La Matematica di Dio: quando la sottrazione diventa una moltiplicazione
Troppo pochi per i “pochi” ma sufficienti per i “tanti” (Giovanni 6,1-15)
"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani e due pesci, ma cos'è questo per tanta gente".
Con il Vangelo di oggi ci troviamo di fronte al miracolo più spettacolare di Gesù, quello in cui è coinvolto il numero più grande di persone. Come al solito, nel Vangelo di Giovanni bisogna guardare ai particolari per comprendere il messaggio che lui ci vuole dare. Oggi ci sono due particolari significativi. Si dice che “Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei”. Inoltre questo avviene subito dopo che avevano attraversato il mare, proprio come era successo al popolo di Israele che nella festa di Pasqua aveva attraversato il Mar Rosso. Quindi questo miracolo si svolge nel contesto della festa di Pasqua, la festa più importante per gli Ebrei, quella che rappresenta il centro della loro fede e il messaggio di salvezza, ma che è anche quella a cui Gesù porterà i cambiamenti più importanti attraverso la sua passione, morte e risurrezione.
C'è un altro particolare che conviene notare: mentre nei Vangeli sinottici questo miracolo avviene perché i discepoli sono preoccupati del numero di persone che si stanno ammassando e corrono da Gesù per chiedergli di mandarle via; qui, invece, sembra che i discepoli non notino nulla, ma è Gesù che prende l'iniziativa. È lui che si rivolge ai discepoli ma subito l’evangelista aggiunge: “Disse questo per provocare, egli infatti, sapeva quello che stava per compiere”. Nei miracoli l’iniziativa è sempre di Dio ma Lui che conosce le nostre necessità, conosce anche le nostre potenzialità e sempre ci coinvolge nel suo mistero. Da qui si capisce che lo scopo principale di Gesù non è tanto lo sfamare la fame fisica della gente quanto piuttosto dare un insegnamento una lezione di vita, specialmente ai discepoli. Ci saremmo aspettati subito il miracolo, invece lui chiede: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?” Il primo a rispondere è Filippo. Il suo nome è greco, allora lui rappresenta la capacità di ragionare di fare i calcoli. La conclusione del calcolo umano è scoraggiante: dove trovare soldi per comprare il pane per tutte queste persone? Poi interviene Andrea. Lui è un po' più aperto, “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci”; ma poi anche lui si lascia prendere dallo scoraggiamento, “Che cos’è questo per tanta gente?”. Questo è il punto in cui Gesù vuole portarci: di fronte a un muro insormontabile in cui i ragionamenti umani non sono più sufficienti e noi siamo obbligati a sperimentare la nostra incapacità, la nostra insufficienza. Questo ci invita a pensare a qualcos'altro, o meglio a qualcun altro, che può risolvere il problema. Noi cristiani dobbiamo misurarci non solo con le nostre capacità umane, ma con lo straordinario evento dell’irruzione di Dio nella nostra storia. Gesù è presente e Lui può fare la differenza, ma la differenza la fa se noi abbiamo il coraggio di donargli i cinque pani che abbiamo.
Il vangelo ci presenta un’umanità affamata di cui anche noi facciamo parte. Tutti abbiamo fame e cerchiamo qualcosa che possa nutrirci. Abbiamo fame di affetto, fame di relazioni, abbiamo fame di cose vere che riempiano il vuoto della nostra vita. Però spesso non siamo capaci di nutrirci, non sappiamo scegliere il cibo vero, quello che sazia, e ci accontentiamo del cibo spazzatura dolce al palato ma amaro allo stomaco.
