Perché nel deserto? la strana proposta di Giovanni
Mt 3,1-12. Preparate la via al Signore
La liturgia di oggi ci presenta la figura di Giovanni il Battista e ce lo presenta predicatore nel deserto. Voi lo conoscete già, sapete la storia della sua nascita, della presenza di Maria al suo parto, del fatto che fin dall’inizio esso è designato come colui che andrà davanti al Signore a preparargli le strade ed infine il fatto che suo padre era uno dei sacerdoti del tempio di Gerusalemme. Io mi chiedo: data l’importanza della sua missione e dato che lui come suo padre aveva di diritto la possibilità di andare a predicare al tempio di Gerusalemme , un luogo dove poteva incontrare ogni giorno migliaia di persone , perché si è invece recato nel deserto? Perché predica là dove è difficile raggiungerlo? Perché dice di preparare là la via al Signore?
Penso che questa riflessione contenga un messaggio importante per ciascuno di noi.
Noi viviamo in un ambiente che potremmo definire l’esatto contrario del deserto. Siamo attorniati da cose di tutti i tipi, da tutte le comodità possibili ed immaginabili; possiamo facilmente trovare una risposta ad ogni bisogno che sorge; siamo bombardati da voci, da notizie, da persone che vengono ad incontrarci; siamo quasi obbligati a scontrarci con gli altri. Tutto questo non accade se si vive in una zona desertica. Come dicevo, ogni giorno riceviamo migliaia di informazioni o di messaggi: alcuni di questi ci piacciono, ci colpiscono, magari li ricicliamo su facebook, ma quanti di questi creano veramente un cambiamento nella nostra vita? L’essere bombardati ha fatto sì che ci siamo creati una corazza culturale e strutturale che ci protegge e fa sì che possiamo continuare la nostra vita nonostante tutto. È difficile cambiare le nostre attitudini e le nostre idee perché esse ci danno sicurezza. Nel nostro ambiente un predicatore come Giovanni il Battista sarebbe ascoltato da tutti ma seguito da nessuno perché è semplicemente uno dei tanti. Se invece per un giorno avete il coraggio di lasciare tutto ed andare in un luogo inusuale, dove non c’è nessuna delle vostre strutture, ad esempio scalare una montagna, lasciando la casa, la poltrona, la televisione, il telefonino, se dovete far fatica per raggiungere quella vetta, magari per visitare, lassù, un eremita o un profeta, quella sarà un’esperienza che segnerà la vostra vita e le parole di quella persona entreranno nel vostro cuore.
Giovanni ha fatto una scelta precisa: lui non è il predicatore delle masse inermi ma di coloro che accettano la sfida della fatica, del cammino, del deserto per arrivare ad ascoltarlo. Queste sono le persone serie disposte a mettere in pratica il suo insegnamento. Il deserto di Giovanni non è mancanza di persone, infatti, come dice il vangelo, molti si recavano da lui, ma è il distaccarsi dall’abitudinarietà, dalla routine, dalle cose materiali, dalla comodità. È l’assenza delle cose più che delle persone che fa la differenza. Allora là in quel deserto preparate la via del Signore, raddrizzate le strade contorte de vostro modo di pensare e di agire, appianate le colline del vostro carattere duro, del vostro egoismo, riempite le fosse della vostra paura, dei vostri preconcetti cosicché quando il Signore viene siate pronti ad ascoltarlo e a seguirlo.
Noi ci stiamo preparando al Natale e il Signore lo festeggeremo nel trambusto della nostra casa, celebrando con tutti i nostri amici e parenti, con la tavola imbandita, con la musica accesa, con decorazioni, luci, regali. Tutto questo è bello e ci dice l’importanza di questa festa, ma quanto tempo abbiamo per stare soli con lui? Quanta possibilità abbiamo per ascoltare la sua voce e riflettere su quello che vuole dirci? Quanto cambierà la nostra vita dopo il Natale? Niente? Allora è una festa bella ma inutile. La folla era nelle taverne di Betlemme a festeggiare, Gesù era nella stalla e solo i pastori sono andati da lui. Gesù, per salvarci, per essere efficace nella sua missione, ha scelto la via del nascondimento, della povertà; Giovanni per annunciarlo ha scelto la via del deserto, della fatica, del silenzio. Gesù il regalo di Natale ce lo fa, ed è un suo messaggio di amore e di salvezza, ma molto spesso noi questo regalo ci dimentichiamo di aprirlo e lo lasciamo incartato sotto l’albero. Assicuriamoci che durante questo periodo di avvento, in mezzo ai tanti lavori necessari per ripulire ed addobbare la casa, troviamo anche qualche momento per pregare, per leggere la parola di Dio, per riflettere su cosa vuole Gesù da me.