Perché Dio non interviene?

 Cosa c'è di sbagliato in me? (Mt 13:24-43)

Continua il vangelo di domenica scorsa, cioè le parabole sul Regno dei cieli. Gesù non vuole spiegarci cosa sia il regno dei cieli, ma come la vita di una persona cambia quando entra in contatto con esso e apre il suo cuore alla sua azione. Noi sappiamo che il Regno dei cieli è la presenza di Cristo tra di noi, quindi la domanda può essere riformulata dicendo: Come si comporta Dio con noi quando gli apriamo il nostro cuore? Quali sono le caratteristiche del suo agire? Domenica scorsa abbiamo sentito che egli semina con abbondanza, anche se sa che il nostro terreno non è quello adatto e molto del suo operato andrà perso. Oggi ci viene presentata una seconda caratteristica dell’agire di Dio: la pazienza. Nel campo che è il nostro cuore, lui ha seminato il bene, ma il diavolo, che è geloso, ha seminato il male. Essi crescono assieme, ma il Signore non agisce con fretta o violenza per estirpare il male, aspetta con pazienza che anch’esso porti frutti così da essere chiaramente riconosciuto e poi lo sradica e lo manda nel fuoco. Quante volte noi ci siamo chiesti perché Dio non interviene per fermare le persone malvagie, quelli che fanno del male agli altri. Lui ha pazienza perché dà ad ognuno la possibilità di redimersi, e perché i risultati umani non gli interessano. Anche i nostri istinti sbagliati, lui non li fa sparire per miracolo, neanche se glie lo chiediamo. Lui agisce con pazienza lasciando che siamo noi a cambiare piano piano, solo così il cambiamento sarà duraturo e sarà frutto dell’amore. Un miracolo improvviso sarebbe facile ma poi sarebbe facile anche ricadere, proprio perché non ci è costato alcun sacrificio.

Noi ci sforziamo di essere buoni cristiani. Preghiamo, siamo fedeli ai comandamenti, ma poi vediamo che attorno a noi tanta gente non crede, non prega, non si comporta bene. Allora ci chiediamo perché il Signore permette questo.

Noi Cristiani, stiamo forse crescendo come numero, ma tante altre religioni e soprattutto le persone senza religione crescono ancora di più e sembrano avere più successo nella vita, proprio perché sono libere da tante esigenze che invece il Vangelo richiede da noi cristiani. Gesù ci dice di rispettare gli altri, condividere con loro le nostre risorse, spendere tempo per aiutarli. Tutte queste sono cose belle e preziose, ma abbiamo l’impressione che ci rendano più deboli e poveri, almeno dal punto di vista economico

Ci sono molti cristiani che criticano apertamente l'atteggiamento di Papa Francesco che dialoga con tutte le religioni, incontra i musulmani, i buddisti e i capi delle altre denominazioni cristiane e con loro parla alla pari. Allora noi ci chiediamo: dove sta la verità? Se anche il loro Dio è giusto come il nostro, non ha più importanza che io sia Cristiano o che diventi un musulmano o addirittura smetta di pregare?

Sono domande a cui il Signore dà risposta oggi attraverso la parabola della zizzania. Come titolo di questa parabola potremmo mettere: la pazienza di Dio.

Per chi non conoscesse cosa è la zizzania, essa non è un’erba, ma una pianticella simile al grano, con stelo e anche spiga, solo che la spiga è di colore verde scuro, quasi nera, ed è composta da pochi chicchi amari e cattivi. Da piccola è difficile da distinguere dal grano, diventa facile riconoscerla quando la spiga è formata.

In questa parabola abbiamo vari attori. Il primo di tutti è il padrone, Dio, che semina solo il grano buono nel suo campo che è il mondo. È lo stesso seminatore di domenica scorsa, generoso e fiducioso. Ma qui c’è anche un nemico che nello stesso campo semina la zizzania. Non si dice chi esso sia e non ha importanza saperlo, perché può rappresentare chiunque semina cose non buone, ideologie false, cose che assomigliano alla religione ma sono destinate a non portare frutto. All’inizio, quando sentiamo queste teorie, è difficile comprendere la loro falsità, la loro inconsistenza, perché si presentano bene, sembrano buone interpretazioni del Vangelo, ma sono molto parziali e ingannevoli. La spiegazione finale che Gesù dà della parabola parla di Satana, ma noi sappiamo bene che raramente il diavolo agisce di persona, mentre è molto bravo a sfruttare le nostre passioni e le nostre debolezze.

Ogni giorno milioni di immagini, di parole, di notizie entrano nella nostra testa e il nostro cervello, come un computer le immagazzina e ordina. Per fortuna dimentichiamo tante di esse, ma col tempo alcune tornano a galla, specie quelle che hanno avuto su di noi un maggiore impatto psicologico.

