In morte di mia mamma

 Ora è nella gioia piena

Due mesi fa ci trovavamo riuniti per dare il saluto a Piero. È stato un momento difficile per tutti noi e ci ha messi a dura prova. Chi forse ha sofferto di più era stata lei, la mamma che però ha saputo mostrare una fede forte e un abbandono alla volontà di Dio. Oggi siamo qui a salutare proprio lei, e di nuovo è stato un evento inaspettato e improvviso. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore.

Agli occhi degli stolti parve che morisse, la sua fine fu ritenuta una sciagura”. Quanto suonano vere oggi queste parole. Esse ci fanno comprendere che nonostante tutti i nostri studi, le nostre messe, le catechesi, restiamo ancora profondamente deboli nella fede. Alla notizia della morte di Piero, mamma aveva chiesto come mai il Signore avesse preso suo figlio invece di prendere lei che era vecchia. Io per cercare di consolarla le avevo risposto: “Si vede che lui era già pronto, noi ancora no”. Mi sbagliavo, lei era già pronta e attendeva con ansia di potersi riunire con i suoi cari in cielo, specialmente Ovidio e Piero. Io credo che il Signore ce l’ha lasciata per questi mesi in più perché noi avevamo bisogno della sua forza e del suo esempio.

Ora riposa nella pace. Non mi piace la parola "riposa". Lei vive nella gioia vera; chi è pieno di gioia non sa stare fermo, ha una forza dentro che lo spinge a fare, a creare. Per tutta la sua vita mamma è stata in movimento e credo che anche ora lo sia, è qui in mezzo a noi, prega con noi, anzi, prega per noi che questa gioia facciamo fatica a sentirla. Una delle sue frasi tipiche era: certo che anch'io ne ho fatte tante. Si riferiva ai molti campeggi estivi, alle pesche di beneficenza, ai pellegrinaggi, in aereo, in macchina e anche in bici. Ma lo sfogo naturale di questa gioia è stato nel mettere in pratica ogni giorno nel silenzio e nell'umiltà il vangelo che abbiamo ascoltato oggi: avevo fame e mi avete dato da mangiare, sete e mi avete dato da bere, eccetera. La visita alle suore anziane di casa madre, le attività dai Frati, la visita agli anziani, l'aiuto in parrocchia erano tutte cose che siccome non erano legate a feste o celebrazioni, non facevano rumore, ma venivano seminate nel silenzio della quotidianità.

Io me la vedo chiara la scena: lei al cospetto di Gesù che le dice: " Vieni, benedetta dal Padre mio …" e lei che risponde: "Quando mai ho fatto questo?".

La sua non è stata una carità rumorosa legata a qualche momento eccezionale, ma un traboccare lento e naturale di un cuore pieno d'amore. Prendersi cura di chi soffre era spontaneo, imparato fin da ragazza quando ha dovuto prendersi cura di papà e mamma infermi a letto, Nonno Piero per un anno e mezzo, nonna Giulia 21 anni. Poi sua sorella, la zia Bruna, poi zia Suor Teresa, la zia Tilde, eccetera.

Aveva il santo desiderio di guadagnarsi il paradiso, da Francescana nella semplicità e umiltà, da Orionina nel servizio continuo, alimentata dalla S. Messa quotidiana, dai tre rosari quotidiani, dalla certezza che Dio c'è ed è l'unica cosa importante della vita. 

Quando qualcuno voleva lodare in pubblico lei o papà o noi figli, lei non voleva, diceva: " fatte così non valgono niente". Penso che anche ora lei sia un po' a disagio perché stò dicendo queste cose. Ma tutto questo non è detto a gloria sua o nostra, ma a gloria di Dio che, permettetemi la citazione manzoniana, " volle in lei, del creator suo spirito, sì vasta orma stampar".

Oggi stiamo celebrando un mistero, una cosa che va ben aldilà della nostra intelligenza. È un mistero di gioia e di gloria. A noi, suoi eredi, un compito grande: il fiume di bene che è sgorgato dal suo cuore non può seccarsi, deve continuare a fluire nelle varie diramazioni dei nostri rigagnoli, portare ancora frutti sui "Ram de la socä".

"Le anime dei giusti, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà.

Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura,

la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace.

In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé."




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