Il mare è fatto di tante gocce
Dal piccolo nasce il grande. Mc 14,26-34
Per comprendere bene il Vangelo di oggi dobbiamo capire la mentalità di chi ascoltava Gesù, cioè il pensiero degli Ebrei di quel tempo. Per fare questo possiamo dare un'occhiata alla prima lettura di oggi e fare il confronto tra il linguaggio usato da Ezechiele e quello usato da Gesù. Ezechiele nella prima lettura dice: il Signore Dio prenderà un ramo della cima di un cedro e lo pianterà su un monte alto; Esso crescerà e diventerà un albero molto grande e dalla sua posizione dominerà tutte le nazioni e gli uccelli di ogni tipo verranno a porre i loro nidi sotto i suoi rami. Questa immagine voleva descrivere il futuro regno di Israele che sarebbe dovuto diventare così grande da dominare tutte le nazioni. Gesù è riconosciuto dalla gente come il Messia, ha fatto dei miracoli, sta predicando, molti lo seguono, però non si vede ancora quell’azione decisa che può ribaltare la situazione politica. Non ha ancora agito contro i Romani, non ha ancora parlato di creare un esercito. I suoi discepoli si aspettavano di diventare personaggi importanti del suo regno e ora cominciano a chiedere impazienti come mai non è successo ancora niente. Anche noi preti e religiosi, quando parliamo del nostro apostolato o della religione in generale, siamo spesso scoraggiati, negativi: la gente non viene più in chiesa, non segue più i valori cristiani.
Gesù risponde dapprima con una parabola, quella del seminatore, dove non parla del Regno ma dell’efficacia della sua parola. Dio semina la sua parola ma essa viene accolta in diversi modi dalle persone per cui in alcuni non porta frutti, in altri germoglia ma brucia subito, in altri viene soffocata dalle preoccupazioni, in altri ancora, invece, produce molto frutto. Seminare è un atto di fiducia da parte di Dio, sa che molti di noi lasceranno che il seme vada perduto, ma lui semina con generosità e abbondanza perché tutti abbiano almeno l’occasione di riceverla.
Gli apostoli sembrano dire: “Ma qui ci sono molte persone che ti seguono, che ascoltano con entusiasmo quello che dici, perché non inizi a instaurare il tuo regno?” La risposta di Gesù si articola nelle due parabole di oggi. Voi vi aspettate che il Regno di Dio sia come quello umano, invece no. Il Regno di Dio è come un seme, quindi una cosa piccola, che Dio pianta nel terreno, cioè nel cuore di chi è disposto ad ascoltarlo. La crescita, però, non dipende dagli sforzi che voi fate. Che il contadino vada a dormire o rimanga sveglio non cambia niente nella crescita del seme. Ma Dio non ha fretta, rispetta i tempi, le stagioni e soprattutto rispetta i ritmi di ogni persona. Questa è una cosa importante perché il Regno di Dio non è una questione politica che faccia sì che uno si metta a capo della nazione di Israele e attraverso di Esso governi il mondo intero. Come dirà in un altro momento (lo vediamo in Luca al capitolo 17) “il regno di Dio è racchiuso nel cuore di ogni uomo Dio”. Lui semina e semina con generosità, e bisogna avere pazienza, coltivare la speranza. Anche Gesù si sarebbe dovuto scoraggiare dei suoi discepoli. I frutti non dipenderanno dall'azione nostra ma dalla grazia di Dio, ma nel crescere non solo rispetta i tempi, ma anche i ritmi; nella crescita c’è consequenzialità; prima il gambo, poi la spiga, infine i grani dentro la spiga, e solo dopo che i grani sono maturi l’uomo potrà prendere la falce e mietere. Noi, specialmente noi che lavoriamo nella Chiesa, vorremmo vedere subito i risultati dei nostri sforzi. La società di oggi è la società della fretta: tu investi e devi raccogliere subito i frutti, non puoi aspettare; Gesù, invece, dice di rispettare le tappe di ciascuno, i tempi di comprensione, conversione, maturazione. La vita ha una sua legge interna e una sua dinamica che non può essere forzata o disattesa; segue i suoi stadi, non va direttamente ai frutti. Non bisogna mai forzare le persone, neanche in campo spirituale; è molto pericoloso, bisogna, invece, avere la fiducia che il frutto verrà.
Questa è la prima parabola, ma ce n'è una seconda che io ritengo anche più importante. Essa è stata raccontata da Gesù proprio per fare riferimento alla mentalità dei discepoli che pensavano alla lettura di Ezechiele, cioè al grande albero di cedro. Non so se avete mai visto un cedro; noi nel nostro giardino ne abbiamo uno che è maestoso, molto più alto della nostra casa che è di 5 piani. Gesù dice: Il Regno di Dio è come un granello di senape, il più piccolo tra tutti i semi. Ebbene questo crescerà, e diventerà così grande che addirittura gli uccelli del cielo potranno posarsi tra i suoi rami. Noi sappiamo che il granello di senape produce un arbusto che al massimo arriva a 2 m di altezza poco più delle spighe di grano, quindi il discorso degli uccelli è un’esagerazione fatta apposta per richiamare la mentalità della prima lettura. Il regno di Dio non vuole cose grandi, imponenti, non diventerà mai grande come un cedro, perché non si vuole imporre a nessuno. Il suo prodotto, nella vita di chi lo accoglie, però sarà abbondante rispetto a quelle che sono le caratteristiche di ciascuno di noi, perché, come abbiamo detto, esso dimora e cresce dentro il nostro cuore ed è soprattutto un regno di Fede. La grandezza e la forza della fede non si misura con i parametri umani. Matteo, al capitolo 17 dice: se avrete Fede come un granello di senape, potrete dire a questo monte “gettati nel mare” e questo vi obbedirà. La forza della fede, anche se è piccola, dà questi risultati. Per Dio non fa differenza se noi siamo vecchi o giovani, intelligenti o stupidi, ricchi o poveri, e neppure se siamo capaci o esperti; la crescita è stabilita da Dio e la nostra Fede, anche la più piccola, è sufficiente perché Dio possa produrre frutti, frutti più che abbondanti paragonati alle nostre capacità. Quindi, nella nostra vita spirituale e nel nostro apostolato, il successo non lo si misura da un gesto di eroismo o dalle grandi cose che facciamo, ma dai piccoli gesti di ogni giorno, dalla fedeltà nelle piccole opere, da un sorriso, una carezza, un ascolto, una piccola parola di conforto, un piccolo aiuto.
Quanto possono influire su di noi il fatto di leggere una paginetta di vangelo ogni giorno, la preghiera, la riflessione? Il profeta Isaia al capitolo 55 aveva detto: come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza aver fecondato la terra e fatto germogliare la messe, così la Mia parola non ritornerà a me senza aver compiuto quella per cui io l'ho mandato. Il frutto è garantito, è abbondante, forse anche più di quello che ci aspetteremmo, ma dipende dal dono di Dio, sul quale non possiamo dubitare, e dipende dalla nostra adesione di Fede, se, cioè, gli permettiamo di entrare nel nostro cuore.
Non ricerchiamo le cose grandi, esterne, appariscenti, le strutture murarie: esse sono creazioni umane. Dio lavora nel cuore e quindi le grandi opere le compirà in un modo spirituale, con la conversione interna delle persone.