Veri amanti, non fondamentalisti


Come fare il salto di qualità. (Mt 5, 17-37)
Il Vangelo di oggi, se preso isolato dal suo contesto e soprattutto se preso alla lettera rischia di essere frainteso come un manifesto fondamentalista. Vediamo di comprenderlo meglio. Siamo ancora all’interno del discorso della montagna, cioè del discorso che Gesù fa all’inizio della sua vita pubblica. Esso era iniziato con le Beatitudini e proseguiva con l’invito ad essere “sale” e “luce”. Ma uno si potrebbe chiedere: “Sì, ma in pratica cosa devo fare?” È sufficiente seguire le regole che ci sono? Oppure, dobbiamo rigettarle? La risposta di Gesù è lunga e articolata e prosegue per altri due capitoli del vangelo di Matteo. Naturalmente oggi ne vediamo solo l’inizio.
Gesù, con il suo modo di parlare aveva dato l’impressione di voler demolire la legge; non tanto la legge in sé, ma le attese e le speranze suscitate da essa. I Giudei di quel tempo, nella loro mente, avevano chiara una cosa: erano il popolo eletto e presto o tardi avrebbero dominato tutti gli altri popoli; tutti si sarebbero inchinati davanti a loro. Per ottenere questo bastava ingraziarsi Dio seguendo le leggi che lui aveva dato tramite Mosè. Ora Gesù sembra voler demolire tutto minando il valore dell’autorità, dando la preferenza a chi serve, a chi è in basso.
Allora Gesù chiarisce: neppure uno iota, cioè la più piccola parte della legge svanirà. Però, questi precetti scritti nella Torah li chiama “precetti minimi” perché essi non sono la meta ultima dell’uomo. Ora Lui è venuto a presentare quelli che sono i veri valori, cioè come fare un balzo avanti nel capire la legge. Allora inizia la sua spiegazione dicendo: “Se la vostra giustizia non andrà al di là di quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. Oggi vediamo i primi quattro balzi di qualità.
Primo balzo in avanti da fare per essere uomini pienamente veri riguarda il come interpretare il comandamento “Non uccidere”. “Avete inteso che fu detto agli antichi”, Lo ha detto Dio per ribadire l’intangibilità della vita dell’uomo. Per realizzare il disegno di Dio sull’uomo è sufficiente non ucciderlo? Qualcuno, prendendo il comandamento alla lettera potrebbe dire: “Finché l’altro non muore io non faccio alcun peccato anche se lo sto torturando, eccetera”. Tutti i re dell’antichità si costruivano una statua e chi toccava quella statua, anche solo sfiorandola, offendeva il re. Ebbene Dio si è fatto una sua statua ed essa è l’uomo, chi tocca l’uomo offende direttamente Dio. Poi continua: “Ma io vi dico”. Quel “ma” messo nella traduzione sembra avversativo come se Gesù volesse contraddire la norma. In verità non c’è nessuna avversione. La traduzione giusta è: “Ora io vi dico”. Quanto detto prima è bellissimo, intoccabile, ma va spinto avanti fino alla sua più alta potenzialità che ora io vi indico. Gesù fa capire che non si toglie la vita solo quando l’altro muore fisicamente ma in molti altri modi, ad esempio con l’ira. L’ira è una pulsione che in teoria dovrebbe scattare in noi quando non si vede accadere il bene. Ma l’ira di Dio, spesso descritta nella bibbia, non si scatena contro il peccatore ma contro il male stesso. Se tu, invece di colpire il male in sé, colpisci chi lo compie, vai contro la sua vita. Anche il solo pensare “Io voglio che tu non viva, starei meglio se tu non esistessi” è in sé un omicidio, anche se rimane solo nella nostra mente.
Gesù va ancora più a fondo: “Chi dice al fratello stupido”, cioè disprezzarlo, farlo sentire incapace, togliergli la gioia di vivere, e qualunque parola che possa togliere all’altro qualcosa, sono piccole forme di omicidio.
Allora come comportarci? Ci capita sempre di scontrarci con le persone con cui viviamo. Ci si fa del bene, ma alle volte anche del male. Che cosa fare? Dobbiamo riconciliarci col fratello. Questa riconciliazione per Gesù è così importante che, per spiegarla, egli ricorre a un’immagine che per quell’epoca era impensabile. Per la legge ebraica quando si iniziava un’azione liturgica essa non poteva essere interrotta per nessun motivo. Gesù parte da questa situazione. Attenzione! Qui Gesù non dice: “Se hai fatto qualcosa contro il fratello”, ma “Se tuo fratello ha qualcosa contro di te”. L’importante per lui non è di chi sia la colpa. La lontananza, la divisione è già in sé un problema perché è un ostacolo all’amore. Se tu sei lontano da tuo fratello e ti avvicini a Dio sei un ipocrita. Non puoi avvicinarti a Dio se hai allontanato l’altro in cuor tuo.
