Cosa è veramente nostro?
Quando la ricchezza ci rende avidi. (Mt 21,33'46)
Non so se mentre leggevate questo brano avete fatto attenzione: è la terza settimana di fila che Gesù racconta una parabola che ha sempre come ambiente una vigna.
Qual è l’intenzione di Gesù nel raccontare queste tre parabole? Tutte e tre le parabole sono state raccontate da Gesù a Gerusalemme, durante la settimana santa, cioè pochi giorni prima della sua morte. Inoltre il vangelo specifica ogni volta che Gesù sta parlando agli anziani e ai capi del popolo. È chiaro allora che la vigna rappresenta il popolo stesso e che i vignaioli, o coloro che dovrebbero lavorare nella vigna sono appunto le persone che sono a capo del popolo, cioè i Farisei e i sacerdoti.
La parabola di oggi è la più dura delle tre. Due domeniche fa si parlava di lavoratori e della loro ricompensa, la settimana scorsa si parlava del fatto che un figlio accetta di lavorare nella vigna mentre l’altro non accetta. Oggi si parla di persone che effettivamente lavorano, e lavorano anche bene perché riescono a produrre un buon raccolto. Il problema è cosa fanno con questo raccolto? Siccome sono stati loro a lavorare, si ritengono padroni e gli unici ad poter usufruire del frutto delle loro fatiche.
La parabola parla anche di vari servi inviati a raccogliere la percentuale di raccolto che spetta al padrone, servi che vengono maltrattati e anche uccisi dai vignaioli. Il riferimento è chiaro ai vari profeti che nei secoli hanno parlato a nome di Dio e che, nella grande maggioranza dei casi non sono stati ascoltati; alcuni sono stati addirittura uccisi. Poi parla del figlio inviato e chiaramente qui Gesù sta parlando di sé, ma se questo è vero, Gesù sta già parlando della sua morte imminente. Questa è un’accusa diretta e forte.
A questo punto dobbiamo chiederci: Cosa dice a me oggi questo testo? Gesù sta parlando anche a me o ha detto qualcosa che valeva solo per chi lo ascoltava duemila anni fa?
Se vogliamo comprendere il valore che questa parabola ha per noi oggi, dobbiamo pensare che oggi la vigna è il mondo intero che lui è venuto a salvare. Noi Cristiani siamo coloro che dovrebbero lavorare per Lui nella vigna, ma spesso o non sappiamo produrre frutti buoni, come è successo nella prima lettura, la vigna del profeta Isaia che ha prodotto solo uva selvatica e aspra, oppure, anche se riusciamo a produrre frutti di per sé buoni, li vogliamo solo per noi stessi e non per Dio.
C’è una canzone che dice: Cristo non ha mani, noi siamo le sue mani per fare il suo lavoro oggi. Come Cristiani dobbiamo sentire il bisogno di prenderci cura, a nome di Dio, delle persone accanto a noi. Ogni luogo in cui ci troviamo, lavoro, famiglia, chiesa, è un luogo in cui noi dobbiamo servire Dio. Ogni incarico che ricopriamo in questi luoghi, operaio o direttore, genitore o figlio, professore o studente, parroco o sacrestano o catechista, rappresenta il luogo dove noi possiamo dare il nostro contributo al mondo e a Dio stesso. Ma come ci comportiamo noi in quegli ambienti? Ricerchiamo la gloria di Dio o il nostro successo personale? Facciamo ciò che Lui ha stabilito, o ciò che piace a noi? Ci sentiamo servi o padroni? Se agiamo da padroni, se ricerchiamo solo il nostro interesse e benessere, allora siamo come i vignaioli malvagi della parabola di oggi.
Voi mi direte: ma io non ho ucciso nessuno. Fisicamente no, ma forse uccidiamo l’onore delle persone, la loro autostima, il loro futuro.
Un’altra obiezione che potreste farmi è dire: ma questa cosa (il lavoro, la casa, le cose che utilizzo), appartiene a me, l’ho costruita io, ho faticato molto per comprarla o averla, quindi ora posso farne quello che voglio. Tutto viene da Dio e appartiene a Lui, ci è concesso perché noi lo utilizziamo per fare il bene, non per danneggiare altri, sfruttarli. Quando rifiutiamo di aiutare gli altri, stiamo rifiutando a Dio quello che gli spetta, perché Lui è presente in quei poveri e bisognosi. Ma anche quando siamo corrotti, agiamo per vie non giuste, quando inquiniamo la natura, quando danneggiamo gli altri, anche se sono nostri nemici, agiamo contro Dio, cioè rifiutiamo di dare a Lui ciò che gli spetta. perché tutto è suo e deve essere usato per realizzare il piano di salvezza per tutti.
Facciamo attenzione alla cupidigia, all’egoismo, alla fame di potere. Noi vogliamo tutto per noi stessi, ma tutto è di Dio e deve essere condiviso con gli altri.
Il vangelo di oggi è molto impegnativo e ci chiede di essere onesti in quello che facciamo.