Guerra e pace, perché? Cosa ne pensa Gesù?


Guerra e pace, storia scritta 2000 anni fa come oggi. Lc 12, 49-57

Fuoco, battesimo, guerra, divisioni famigliari: alle volte sembra che Gesù ce la metta tutta per fare confusione. Cerchiamo di chiarire le cose.
Gesù applica a se stesso due immagini: il fuoco e il battesimo.
La figura del fuoco nella bibbia ha un posto importante. Nel solo Antico Testamento è nominato ben 387 volte. Il fuoco ha determinato il progresso dei nostri antenati: ha fornito prima il calore, poi è stato usato per la cottura dei cibi, infine per fondere i metalli e forgiare arnesi. Lo ritroviamo anche in molte leggende e miti e sempre rappresenta qualcosa di soprannaturale. Nella bibbia esso è spesso una manifestazione di Dio che interviene nella storia dell’uomo: pensiamo alla colonna di fuoco che accompagna gli Ebrei nel deserto, alla fiamma che passa tra gli animali divisi da Abramo per suggellare con lui il primo patto. Il monte Sinai era tutto fumante perché il Signore era sceso nel fuoco. L’immagine più famosa è forse quella del roveto ardente dal quale Dio parla a Mosè. Il fuoco è anche immagine dell’intervento purificatore, vedi Sodoma e Gomorra.
Nel Nuovo Testamento Giovanni Battista dice che verrà uno, il Messia, che battezzerà in Spirito e fuoco.
Chiaramente nel vangelo di oggi si parla di fuoco purificatore ma questo non si riferisce al fuoco dell’inferno perché Gesù non può desiderare ardentemente che l’inferno venga. Il fuoco di Dio non distrugge, fa pulizia non dei figli di Dio ma del male presente in ogni uomo. Quindi questo fuoco è per noi una benedizione. È il fuoco della Pentecoste. Allora questo fuoco che brucia tutto non può essere altro che il fuoco dell’amore, un incendio che parta da dentro e purifichi tutto.
Veniamo alla seconda immagine, il Battesimo. Battezzare significa immergere. Sappiamo che il battesimo è la nostra unione alla morte redentrice di Cristo. Questa acqua che Gesù invoca oggi per il suo battesimo è proprio la sua morte in croce, momento in cui realizza l’amore di cui abbiamo appena parlato. Per scatenare l’incendio purificatore è necessario che lui sia immerso in queste acque, le acque della sua morte. Gesù era un personaggio scomodo, attirava molti con i suoi discorsi e metteva in dubbio l’autorità dei capi del popolo, per questo essi vogliono ucciderlo, per spegnere il fuoco che brucia in lui e capovolge tutti i criteri di giudizio del mondo. Per Gesù affrontare questa morte non è allora una sconfitta, ma l’inaugurazione del battesimo, cioè l’apertura di quella porta che rende possibile a tutti di entrare in Dio.
E qui subentra un richiamo di Gesù: Siete tanto esperti delle cose del mondo, della natura e non vi rendete conto che questo mondo va alla deriva proprio perché gli mancano questi due aspetti necessari: il fuoco e l’acqua cioè una vera nozione di amore che sia legata alla morte di Cristo. Il mondo fa fatica ad accogliere questi due segni. Oggi l’amore è confuso con la gratificazione, il piacere, e ogni discorso di croce, sofferenza, sconfitta, viene rigettato. Molti pensano: “Non c’è più bisogno di purificazione, siamo già tutti perfetti, non c’è bisogno di crescita, siamo già degli eroi, non c’è più bisogno di apprendimento, siamo già degli esperti, degli esperti su come soddisfare i nostri desideri e i nostri piaceri e non ci accorgiamo che stiamo rovinando il mondo, la società e persino le persone che più amiamo”.
Succedeva già al tempo di Gesù; Lui li ha avvisati del pericolo, ma loro lo hanno ignorato, se ne sono sbarazzati perché era scomodo, nonostante i miracoli che faceva. Alcuni anni dopo scoppiano le persecuzioni, chi ancora crede in Cristo comincia ad essere condannato e questo crea divisioni all’interno delle stesse famiglie tra chi non vuole rinunciare alla sua fede e chi, per paura delle autorità arriva persino a denunciare i suoi famigliari. Nell’anno 70 d.C. arrivano i Romani che devastano la Palestina e distruggono Gerusalemme e il Tempio.
Gesù è venuto a portare la pace, ma essa non è la pace di prima, cioè la semplice assenza di guerre. Lui porta una pace nuova che ribalta tutti i valori vecchi, quindi i conflitti si sperimentano prima di tutto nell’intimo, tra la coscienza e i desideri, e poi anche all’esterno, in un mondo segnato da egoismo, corruzione, arrivismo, accumulo di beni, eccetera. Tutto questo il fuoco del messaggio di Gesù vuole bruciarlo. La pace vera deve essere costruita sulla verità, sul rispetto di tutti, ma chi non ha il coraggio di abbracciare questa pace, allora si trova nella necessità di combatterla.
È a questo livello che si sviluppano le divisioni di cui parla il vangelo di oggi. Il mondo vecchio reagisce, non ci sta ad essere cancellato dal messaggio di Gesù, vuole confermare il suo dominio.
La nascita del mondo nuovo voluto da Cristo non è né facile né spontaneo ma deve passare attraverso il dolori del travaglio e del parto, ma sono dolori non di morte ma di vita. Spesso non ce ne rendiamo conto, non riusciamo a imparare dalla storia, continuiamo a ripetere gli stessi errori e le guerre si moltiplicano, le divisioni pure, la corruzione, l’inquinamento. Non impariamo mai.
Noi Cristiani dobbiamo rilanciare una guerra, la guerra dell’amore, ma dell’amore vero, quello che parte dalla Croce di Cristo, dall’acqua che uscendo dal suo costato ci ha battezzati. Come Cristo dobbiamo imparare a combattere col perdono, con la condivisione, con l’accoglienza, col sorriso. Molti si opporranno, ci chiameranno “perdenti”, “ignoranti”, “stolti”, e noi dobbiamo rispondere con la perseveranza e l’amicizia, il tempo ci darà ragione perché l’ultimo a vincere è sempre Cristo e Cristo vince sempre nella carità.

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