Il secondo balzo in avanti viene analizzando la legge sull’adulterio. Perché? Perché Dio ha fatto bene le cose. Il rapporto d’amore tra marito e moglie è talmente bello e completo che qualsiasi cosa fai contro di esso lo rovina. Questa era la Torah. Ora Gesù aggiunge: Non si tratta di vedere cosa fai, ma cosa hai nel tuo cuore. Dove inizia l’adulterio? Nel cuore. Il peccato va aggredito alla radice, non c’è da aspettare che produca frutti. Anche qui porta degli esempi esagerati per far capire l’importanza di quel che c’è in gioco. “Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo”: Abbi il coraggio di fermare subito quello che potrebbe condurti a tradire l’amore e rovinarlo; non aspettare, perché è facile perdere il controllo altrimenti stai gettando la tua vita nell’immondezzaio. Lo stesso discorso vale per la mano, che nel linguaggio di Gesù rappresenta il controllo degli istinti. Di fronte a certe situazioni devi avere il coraggio di fare dei passi decisi. Qui Gesù usa la parola “Geenna” che normalmente veniva interpretata come “Inferno”. È un’interpretazione sbagliata. La Geenna era un luogo fisico, esistente. Era una piccola vallata nella periferia sud di Gerusalemme, dove venivano buttate le immondizie della città. Gerusalemme a quei tempi aveva circa 100-150 mila abitanti e tutti i rifiuti della città venivano buttati lì. Naturalmente l’odore era insopportabile e spesso si creavano incendi di autocombustione o anche provocati dall’uomo, per ridurre l’ammasso di sporcizia. Quindi, quando Gesù usa le parole “buttare nella Geenna”, vuol dire: stai riducendo la tua vita a immondizia degna di essere bruciata nella discarica.
Il terzo balzo riguarda la legge che permetteva il ripudio della moglie. Al momento del matrimonio i due sposi firmavano un contratto che, di solito, era disegnato in maniera molto colorata e bella. L’atto di ripudio, invece, era un documento, di solito molto scarno e brutto in cui si scriveva una parola non ebraica: “GeT” con la quale si rompeva il contratto precedente. Questa parola fu inventata usando le due lettere G e T perché esse non compaiono mai assieme nella Torah, e neppure esistono frasi in cui una parola finisce per G e la successiva inizia per T. A quella parola fu dato il significato di “rompere”. Di fronte alla prospettiva di rompere il contratto che siglava l’amore matrimoniale Gesù allarga il ragionamento. Lui imposta il suo pensiero così: la mentalità che avete, tutte le scelte e le azioni che fate sono umanizzanti o disumanizzanti. Sui principi non ci sono cedimenti, quindi un vero amore non accetta di essere rotto. Qui però, come in tutte le altre parti, si deve condannare il peccato, non il peccatore perché nessuno ha il diritto di giudicare o condannare le persone, ma solo di amarle e aiutarle nella ricerca della verità.
Un quarto balzo riguarda il giuramento. Il giuramento non esisteva nell’antico popolo di Israele, perché Dio era sempre testimone delle nostre parole. Durante l’esilio di Babilonia, però, gli Ebrei avevano assunto l’abitudine che i Babilonesi avevano di giurare su ogni cosa, anche a sproposito. “Dio mi bruci la mano se …” Era un modo per fare impressione su chi ascoltava, e tanto più uno stava mentendo, tanto più si sentiva in obbligo di giurare su qualcosa di grosso. Si arrivava a dire, persino: “Giuro sulla vita dei miei figli …”. Gesù richiama i suoi discepoli alla lealtà iniziale, ogni giuramento non ha più alcun senso. Questo mondo in cui la falsità era diventata la normalità, in cui i rapporti tra le persone non erano più basati sull’amore e sul rispetto per l’altro, va chiaramente contro il piano di Dio e quindi è rigettato da Gesù. Nel suo mondo, quello basato sulle Beatitudini, quello in cui noi dobbiamo essere il sale e la luce, tutto è guidato solo dall’amore per cui la parola dell’altro ha più valore di ogni giuramento.
Da tutto questo si capisce il modo di pensare di Gesù: le leggi rappresentano solo il minimo, il punto di partenza, da lì bisogna incominciare a scalare la montagna dell’amore per innalzarci alla vetta di Dio e risplendere come luce ed esempio per la salvezza del mondo.

Post popolari in questo blog

Gesù è davvero un re?

I santi, nostri amici

Cosa dobbiamo fare?