Quando hai fame, pensi prima di tutto a te stesso. È difficile accorgersi della fame degli altri. Gesù invece sa che la fame passerà solo se siamo capaci di fermarci a considerare la fame degli altri: di cosa hanno bisogno quelli che stanno davanti a lui. Gesù ci chiede un esercizio di decentramento. Ci propone di non rimanere fissati sulla nostra fame. Gesù ci chiede di provare ad andare oltre la logica delle buone ragioni e ci propone di entrare nella logica della condivisione. Il miracolo accade solo quando i discepoli sono disposti ad abbandonare i verbi del possedere e accettano di usare il verbo «dare». In questo testo del Vangelo di Giovanni, Gesù non moltiplica e non divide ma “con-divide”, cioè chiede semplicemente di dare.
Tutti abbiamo fame e cerchiamo qualche cosa che ci aiuti a riempire il vuoto che abbiamo dentro di noi, ma siccome questa vuoto che sperimentiamo è causato non dalla mancanza del cibo materiale ma di quello spirituale, allora la soluzione è nel ricercare questi valori veri che diano un senso nuovo alla nostra vita. Abbiamo fame di affetto, di relazioni, di verità, di sicurezza.
Noi ci vergogneremmo a presentare 5 pani a chi deve dare da mangiare a 5000 persone. Quel bambino no, e la sua semplicità e generosità rendono possibile il miracolo. Mentre i discepoli si scoraggiano il ragazzino offre con coraggio i 5 pani. Noi ci lamentiamo spesso della mediocrità delle nostre opere, delle strutture e, seguendo la logica umana, l’impossibile diventa la ragione giusta per sentirci liberi e ritirarci nella passività. C’è bisogno di consegnare a Dio quello che siamo e facciamo, dare a Dio il volante per guidare la nostra vita, allora il poco diventa molto e la scarsezza diventa abbondanza. Gesù ci vuole attivi nella Fede perché la Fede non si basa su soluzioni umane ma sulla certezza dello «Straordinario» che è Cristo che vive in noi. La Pasqua è il momento in cui Dio si manifesta. Se la nostra religione deve basarsi solo sull'umano, perché parlare della resurrezione? Se la nostra religiosità consiste solo nel mettere in pratica una serie di principi etici, che senso ha che ci mettiamo a celebrare l'Eucaristia dov'è il pane diventa Cristo e a noi viene dato l’accesso all'eternità? Il Cristianesimo non è una lista di regole da applicare o di riti da compiere, ma una vita da vivere con l'Onnipotente. Dio è onnipotente nell’Amore e nella Misericordia. Se noi nella nostra vita ci basiamo solo sulle possibilità umane abbiamo fallito già in partenza. Noi i cinque pani vorremmo tenerceli in tasca, Gesù ci dice: «Donateli». Il fatto che il miracolo avvenga a Pasqua ci ricorda l'altro grande avvenimento avvenuto nella Pasqua Cristiana, non in quella ebraica, cioè l'istituzione dell'Eucarestia. Di questo vuol parlarci il miracolo di oggi, che infatti, non si ferma lì ma che è solo l'introduzione a un grande discorso che prosegue per tutto il capitolo 6 e che noi leggeremo nelle prossime tre settimane. Questo discorso riguarda il “pane della vita”, cioè il mistero dell'Eucaristia. Essa è il vero pane che può riempire, soddisfare, tutte le nostre necessità. Nell'Eucaristia noi doniamo poco a Dio, pochi grammi di farina e poche gocce di vino, ma essi diventano il Corpo e il Sangue di Cristo, quel Cristo che entra in noi per salvarci. Ma questo miracolo è possibile solo attraverso la Fede ed avrà efficacia in noi solo se poi noi viviamo di Fede. Allora nella nostra vita dobbiamo partire dall'esperienza della vera fame, dell'essere poveri e insufficienti, del nostro desiderio di trovare risposte vere ai nostri bisogni, dell'aver bisogno dell'intervento di Gesù.
Oggi siamo qui per celebrare l'Eucaristia. Cerchiamo di vivere a fondo questo mistero. Esso è il centro della nostra vita, è un miracolo grande e straordinario che ci chiede di essere grandi nella nostra generosità.
1. Di cosa hai fame in questo momento della tua vita?
2. Ti sei accorto della fame di chi ti sta accanto?