Siamo vivi o siamo morti?
L'Emoroissa e la figlia di Giairo (Mc. 5, 21-43)
Questa settimana la liturgia ci invita a riflettere su un argomento molto importante: la vita in tutti i suoi aspetti: fisico ma anche morale e di significato. Cos'è la vita? Quando possiamo dire che essa sia pienamente vissuta? Gesù ci risponde attraverso 2 episodi che sono inseriti uno nell'altro. È l'unica volta nel Vangelo in cui abbiamo due episodi incastonati tra loro, il che vuol dire che l'evangelista vuol che i due fatti siano letti assieme. Ciò che li unisce è la ricerca del significato della vita.
Abbiamo due persone che hanno perso, o stanno per perdere, la vita. La prima è una donna ammalata per continue emorragie, la seconda è una giovane ragazza di 12 anni che muore. I due episodi sono descritti in modo molto diverso, ma ci sono vari aspetti in comune che ci permettono di fare questa riflessione.
Una prima cosa che li unisce è dato dai dodici anni di vita di una e di malattia dell’altra. Dodici, nella mentalità ebraica rappresentava sia il senso della completezza, sia il popolo di Israele e più tardi la Chiesa. Inoltre a dodici anni i bambini venivano ufficialmente accolti nel mondo degli adulti mentre per le bambine che cominciavano a mostrare i primi segni di pubertà, si cominciava a cercare un uomo a cui darla in sposa. Quindi dodici anni possono da una parte rappresentare tutta una vita, dall’altra indicano che il messaggio si riferisce sia al popolo di Israele che non ha mai vissuto in pieno il suo rapporto con Dio, sia la Chiesa che rischia di cadere nello stesso errore.
La donna ha perdite di sangue. In quei tempi il sangue era considerato la sede della vita, infatti, se uno veniva ferito, si vedeva che mentre il sangue usciva dal corpo, contemporaneamente anche la vita si spegneva. Questo era il segno che la vita è dentro il sangue. Era proibito toccare una persona ferita perché se uno si sporcava con il suo sangue di un altro stava, in qualche modo, rubandogli parte della sua vita. Si arrivava anche a richiedere che quando si uccidevano degli animali, prima di cucinarli bisognava assicurarsi che tutto il sangue defluisce dal loro corpo. Questa donna, da 12 anni, ha perdite di sangue, cioè sta perdendo il senso della sua vita. Non è “viva”, ma sopravvive, è un cadavere ambulante proprio come la piccola bambina che ora è un cadavere che dorme. Questo va letto soprattutto in senso spirituale, morale, psicologico. Essa non comprende più che cosa può renderla felice e va in cerca di soluzioni varie. Come è scritto nel Vangelo essa visita molti dottori ma nessuno può guarirla. Questa donna rappresenta la situazione di tante persone che dopo aver lasciato la fede, o meglio la pratica religiosa, Ora sono attratti dalle illusioni degli eroi dello sport, dello spettacolo, del mondo dei film, sono attratti dal guadagno facile, sono attratti dal gruppo di amici che indica il piacere facile attraverso il fumo, la droga, il sesso, la vita sregolata e sfrenata. Si sentono finalmente liberi e pieni di vita e invece si stanno inesorabilmente svuotando. Quando si rendono conto di essere in errore si trovano smarriti ed è difficile risalire la china del senso della vita. Niente ci può riempire e dare soddisfazione perché sono tutte cose materiali che vengono dall’esterno.
Dall'altra parte, invece, abbiamo una ragazza che la vita deve ancora iniziarla. Essa rappresenta quelle persone che la religione non l'hanno mai conosciuta perché i genitori, indifferenti o atei, non li hanno mai mandati a catechismo o in chiesa. Ormai possiamo dire che anche in paesi cristiani come l'Italia i bambini che vengono a catechismo o che partecipano alla messa sono solo una minoranza. Tutti fanno una vita normale ma non conoscono la pienezza della vita che ci è data da Gesù. Non ne sentono la mancanza perché non l'hanno mai sperimentato, però non vivranno la pienezza.
Un'altra cosa che unisce questi due episodi è data dal fatto che la donna, nella sua ricerca disperata di qualcosa che dia senso al suo vivere, sente parlare di Gesù. Non viene detto chi gliene abbia parlato o come lo abbia conosciuto, però essa sente il bisogno di provare anche questa strada e si avvicina a Gesù. C’è però un ostacolo: attorno a Lui c'è una folla che preme da ogni parte, per cui è difficile arrivare da Gesù. C'è anche la sua vergogna: essa non vuole presentare se stessa; ha paura di essere giudicata, di essere rigettata per i suoi errori; sente che Gesù non le avrebbe dato retta perché se l'avesse toccata sarebbe diventato impuro, per cui ha paura e allora cerca di toccarlo di nascosto. Questo suo gesto è sufficiente perché il flusso del sangue si fermi. Attenzione! Non c’è scritto che la donna è guarita, ma solo che il flusso del sangue si ferma, cioè interrompe il processo negativo che la stava portando lentamente alla morte. È già un primo passo ma non è sufficiente.
