo abbandono totale?
Troviamo la risposta nella lettera di San Paolo ai Filippesi: “Cristo … non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo”. In questa frase di San Paolo troviamo 2 aspetti molto interessanti: Prima di tutto lo spogliamento. Dio non disdegna di abbassarsi se questo è necessario per la realizzazione del suo piano. Ma lo spogliarsi non è una cosa a sé, fatta per il gusto di farla, ma è fatto in vista della condivisione. Lui si spoglia per assumere la nostra natura; ma perché lo fa? Perché la sua divinità non è un tesoro geloso e quindi vuol condividerla con noi. Quindi condivide con noi la nostra situazione perché noi possiamo condividere la sua.
Lo spogliamento, l’abbandono totale non è mai per il semplice gusto di abbandonare tutto, ma è sempre in vista di essere riempiti di qualcos’altro: la grazia di Dio.
Finché siamo pieni di noi stessi, non c’è posto per la grazia di Dio
Per
fare un esempio: Io ho dell'acqua purissima (la parola di Dio, la
grazia di Dio, ecc.) e con essa riempio delle bottiglie. Solo che
una bottiglia ha della terra dentro, la mia acqua diventa sporca;
un'altra bottiglia ha il tappo che non si lascia aprire, la mia
acqua non può entrare, bagna solo le pareti esterne; una terza
bottiglia ha il tappo aperto ma non ha il fondo: tutto quello che vi
verso esce fuori; una quarta bottiglia è aperta, pulita, ha il
fondo, ma è già piena di altra acqua, non c'è posto per la mia.
Così è con la nostra vita spirituale se la nostra vita è piena di
sporcizia, se siamo chiusi, se siamo senza fondo o se siamo pieni di
tanti altri interessi.
Attenzione:
c’è un doppio pericolo da evitare.Il primo è il credere che dobbiamo liberarci solo dai peccati. Naturalmente bisogna fare questo, ma non basta. Nel cammino verso la santità si parla di abbandono totale. Cristo, per divenire simile agli uomini non ha abbandonato qualcosa di cattivo, ma la sua uguaglianza con Dio. Il purificarsi dai peccati è necessario, ma questo lo devono fare tutti ed è solo l’inizio del cammino spirituale. A noi è richiesto qualcosa di più.
Da qui sorge il secondo pericolo: il credere di dover buttare tutto, che non ci sia niente di buono nella natura umana, che le doti che abbiamo siano un ostacolo. Anche questa esagerazione è sbagliata. Una bottiglia senza fondo non riesce a contenere niente.
Tutte le nostre doti, le nostre caratteristiche, sono doni di Dio. Non si tratta di buttare via tutto, ma di consegnargliele, metterle a sua disposizione perché lui le usi. Se uno ha doti da artista questo non è un peccato. Se fa delle sue doti lo scopo della vita, se lo fa divenire più importante delle altre cose ecc. allora diventa sbagliato. Ma se sa metterlo al servizio di Dio, sapete quanto bene può fare uno che dipinge bene, o che sa decorare bene una chiesa.
Maria non ha detto all’angelo: puoi usarmi ma solo in questo punto non in quell’altro. Ma neppure ha detto: fai tutto tu io sto solo a guardare. Essa dice: Io sono la serva del Signore
Immagino
come questa giovane madre, desiderosa di proteggere il figlio che
Dio le ha affidato, si sarà sentita quando le viene detto che deve
fare un viaggio lungo e pericoloso per andare a Betlemme, quando le
dicono che non c'è posto in alcuna casa, quando c'è da ripartire
per fuggire la persecuzione del re e andare in terra straniera,
quando si accorgono che il dodicenne Gesù è rimasto a Gerusalemme;
ma soprattutto quando vede Gesù catturato, flagellato, inchiodato
sulla croce. Ieri abbiamo già citato l'espressione di Giovanni
Paolo II: “Maria fu amorevolmente consenziente”. Non si dispera,
non grida, offre, offre quel poco che ancora le restava da offrire
perché capisce che tutto è ormai nelle mani di Dio.
Sant’Ignazio
di Loyola diceva ai suoi religiosi, voi dovete essere disponibili
come un cadavere che si lascia fare quello che gli altri vogliono.
Don Orione usa un’espressione ancora più forte: come uno
straccio.Nelle vostre costituzioni si dice: “Lasciarsi possedere da Dio per possederlo”. Questo vuol dire lasciare che Dio entri in tutte le parti della nostra vita. Lasciare che pian piano il ritmo della vita prenda un ritmo divino, cioè diventiamo coscienti che tutto ha a che fare con Dio. Persino il nostro respiro, i nostri battiti del cuore risuonano di voce divina perché scandiscono l’andamento della vita come la grazia di Dio che deve scandire i vari momenti.
Se Dio diventa padrone in questo senso, allora è più facile far sì che le nostre mani facciano il lavoro di Dio, che le nostre lingue dicano le cose di Dio ecc.
Esso
diviene più una conseguenza logica che non il frutto di uno sforzo.
Quando
siamo posseduti da Dio, non ha più importanza che ne sarà di me,
cosa mi succederà. C’è un salmo che dice: l’anima mia riposa
serena come un bimbo in braccio alla madre.