Tutto per gli altri o tutto per sé? Equilibrio
Troppo lavoro, poco tempo per sé o gli altri
Oggi, nel Vangelo, assistiamo a un atteggiamento bello e premuroso di Gesù. Egli mostra grande attenzione alle necessità dei suoi discepoli. Dopo il loro ritorno da un intenso periodo di lavoro apostolico, essi sono eccitati e desiderosi di condividere tutto ciò che hanno fatto. Gesù, però, nota che sono anche esausti. Riconoscendo il loro bisogno di riposo, li invita in un luogo deserto per fare una pausa.
Riposo non significa fuggire dalle nostre responsabilità o scappare dai nostri doveri. Invece, si tratta di prendere una pausa necessaria per ristabilire le nostre energie, permettendoci di continuare il nostro lavoro con vigore e efficacia rinnovati. A volte, siamo così sopraffatti dai nostri compiti che trascuriamo le nostre stesse necessità, rischiando di esaurirci. Per la qualità e la sostenibilità del nostro lavoro, è essenziale fare delle pause.
Gesù non chiede ai suoi discepoli di ignorare i bisogni delle persone. Al contrario, Egli stesso si prende cura di loro. Quando ci allontaniamo dalle nostre responsabilità per pregare, studiare o prepararci, non stiamo abbandonando coloro che serviamo. Dio continua a prendersi cura di loro in modi che forse non vediamo. Fidarsi della provvidenza di Dio ci permette di prendere le pause necessarie senza sensi di colpa.
Quando lavoriamo senza pause e diventiamo dipendenti dal lavoro, rischiamo di sviluppare un complesso da salvatore. Iniziamo a credere che le persone non possano fare a meno di noi, che siamo indispensabili e che tutto crollerà in nostra assenza. Questo atteggiamento non solo è malsano, ma anche falso. Il mondo esisteva molto prima di noi e continuerà dopo di noi. Il nostro ruolo è contribuire al grande lavoro di Dio, e non siamo mai soli in questa missione. Dio è sempre con noi, guidando e sostenendo i nostri sforzi.
Consideriamo l'esempio dei genitori che danno vita ai loro figli. Li nutrono, li guidano e alla fine permettono loro di diventare indipendenti, lasciandoli formare le proprie famiglie. Allo stesso modo, un fondatore saggio di un'azienda crea un'impresa che può funzionare efficacemente anche in sua assenza, assicurandone la longevità oltre il proprio coinvolgimento.
Dobbiamo riflettere sui nostri stessi attaccamenti. Quanto siamo legati al nostro lavoro, ai nostri beni, alle nostre relazioni? Lasciamo le persone libere di crescere e prosperare, o cerchiamo di controllarle e legarle alla nostra volontà? La vera forza risiede nel liberare le persone, non nel trattenerle. Questa libertà è un segno di fiducia nel piano di Dio e nella Sua provvidenza per tutti noi.
In conclusione, prendiamo esempio dall'atteggiamento di Gesù nel Vangelo di oggi. Riconosciamo l'importanza del riposo, fidiamoci della provvidenza di Dio e abbracciamo la forza che deriva dal liberare gli altri. Facendo così, possiamo continuare il nostro lavoro con energia rinnovata e un senso di scopo più profondo, ricordando sempre che i nostri contributi fanno parte del grande piano di Dio.