Dall'altra parte del quadro abbiamo la bambina che non ha mai conosciuto Gesù, è impossibilitata ad andare da Lui, però ci va suo papà. Essa rappresenta quelle persone che magari non hanno la possibilità o l'opportunità di incontrare Gesù direttamente e non sanno come cercarlo perché non ne hanno mai avuto stimoli, ma vicino a loro ci sono altri che pregano per loro, che chiedono per loro la grazia di questo incontro. La fede di queste persone è preziosa anche perché porta con sé un altro valore: l'amore. Sono persone che soffrono con chi è malato o morto e soffrono perché la amano. Gesù non può rimanere indifferente a questo dolore che è amore. Allora si mette in cammino con loro e li aiuta a passare attraverso la purificazione dell'incredulità degli altri. Anche qui, come nel primo fatto, c'è però una folla attorno che rende difficile trovare Gesù. Quando noi decidiamo di andare da Gesù, quando vogliamo abbracciare il cammino della Fede, c'è tutto un mondo che ci deride e ci scoraggia. Spesso a fare questo sono proprio coloro che dovrebbero esserci più vicini: i nostri parenti, i nostri amici. Nel Vangelo c'è scritto che erano lì per piangere la morte della bambina, eppure, nonostante la loro tristezza e il loro attaccamento alla famiglia, non credono in Gesù, pensano che sia pazzo. Questa è la società esterna.
Nel primo caso, quello della donna, il miracolo della conversione avviene solo il momento in cui lei ha il coraggio di venire allo scoperto cioè non solo nel toccare Gesù perché si legge un libro, un articolo o si partecipa a un momento di preghiera e ci si sente ispirati, ma quando si abbraccia il cammino della fede, ci si fa conoscere da quelle strutture che la rappresentano come la Chiesa, i sacramenti. Solo allora il miracolo diventerà stabile, vero, cioè potrà portare un cambiamento che resterà valido e che darà una soluzione permanente.
Nel caso della bambina, invece, c’è un particolare molto significativo. Mentre si parla di Gesù che sta trattando con la donna, si dice chiaramente che i parenti della bambina vennero per dire al padre che la essa è morta. Si sottolinea, quindi, che la vita l'ha proprio persa e forse anche a causa di Gesù che invece di correre subito da lei si ferma a parlare con altre persone. Questo ci indica che tante volte delle situazioni ci possono sembrare disperate e in esse ci vediamo anche qualche colpa da parte degli uomini della Chiesa che spesso sono indifferenti, che non si fa presenti come dovrebbero. Gesù invece, dice che la bambina non è morta ma dorme. Non ci sono mai casi disperati. Può darsi che uno sembri irrimediabilmente separato da Dio a causa delle sue scelte, del suo modo di pensare, magari anche dei suoi peccati, ma noi dobbiamo continuare a pregare perché il seme della vita vera è ancora presente in fondo al suo cuore. Gesù non si scoraggia ma si presenta a casa della bambina nonostante l'opposizione della folla; entra, fa allontanare tutte queste persone che sono di ostacolo. Dobbiamo avere il coraggio di fare delle scelte impegnative. Alle volte ci sono persone o cose a cui siamo attaccati e che riteniamo indispensabili, ma che in verità non lo sono perché ci danno delle soluzioni solo umane ai problemi e ci tengono lontani da Dio. Dobbiamo avere il coraggio di prendere delle scelte importanti a favore della fede. Poi Gesù arriva, tocca la ragazza e le dice: “Fanciulla alzati!” e questa si mette in piedi e cammina. La ragazza riceve forse per la prima volta la notizia della presenza di Cristo, ma è importante che la accetti mettendosi in piedi e cominciando a camminare.
Che cosa vuol dire a noi oggi questo Vangelo?
Ognuno di noi ha una vita da vivere. La vita è un dono prezioso e dobbiamo utilizzarlo fino in fondo, ma nel modo giusto, cioè in accordo con Colui che ha creato la vita e che è l'unico che può darle un senso pieno. Solo quando facciamo una scelta cosciente coraggiosa, ma chiara, nella direzione di Cristo, che riusciremo a trovare la gioia interiore. Solo quando avremo il coraggio di proclamare in parole o in opere ciò in cui crediamo, potremo trovare la nostra gioia piena, magari in opposizione a tutti quelli che ci sono attorno e ci deridono, quelli che ci fanno credere che è tutto inutile. Magari l'incontro con Cristo avviene per caso, magari per curiosità, magari perché altri hanno pregato per noi o ci hanno indicato Gesù, ma l'importante è che noi accettiamo questa proposta, la facciamo nostra, passiamo dal pensiero all'azione concreta e cominciamo a vivere.
Quali sono le tue priorità di vita?
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