Chi è padrone di Dio?
Chi è padrone di Dio? (Mc 9,38-43. 47-48)
Quando studiavo teologia e dovevo preparare un esame, mi preoccupavo di leggere il libro che conteneva tutte le nozioni e andavo all'esame sicuro perché sapevo cosa dire. Quando studiavo matematica imparavo le varie regole da applicare e tutto riusciva bene. Alla fine, poi, guardavo alla pagella, ai bei voti e potevo vantarmi dicendo che era tutto frutto del mio lavoro, me lo ero guadagnato.
Questo funziona bene con le materie scolastiche, ma c'è il pericolo che noi vogliamo utilizzare lo stesso metodo anche per il nostro rapporto con Dio. Noi vogliamo delle regole da applicare, dei lavori da fare, delle cose da conoscere, e alla fine poter dire: so che cosa devo fare, posso guadagnarmi la salvezza. Ma con Dio non funziona così. Dio non vuole un rapporto basato su regole, ma un rapporto personale. La frase che troviamo nel Vangelo di oggi, riferita dagli Apostoli: “Abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva” indica il desiderio di controllare tutto, mettere tutto all'interno di schemi preparati. Spesso nel nostro modo di agire non sono importanti le relazioni, ma il poter controllare la situazione. “Tu non sei uno dei nostri; tu non vieni a messa la domenica; tu non sei sposato regolarmente; tu non sei battezzato nella Chiesa cattolica, quindi sei tagliato fuori; tu non hai diritto a un rapporto con Dio, non ti puoi definire credente”. Naturalmente non arriviamo a definizioni così forti ma in pratica è così. Gesù, invece, vuole salvare tutti, e dicendo “tutti” intendo “tutti”, quindi Gesù dà a tutti la possibilità di incontrarlo. Qual è il modo per incontrarlo? Attraverso l'amore, che è la natura stessa di Gesù. Tutti possono amare e, se lo fanno con cuore retto, condividono la natura di Dio, anche se questo Dio loro non lo conoscono.
La frase del vangelo che ho riportato sopra, sottolinea anche un aspetto molto importante. In essa si legge una certa gelosia nei confronti degli altri. La gelosia svela un lato importante del nostro modo di pensare. Se uno può essere un buon cristiano, o meglio un “seguace di Gesù” senza venire a messa la domenica, allora perché io devo sforzarmi a venire? Dico “venire a Messa” ma potrei dire: pregare, comportarsi bene, ricevere i sacramenti, eccetera. Senza volerlo, stiamo dicendo che il venire a messa, il pregare è uno sforzo, un qualcosa di pesante che siamo costretti a fare, ne faremmo a meno, se fosse possibile, ma è un “tributo” che dobbiamo “pagare” a Dio per guadagnarci il nome di Cristiani e con esso il paradiso. Ragionando così, come purtroppo fanno molti cristiani, anche se di nascosto, siamo lontanissimi dal modo di pensare di Gesù. È sparita la gratuità del dono di Dio; è sparito il significato vero dell’incontro con Dio, il bisogno di stare con lui, il nutrirsi della sua parola, il nutrirsi del suo corpo. Sembrerebbe che i fortunati siano coloro che possono pregare di meno, mentre dovremmo dire: per fortuna io ho la grazia di poter pregare e poveracci quelli che non sanno pregare, non sanno quello che perdono. Se una persona non ha in sé la forza dell’amore per Dio e fa le cose per “puro dovere”, presto o tardi farà leva su altre forze: l’autoritarismo (esigere che gli altri facciano lo stesso), il potere (cioè io valgo nella misura in cui ho una carica, un posto), la ricchezza (cioè la possibilità di comprare l’altro e Dio). Ricordiamoci che in nome della religione, in passato, abbiamo fatto guerre, abbiamo invaso paesi, abbiamo oppresso nazioni.
Ci sono molte persone che Dio, in teoria, lo conoscerebbero, ma lo hanno rifiutato perché il Dio che hanno incontrato nelle persone che si dicono credenti, non gli è piaciuto. È quello che dice Gesù nella seconda parte del Vangelo. Gesù rimprovera i suoi discepoli e aggiunge una frase molto forte: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”. Scandalizzare: Che cosa vuol dire scandalizzare? Vuol dire diventare degli ostacoli al bene. La religione è nient'altro che un rapporto diretto con Dio; lo scandalo è ciò che impedisce a una persona di rapportarsi con Dio. In poche parole, se ci sono delle persone che, a causa nostra, del nostro modo di parlare, del nostro modo di comportarci, abbandonano la fede, noi siamo diventati uno scandalo per loro. Questo ci pone di fronte a un grande problema. Quante volte, purtroppo, usiamo la Fede non per fare del bene agli altri, ma per allontanarli dal bene con la nostra superbia, il nostro egoismo, la nostra arroganza! Quante volte usiamo i doni del Signore, non per cercare chi è lontano, ma per condannare chi si sforza ad avvicinarsi al Signore, e così scoraggiamo la sua sincera ricerca!
L'essere cristiani non è dato dall'appartenere a un gruppo, o dal certificato di battesimo che abbiamo nel nostro cassetto, ma dal vivere in pratica ciò che Gesù ci ha insegnato.
Per spiegare tutto questo, Gesù utilizza delle frasi molto forti che, se prese alla lettera, diventano addirittura eretiche. “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala; se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo; se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via”. Naturalmente Gesù non vuole che noi ci mutiliamo, e se qualcuno lo fa, anche se lo fa in nome della religione, diventa un peccato.
Allora, cosa vuol dire Gesù con queste frasi forti? La mano indica tutto quello che facciamo, tutto il nostro operare. Il piede indica il nostro camminare, i nostri progetti, le nostre imprese. L'occhio indica la nostra relazione con gli altri, le motivazioni per quello che facciamo. Tutto questo noi dobbiamo analizzarlo: ci aiuta ad essere più vicini a Dio? Aiuta chi mi sta attorno ad incontrare Dio?
Ogni giorno noi facciamo tante cose, anche cose belle, e le facciamo perché vogliamo fare del bene. Chi vede quel che facciamo, chi è coinvolto con la nostra opera, ne viene edificato o scandalizzato? Ne è contento o si sente offeso? Riceve un invito a fare il bene o una scusa per fare il male? Noi abbiamo tanti progetti, iniziamo tante attività: siamo capaci di coinvolgere gli altri in maniera positiva, a condividere le nostre idee, ad accogliere il loro aiuto e suggerimenti, o creiamo delle barriere? I nostri progetti promuovono gli altri o li rendono schiavi? È meglio fare di meno, ma farlo con amore. Lo scandalo è esattamente l’opposto dell’amore perché diventa un ostacolo all’azione dell’amore.
Le parole di Gesù sono forti, ma indicano proprio l’inutilità di una vita vissuta senza amore, anche se umanamente, esteriormente, sembra essere una vita di successo.