Chi è il vero cieco?

 Bartimeo: Il nostro modello

Nelle ultime settimane, Gesù ci ha sfidati a esplorare la vera essenza della vita, concentrandosi sull'importanza della sofferenza, del servizio e della misericordia. Oggi, attraverso l'esempio di Bartimeo, una persona rifiutata dalla società ma elevata da Gesù come modello di fede, Egli ci offre una lezione profonda.

Bartimeo, il cui nome significa "figlio di Timeo", non era nemmeno ritenuto degno del proprio nome. Considerato inutile e forse maledetto da Dio, era emarginato da coloro che lo circondavano. La gente gli dava l'elemosina ma gli zittiva la voce, rifiutandosi di lasciargli esprimere i suoi bisogni: "Lo sgridavano affinché tacesse."

Nel racconto vediamo un contrasto netto tra due gruppi: da una parte coloro che camminano con Gesù e dall'altra Bartimeo, costretto a sedere e mendicare. La differenza più ovvia è la vista: le persone del gruppo possono vedere, mentre Bartimeo è cieco. Ma una differenza più profonda risiede nei loro desideri. Bartimeo anela al cambiamento e ha fede in Gesù; gli altri resistono al cambiamento, esortandolo a stare zitto e rimanere al suo posto. Agiscono come se Gesù appartenesse esclusivamente a loro, come se Bartimeo non avesse diritto a Lui. Dobbiamo quindi chiederci: Chi è veramente in viaggio—colui che desidera la trasformazione, o coloro che vogliono rimanere comodi nel loro stile di sempre, impedendo agli altri di unirsi?

Bartimeo ha riconosciuto che Gesù poteva cambiare la sua vita e lo ha gridato con una preghiera disperata. Il suo grido disturbava gli altri perché ricordava loro il proprio bisogno di cambiamento—qualcosa che non erano disposti ad affrontare. Gesù, notando ciò, fa qualcosa di insolito. Invece di andare personalmente da Bartimeo, chiede proprio a loro di portare Bartimeo da Lui. Questo era esattamente ciò che non volevano fare. Attraverso questo atto, Gesù insegna loro che anche nella religione, la vera conversione si ha quando si esce dalla propria comodità per andare incontro a qualcuno nel bisogno, e riportarlo da Lui. Quindi coloro che cercavano di zittire Bartimeo, ora sono costretti a portarlo al centro dell'attenzione dove possa parlare liberamente.

La richiesta di Bartimeo, "Che io possa vedere di nuovo," ci fa riflettere. Una volta aveva la vista ma l'ha persa per qualche ragione umana. Ora desidera tornare al suo stato originale di grazia. Allo stesso modo, l'umanità è stata creata per essere con Dio, ma ha perso questa capacità a causa delle sue debolezze, del materialismo, dell'orgoglio e della sete di potere. Vediamo solo noi stessi e i nostri interessi. Bartimeo, tuttavia, desidera ardentemente tornare a quella grazia originale, cercando Gesù anche contro il pensiero prevalente dei suoi coetanei.

Questo ci porta a una domanda cruciale: Condividiamo questo desiderio di grazia? O ci manca il coraggio di opporci agli atteggiamenti prevalenti della società? Forse, invece di resistere, preferiamo lasciarci trascinare, evitando lo sforzo di cercare il nostro vero bene. Così, sorge una domanda più profonda: Chi è veramente cieco—Bartimeo o noi?

La situazione di Bartimeo ci ricorda la sfida che Papa Francesco rivolge continuamente ai cristiani, specialmente alle comunità religiose. Egli ci esorta a non rimanere bloccati nella mentalità del "Lo sappiamo già," "si è sempre fatto così," o "perché cambiare?" Invece, ci incoraggia ad avere il coraggio di andare ai margini—dove sembra che Cristo non sia presente, dove c'è grande bisogno, dove nessun altro vuole andare. Questo richiede di lasciare la comodità della nostra casa, del nostro ufficio e cercare un incontro diverso con Cristo, forgiare una relazione nuova e più profonda con Lui.

Il Vangelo di oggi ci chiama a vedere la vita diversamente, a stabilire nuove priorità e intraprendere un viaggio verso una vita trasformata. La nostra fede e la nostra relazione con Gesù non possono rimanere stagnanti, bloccate nelle vecchie abitudini. Gesù chiede qualcosa di più—un impegno più profondo, una volontà di cambiare, e una chiamata ad agire.

 

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