Gesù e gli stranieri
Di che colore è la pelle di Dio? (Mt 15,21-28)
Il Vangelo di oggi, se lo prendiamo da solo come ce lo presenta la liturgia, può diventare difficile da capire, ed anzi può portarci ad avere un'idea sbagliata del messaggio che Gesù ci vuole dare.
Vediamo che Gesù usa parole forti contro una donna straniera: prima la ignora, poi dice di essere stato mandato solo per gli Ebrei, ed infine la paragone ad un cagnolino. Parole in sé dure, ma il brano era iniziato dicendo che Gesù condusse i suoi discepoli nella regione di Tiro e Sidone, e quindi in terra straniera. Se lui disprezza gli stranieri, perché è andato nella loro terra? Inoltre è impensabile che il Gesù misericordioso che conosciamo usi parole così dure nel parlare con una persona che ha bisogno del suo aiuto. Infine, dopo aver pronunciato quelle frasi, dice alla donna: “La tua fede è molto grande”, e in questo modo la presenta ai discepoli come un esempio da seguire. Allora, perché ci sono queste contraddizioni? Per capirlo, bisogna conoscere il contesto in cui Gesù viveva. Gli Ebrei hanno sempre avuto una forte coscienza di essere il popolo eletto da Dio, ma anche il più piccolo tra tutti i regni della zona. Per poter rimanere puri e fedeli a questo Dio che li proteggeva, dovevano tenersi completamente staccati da tutte le altre nazioni ed evitare di avere contatti con essi. Tre erano gli atteggiamenti degli Ebrei, che sono poi tradotti nelle frasi di Gesù: 1) ignorare le altre nazioni, 2) ricordarsi di essere la nazione di Dio e quindi che Dio è solo per loro, 3) Gli altri, proprio perché non hanno lo stesso Dio, devono essere considerati inferiori, come cagnolini. Quindi le frasi utilizzate da Gesù per parlare alla donna cananea non sono altro che una ripetizione di quello che tutti gli Ebrei pensavano e dicevano.
Il fatto che Gesù abbia voluto portare i suoi discepoli tra gli stranieri e poi parli così, indica che in quel momento, Gesù non sta parlando alla donna ma sta parlando ai discepoli per farli sentire a disagio e far loro capire quanti sbagliate ed offensive sia questa mentalità. Loro sono disturbati dall’insistenza della donna e vorrebbero liberarsi di lei e per questo si rivolgono a Gesù. Il dialogo di Gesù con la donna, e specialmente le sue risposte sono il modo migliore per far capire ai discepoli il loro errore. La frase finale di Gesù: “Donna, grande è la tua fede”, è un messaggio indiretto ai discepoli per dire loro: vedete, voi siete con me da anni, avete la mia stessa religione, conosce tutto di me, avete sentito tutte le mie predicazioni, avete visto i miei miracoli, ma la vostra Fede è piccola, mentre invece la fede di questa donna, che non è ebrea, che non sa niente di me, che non ha visto nessun miracolo, è grande; è lei che dovete imitare.
La donna aveva chiamato Gesù Figlio di Davide, quindi lo riconosce come Ebreo e anche come Messia. Non sono semplicemente parole di uno che si rivolge a un qualsiasi dottore o curatore, ma sono parole religiose, quindi di Fede. Abbiamo vari passaggi nei vangeli in cui Gesù si lamenta con i discepoli dicendo che la loro fede è piccola o limitata. Lo dice a Pietro quando stava camminando sulle acque, ai discepoli che non riescono a curare un indemoniato, ai Farisei che in nome della legge rigettano gli insegnamenti di Gesù e ne condannano i miracoli. Solo due persone sono lodate per la loro grande fede: questa donna e il centurione romano, entrambi stranieri.
Ciò che genera la fede in noi non è il fatto che siamo Cristiani, e neppure che preghiamo, magari anche tutti i giorni, o osserviamo i comandamenti. La fede non e un obbedienza ad una legge o a dei riti, fede è un rapporto di fiducia con Dio che riconosciamo come Salvatore, come l’unico che ci può proteggere. Non importa come questo rapporto nasce o si sviluppa, che linguaggio prende, chi lo pronuncia; se ci fidiamo di Dio e affidiamo a Lui, lui ci salva.
Abbiamo la tendenza a giudicare gli altri?
Ci sentiamo superiori ad esse solo perché siamo Cristiani o preghiamo di più?
La nostra relazione con Dio, è basata solo sulle preghiere che diciamo o le messe a cui partecipiamo?