Quando ad essere chiuso è il cuore e non l'orecchio

Apriti! Mc 7,31-37

Domenica scorsa Gesù aveva dato una lezione su cosa rende puro o impuro una persona. Questa lezione l’aveva fatta in un territorio pagano, che, secondo la legge vigente allora tra gli Ebrei, lo rendeva automaticamente impuro. La sua era una chiara provocazione per far comprendere ai suoi connazionali il modo errato in cui essi interpretavano la legge di Mosè. La lezione di Gesù continua anche nel Vangelo di oggi attraverso un miracolo che sembrerebbe essere uno dei tanti, fatto per aiutare una persona bisognosa e che, invece, ha un profondo significato simbolico.

Siamo ancora in territorio pagano, nella decapoli, una zona formata da dieci città poste tra il nord della Giordania e il sud della Siria. Qui gli portano un uomo sordo e incapace di parlare o meglio balbuziente, una situazione che anche noi possiamo riscontrare in tante persone che proprio perché non ci sentono non riescono a formulare suoni coordinati. Dicevo che questo racconto ha un alto valore simbolico perché richiama un passo del profeta Isaia, quello che avete sentito anche nella prima lettura di oggi, che parlava a chi era in esilio a Babilonia (territorio pagano), dicendo che essi si trovavano là perché non avevano ascoltato la Parola del Signore e come persona che balbetta non sapevano più invocare il suo nome. “Il Signore viene a salvarvi. Allora si schiuderanno gli orecchi dei sordi, … griderà di gioia il muto”. Nell’Antico Testamento ci sono molte altre citazioni di profeti che fanno lo stesso richiamo al popolo. La persona che Gesù ha lì di fronte da curare è il popolo di Israele.

Il problema degli Ebrei era che essi si erano legati alla pratica di molti riti diventati automatici, quasi magici dove non c’era più posto per il cuore. Tutti questi erano stati creati da uomini, non da Dio, e la gente era ormai incapace di ascoltare ciò che Dio richiedeva da loro tramite i profeti. La persona che gli viene presentata, invece, è un pagano, non conosce niente di quei riti, e neppure li conoscono coloro che lo accompagnano, ma mostrano fede in Gesù.

Era una situazione simile a quella del nostro tempo, dove la pressione dei Mass Media è fortissima ed è facile lasciarsi trascinare da chi ha la voce più grossa e attraente e lasciar passare inascoltati i messaggi del Vangelo e della Chiesa. Sono molte le persone che oggi sono incapaci di ascoltare la Parola di Dio, o perché non lo vogliono o perché si lasciano trascinare da mille voci fuorvianti. Pensiamo a quanti si dichiarano cristiani e poi prendono posizioni chiaramente opposte agli insegnamenti del Vangelo. “Dio sì ma solo in Chiesa, solo la Domenica, tutto il resto sono affari miei me li devo risolvere io”. Persino dentro la Chiesa c’è gente che si lascia trascinare dalla mentalità moderna efficentista, affarista, alla ricerca di successo e potere, ignorando il messaggio di Gesù. Poi quando siamo chiamati a parlare di argomenti caldi, riusciamo solo a balbettare parole senza senso perché non abbiamo radici fondate e coscienza formata dalla Parola di Dio.

Gesù ha predicato e fatto miracoli ma si è scontrato con gente incapace di ascoltare la sua parola: alcuni lo osteggiavano come gli Scribi e i Farisei, altri erano solo alla ricerca dei vantaggi risultanti dai miracoli che faceva. Gesù è venuto a predicare conversione, a chiedere un cambiamento nel modo in cui essi vivono il loro rapporto con Dio, ma questa gente il cambiamento non lo vuole fare.

Facciamo ora attenzione ai dettagli del miracolo.

Il sordomuto non sarebbe stato capace di venire da solo perché non avrebbe mai potuto sapere che Gesù è capace di curarlo, per cui è accompagnato da altre persone, forse dei parenti o degli amici. Questi, pur non essendo Ebrei, sembrano conoscere Gesù e avere fiducia in Lui. Troppe persone hanno bisogno di essere guarite da Gesù ma non lo sanno, non lo conoscono, spesso non si accorgono neanche di essere malate. Ma, grazie a Dio ci sono tanti bravi cristiani che veramente hanno fede e pregano con cuore anche per chi è lontano da Dio. Essi hanno il desiderio di una Chiesa che sia verace e capace di dare delle risposte basate in Dio, e allora pregano con sincerità per la Chiesa e le chiedono di lasciarsi toccare da Dio e purificare da tutte le scorie di mondanità. Noi siamo chiamati prima di tutto a testimoniare la nostra fede in Dio anche per permettere a tanti in bisogno, di conoscere che Dio è Padre di tutti. Il sordomuto ha problemi di comunicazione, come noi oggi che nell’era della tecnologia comunichiamo virtualmente col mondo intero e non siamo più capaci di entrare in una comunicazione viva e semplice con chi ci sta attorno. Il miracolo diventa possibile quando lui si lascia condurre dagli altri.

