Preghiamo o recitiamo formule?
Quante volte nella vostra vita avete pregato il Padre Nostro? Credo che nessuno riesca a contarle. Nel sentire le parole del Vangelo di oggi, di sicuro vi sarete stupiti che le parole usate da Luca sono diverse da quelle che usiamo noi normalmente. Perché c’è questa differenza? Per un motivo molto semplice: La Chiesa ha scelto di usare come testo ufficiale per la preghiera, quello presente nel Vangelo di Matteo, che appare più completo e poetico, ma Gesù non ha voluto insegnare una preghiera da ripetere a memoria, ma un modo di pregare. Per Lui la cosa importante non era che i discepoli imparassero una nuova formula da aggiungere a quelle che già conoscevano, ma che imparassero qual’è l’atteggiamento che devono avere quando pregano, cioè il porre il loro cuore e la loro mente in quello che dicono.
È interessante notare la prima frase del vangelo di oggi: Gesù si trovava a pregare in un luogo appartato. Quando ebbe finito gli apostoli gli si avvicinarono e gli chiesero: “Maestro insegnaci a pregare”. Loro non erano con Lui a pregare. Questo fatto ci dice qualcosa di importante. Gli apostoli erano ormai con Gesù da molto tempo, forse da più di un anno. Gesù aveva insegnato loro molte cose ma non aveva mai insegnato loro a pregare. Naturalmente i discepoli come tutti i bravi Giudei pregavano 5 volte al giorno usando i salmi e altre frasi prese dalla Torah, specialmente la famosa preghiera dello “Shemà Israel”. Gesù non aveva voluto aggiungere un’altra cosa da fare, un altro obbligo da assolvere. Per Lui pregare era una necessità profonda di essere in contatto con suo Padre, e voleva che tale diventasse anche per i suoi discepoli. Allora il modo migliore per insegnare questo era di farlo attraverso l’esempio. Non importa quanto tempo ci avrebbero messo, prima o poi avrebbero compreso questa necessità, allora lui avrebbe insegnato e il suo insegnamento sarebbe rimasto. Ora i discepoli hanno raggiunto questo grado di maturazione, ora sentono il bisogno di un qualcosa in più e Gesù può quindi iniziare la lezione.
Gesù dice loro: “Quando parlate con Dio ricordatevi questo:”
Dio non è qualcuno distante, Lui è sempre vicino, è nostro Padre.
Riconoscete che Lui è grande e lodatelo (il tuo nome sia santificato)
Fategli capire che volete stare uniti a Lui (venga il tuo regno)
Riconoscete che tutto proviene da Lui e appartiene a Lui (dacci il pane di ogni giorno)
Riconoscete le vostre debolezze, le vostre incapacità e insuccessi che vi rendono indegni di quanto vi sta dando (Perdona i nostri errori)
Promettetegli che seguirete le sue parole e il suo esempio (come anche noi perdoniamo)
Riconoscete che nella vita avremo successo e saremo felici solo se Lui rimane con noi (non portarci alla tentazione).
Questi sono gli elementi che fanno una preghiera, ora tocca a voi metterci le parole, ma soprattutto metterci la testa e il cuore perché diventino vita.
Noi preghiamo il Padre nostro tutti i giorni, il Padre nostro e molte altre preghiere. Ma:
Veramente preghiamo o semplicemente pronunciamo delle parole?
Siamo coscienti di quello che stiamo dicendo?
Siamo coscienti dell’importanza che Dio ha per noi e di quanto sia importante che noi viviamo alla sua presenza?
Siamo veramente sicuri che tutto quello che siamo e abbiamo è un dono suo? Glie ne siamo grati?
Non è importante ciò che gli chiediamo, Lui sa già di cosa abbiamo bisogno prima ancora che glie lo chiediamo. Ciò che è importante è invece che ci avviciniamo a lui con Fede e Amore. Di sicuro Lui ci darà quello di cui abbiamo bisogno: magari non quello che noi chiediamo, ma quello di cui abbiamo veramente bisogno, perché lui è nostro Padre.