Molte di queste immagini e notizie sono buone, altre meno, altre non lo sono per niente. Momenti di odio, rabbia, sentimenti di gelosia o invidia verso qualcuno, immagini cattive che possiamo aver visto alla televisione o da qualche altra parte, sono tutti semi di zizzania che poi un po’ alla volta crescono e mettono in pericolo il frutto dei semi buoni.

Troppo spesso di fronte al peccato diciamo: Ma che male c’è, nessuno mi vede. Ma che male c’è per una volta, ecc. Essi sono semi che, se anche non fanno danni subito, però rovinano la nostra persona dal di dentro e ci rendono meno capaci di seguire Dio e di amare gli altri. Essi ci rendono più tristi, più nervosi, più arrabbiati e pessimisti.

Ci sono poi i servi del padrone che, accortisi che qualcosa non va, vorrebbero fare subito pulizia, togliere in fretta i cattivi e gli eretici. Sembrano essere più interessati al campo, al suo aspetto esteriore, alla sua funzionalità, che al raccolto; al bene prodotto più che alla vita delle persone. Assomigliano a tanti cristiani, specialmente tra il clero, che sono fondamentalisti, convinti che solo la forza può risolvere i problemi. Essi cercano una società ideale, pura, senza macchia dove tutti vivrebbero meglio. A loro il padrone risponde: No! Portate pazienza, perché la violenza genera solo rovina e finisce per far morire e far sprecare anche tanto bene. Lasciate che crescano insieme e al momento della mietitura si farà la divisione.

Un piccolo particolare. Nonostante che la zizzania sia una pianta ben precisa, il vangelo usa il termine al plurale, “le zizzanie”, per indicate tutti i vari tipi di male e di imbrogli che esistono nel mondo. Le ideologie simili ma contrarie al Vangelo sono molte e hanno origini diverse, hanno però lo stesso stile di azione, sfruttare l’ignoranza della gente per attirarla dalla loro parte. Pensiamo a molte forme di falso amore; quante cose sbagliate si fanno giustificandole con la parola “amore” e invece si tratta di egoismo, ricerca di piacere, ecc. Lo stesso si può dire della “verità”, della “pietà”, eccetera. Il male non appare subito, all’inizio sembra bello e desiderabile.

Il nemico viene di notte a seminare il male. Questo riferimento sembra dirci che tutto è possibile quando mettiamo a dormire la nostra coscienza. Qui sta il punto. Se non diamo ascolto alla nostra coscienza, il nemico vi semina le zizzanie. Noi, perfezionisti e rigoristi, vorremmo strapparle, ma per fare questo siamo disposti a strappare la persona stessa, dimenticando che ogni persona porta in sé anche tanto bene piantato da Dio. Ognuno di noi, nel suo cuore ha tanto bene, ma anche tante zizzanie. Nella nostra azione pastorale noi trattiamo con le persone, non con le idee, allora dobbiamo rispettarle tutte in virtù del bene che esse portano dentro di sé, anche se con esso cresce anche il male.

Se dovessimo agire con forza contro tutti i peccatori, dovremmo agire anche contro noi stessi, che, proprio perché abbiamo messo la coscienza a dormire, ci riteniamo perfetti, santi e pensiamo che tutto il male stia negli altri, non in noi. I veri santi, sono pazienti e misericordiosi e sanno riconoscere le loro mancanze e insufficienze.

Quali sono le zizzanie che sono in noi e danno tanto fastidio: il desiderio di prevalere sull’altro; l’attaccamento al denaro; l’orgoglio; le passioni sregolate; la mancanza di pazienza e di comprensione; ecc. Sono nemiche della vita dell’uomo, ci portano a ignorare il povero e sfruttarlo.

Gesù pronuncia questa parabola tenendo presente che tra gli ascoltatori ci sono i Farisei, i capi religiosi del popolo, che hanno come stile di governo quello di creare separazione. Gesù, invece, vuole una comunità dove ci sia l’uomo nella sua integrità. Alla Chiesa di oggi appartengono buoni e cattivi, santi e peccatori. Molti commettono sbagli, ma devono essere amati e tanto più sbagliano tanto più bisogna amarli.

Al termine c’è la mietitura. In ogni uomo ci sono delle zizzanie ma anche del grano buono. La mietitura è il momento della festa, non dell’ira; in ogni uomo, verranno bruciate le zizzanie e verrà consegnato al Padre la parte bella.

Domenica scorsa ci chiedevamo che tipo di terreno siamo, oggi, invece, vi voglio invitare a fare una guerra santa, non contro altre persone, ma contro il peccato, ogni forma di peccato che si presenta a noi. Dobbiamo avere il coraggio di dire di no a quelle cose che sappiamo non sono giuste. Dobbiamo avere il coraggio di cercare sempre che cosa c’è di bene, e se qualche volta sbaglieremo, dobbiamo ricominciare correggendo gli errori con tanto amore e tante opere buone. Questa guerra, però, deve essere combattuta con pazienza, comprensione verso gli altri e umiltà.

 

 

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