in morte di Don Giuseppe Vallauri

             S. Messa per le esequie di

Don Giuseppe Gioacchino Vallauri fdp


1a lettura Sapienza 3,1-9
2a lettura Romani 8, 31-39 
Vangelo Matteo 11,25-30

Siamo qui a celebrare un momento di lutto e di grazia.
Lutto perché il caro Don Giuseppe ci ha lasciato, perché ha lasciato un vuoto tra noi che difficilmente sarà colmato, per la sua presenza silenziosa ma fedele, costante, laboriosa e il suo esempio impeccabile di come vivere una vita di consacrazione totale a Dio e al suo Regno.
Ma è un momento di grazia perché se da una parte siamo qui per dare il saluto alle sue spoglie mortali, sappiamo però che lui è presente qui tra noi col suo spirito perché ora vive la pienezza di grazia assieme al Dio a cui ha consacrato tutta la vita e come crediamo che Dio è presente qui tra noi, anche don Giuseppe è presente. Questa è la fede Cristiana, questa è la fede sulla quale lui ha costruito tutta la sua vita.
Allora il momento di grazia deve essere prima di tutto un momento di gratitudine. Gratitudine a Dio. Oggi noi non chiediamo a Dio perché ce lo ha tolto quando avrebbe potuto servirlo ancora per lungo tempo, ma lo ringraziamo per avercelo dato per tutti questi anni, per averci arricchiti con la sua presenza, la sua delicatezza, la sua cultura e competenza, con la sua cura pastorale. Questi atteggiamenti di don Giuseppe sono senza dubbio luoghi dove Dio ha potuto operare le sue grazie per noi.
Gratitudine alla famiglia e alla terra che lo ha formato e donato alla congregazione, a tutti i confratelli che lungo gli anni hanno contribuito a formarlo.
Gratitudine a lui per il modo in cui ha saputo vivere tra di noi.
Abbiamo detto che è anche un momento di tristezza per il vuoto che lascia nella nostra comunità. Questo deve aiutarci a riprogrammare le nostre vite per coprire questo vuoto fisico, ricoprirlo con un impegno ulteriore di fedeltà e di servizio. L’esempio che lui ci ha dato non deve essere dimenticato, ma deve fiorire attraverso le nostre opere; il bene da lui fatto non deve terminare ma deve continuare con maggiore slancio e generosità, anche in nome suo, e lui dal cielo, si rallegrerà e benedirà quello che noi a nome suo continueremo a fare.
Le letture che la liturgia di oggi ci ha proposto ci aiutano a vivere questi due momenti.
Il libro della sapienza ci dice: “Agli occhi degli stolti parve che morissero; … ma essi sono nella pace” ed infine conclude: “Quanti confidano in lui comprenderanno la verità; Coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell’Amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti”. La vita eterna in cui tutti noi crediamo, non è un qualcosa di teorico, indefinito, lontano, ma una partecipazione all’Amore di Dio. Se crediamo che Dio ci ama, se crediamo che Don Giuseppe ci ha amati, allora oggi continua ad amarci in modo più forte, più potente ed efficace perché ci ama in unione con Dio e il suo amore è un tutt’uno con l’amore di Dio.
Il concetto diventa ancora più chiaro con San Paolo che ci ha detto: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” Se qui in terra ci sono tante cose materiali, tante preoccupazioni che ci distolgono dall’amore vero, che alle volte ci impediscono di amare nel modo giusto, quando siamo nella pienezza della vita con Lui, l’amore raggiunge la sua perfezione senza perdere di vista gli affetti che qui in terra ci legano, ma anzi sublimandoli.
Questo è un concetto molto importante per noi tutti. Ci sono troppe cose materiali, cose di per sé buone, ma che assorbono la nostra attenzione, il nostro tempo e in qualche modo riducono la nostra capacità relazionale. Don Giuseppe ci ha dato un grande esempio di semplicità, sobrietà; non era attaccato a cose materiali, non ricercava la modernità o la novità degli strumenti che utilizzava, ma sapeva concentrarsi sul lavoro che faceva, perché fosse fatto nel migliore dei modi. Forse esternamente appariva una persona riservata che non andava alla ricerca di dimostrazioni esterne di affetto, ma chi l’ha conosciuto bene, sa come sapeva preoccuparsi del benessere degli altri, preoccuparsi del loro stato di salute, assicurarsi che avessero tutto quello di cui necessitavano. Per sé non chiedeva nulla ed era schivo di attenzioni, forse per non disturbare gli altri, ma a modo suo ha sempre saputo dimostrare affetto, con l’informarsi, e soprattutto con la preghiera.
Nel Vangelo, infine, Gesù ci dice: “Ti benedico, Padre, … perché hai tenuto nascoste queste cose agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. La semplicità di vita e la fede profonda accompagnata dalla sua preghiera, gli hanno permesso di comprendere tante cose che a noi ancora sfuggono. “Venite a me … e troverete ristoro per le vostre anime”. Qui tra noi ha avuto momenti di sofferenza legati, soprattutto, a qualche malattia, sofferenze che non lo hanno mai bloccato dal dedicarsi a tempo pieno ai suoi incarichi. Ora riposa in pace, ma è più attivo che mai, ma in un modo nuovo.
Questo è l’esempio che don Giuseppe ci ha lasciato e che ora tocca a noi far sì che non muoia.
Lui ci accompagna e saprà indicarci la via giusta.

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