Poi si dice che Gesù porta il malato lontano dalla folla. Se si vuole che la persona che è diventata sorda possa guarire, allora deve prima di tutto essere allontanata dalla folla, non tanto fisicamente ma allontanata dalla mentalità della gente, da tutto quello che ricorre nella mentalità corrente: “Così fanno tutti, così dicono tutti”. È necessario mettere il silenziatore alle trombe che proclamano discorsi pagani, uscire da questo villaggio, dalle regole e costumi opposti a quelli del vangelo. Molti cristiani sono credenti da televisione, cioè si lasciano convincere da chi sa parlare meglio e fa appello alla loro emotività ferita, per cui poi ripetono a pappagallo le formule sentite. Fuori dalla folla indica anche la necessità che ognuno di noi ha di staccarsi dal lavoro, dagli impegni, dalla confusione per entrare in un luogo isolato in comunione diretta con Lui solo. Quando vedo dei preti che non hanno tempo per pregare perché sono troppo occupati nell’apostolato, mi vengono i brividi.

Un altro dettaglio: “gli pose le dita negli orecchi”. Era un gesto pagano, non ebraico. Per i pagani i gesti erano magici ma per Gesù sono un richiamo al “Dito di Dio” di cui parla tanto la bibbia e che indica la forza di Dio. Noi dobbiamo permettere al dito di Dio di toccarci. È un gesto che ancora oggi facciamo al momento del battesimo. Per guarire dalla nostra malattia, abbiamo bisogno di riconoscerla; abbiamo bisogno di sentire il dolore che essa sta causando in noi. Aprire le orecchie indica questa capacità di sentire e capire quello che sta succedendo in noi stessi. La nostra società, invece, è piena di anestetizzanti, psicofarmaci e mille altre cose che coprono il dolore, non ci permettono di scoprire l’origine di ciò che fa male. È meglio andare avanti nell’indifferenza e nell’ignoranza che cercare rimedi veri.

C’è poi il dettaglio della saliva posta sulla lingua. È ciò che fa sciogliere la lingua e gli permette di parlare. La nostra lingua spesso è mossa dai demoni dell’avidità, della rabbia, della vendetta, e diventa una spada a doppio taglio per fare il male anziché il bene. La saliva era considerata il concentrato dell’alito, cioè dello spirito di vita. Se la nostra lingua è toccata dalla saliva di Gesù, si lascia guidare da Gesù e non più dai demoni. Gesù ci sta dicendo: abbi il coraggio di dire ciò che credi e di chiamare le cose per nome; solo allora ti libererai da ciò che blocca la tua vita.

Poi guarda verso il cielo ed emette un sospiro. È il desiderio costante di Gesù di essere in comunicazione con il Padre e di farne la volontà. Gesù è venuto mandato dal Padre per salvare questa umanità cocciuta e avvolta dal peccato, per cui sospira di fronte alle tante necessità della gente, alla difficoltà che trova nel portare la guarigione a questa gente che non vuole ascoltare.

Infine esclama “Effatà”, apriti. È un invito a tutti noi sordi (non c’è maggior sordo di chi non vuol sentire): abbiamo bisogno di aprirci alla novità del vangelo. Gesù ha curato il sordomuto ma vorrebbe che sia tutta la gente di Israele ad imparare, ad ascoltare e parlare. Quest’uomo aveva vissuto isolato dal mondo, forse anche chiuso su se stesso, ora Gesù gli dice: apriti al mondo, apriti alla novità del Vangelo, apriti alla nuova vita. Penso a come si sarà sentito: finora era visto dagli altri, giudicato senza potersi difendere, ma niente intimità. Ora Gesù non lo tratta come oggetto del suo show, ma lo chiama in disparte, diventa come il suo prescelto. Gesù farà cose per lui che solo lui potrà vedere, e dirà cose che solo lui potrà ascoltare. Gli dirà: apriti a questo nuovo modo di comunicazione, personalizzata, intima, non virtuale o costruita.

La gente esclama: “Ha fatto bene ogni cosa”. È un’espressione del libro della Genesi detta in occasione della creazione. Dio ha fatto bene ogni cosa e chi si apre alla parola di Dio, si rimette in ordine con la creazione di Dio che ha fatto bene ogni cosa.

Pensiamo un po’ alla nostra società, a quante volte il mondo annuncia messaggi falsi per giustificare le cose sbagliate che fa, a quanta creduloneria incoraggiamo dando un’immagine errata di Dio. Pensiamo a quante discussioni si fanno basandosi su argomenti politici, economici, interessi personali, e lasciamo i valori del Vangelo all’ultimo posto o addirittura fuori dalla porta.

Gesù ci chiede il permesso di toccarci con il suo dito, di metterci in bocca il suo spirito; ci invita ad aprirci alla sua grazia per imparare a sentire e a parlare secondo la verità. “E la verità ci farà liberi”.

 

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