Il Paraclito, ovvero il nostro compagno di viaggio


Il Paraclito, ovvero il nostro compagno di viaggio. Gv 15, 26-27, 16,12-15. 

Al giorno d’oggi chi è che comanda? Chi riesce a motivare o guidare le decisioni delle persone? Questa è una domanda importante. Non è una domanda da poco conto perché dalla sua risposta dipendono il nostro futuro e il futuro del mondo intero.
Se dovessi dare una risposta di primo acchito, direi che la maggior parte delle scelte uno fa sono motivate dalla sete di potere, la cupidigia, l’invidia, e alla fine di tutto la paura.
Gli apostoli hanno vissuto per tre anni assieme a Gesù, hanno lasciato che lui prendesse tutte le decisioni, come fa un bravo allievo con il suo maestro. Ora Gesù è partito ma prima di andarsene ha promesso di mandare il Paraclito. Chi è questo personaggio misterioso?
La parola Paraclito vuol dire “accompagnatore” e “difensore”, e nel mondo giuridico indicava l’avvocato difensore che accompagnava l’accusato in tribunale. Nella Bibbia, ed esattamente nell’Antico Testamento, venivano indicate come paraclito tutte le opere buone che qualcuno compiva. Nel loro modo di pensare, quando uno si trovava di fronte a Dio, veniva da Esso giudicato per tutti gli errori fatti, ma se aveva con sé una buona scorta di opere buone, queste lo potevano difendere.
A ben pensarci molto spesso noi ragioniamo ancora così. Troppo spesso viviamo una vita cercando solo di evitare i peccati, di guadagnarci il paradiso; Dio è qualcuno da temere perché sta lì con un taccuino in mano a prendere nota di tutti i nostri sbagli.
Gesù rigetta questa mentalità; il Paraclito non ce lo guadagniamo noi con le nostre opere buone, ce lo dà lui. Perché? Prima di tutto perché non è da Dio che dobbiamo difenderci ma dal Male. Dio non è contro di noi, tanto è vero che ci ha mandato suo Figlio per salvarci, quindi non ha nessun interesse a punirci; Lui ci vuole con sé, ma ci dobbiamo difendere dal maligno che in tanti modi cerca di rompere questo patto di salvezza che abbiamo fatto con Dio tramite Cristo. Il diavolo cerca di staccarci, di far sì che scegliamo di andare lontani da Dio. Ecco allora che Gesù, dopo aver fatto la sua parte, non ci lascia soli ma ci dà qualcun altro che continui a proteggerci.
Noi sappiamo bene chi è questa persona che Gesù ci invia: lo Spirito Santo. Quello che invece è interessante scoprire è come fa lo Spirito Santo a proteggerci dal male. Il Vangelo di oggi indica due modi.
Prima di tutto dice che il Paraclito ci darà testimonianza su Gesù. Il testimone è colui che conosce un fatto per averlo visto direttamente, e lo racconta ad altri per chiarire loro le idee. Lo Spirito Santo conosce tutto di Gesù, essendo “Uno” con Lui in Dio e lavorando per lo stesso scopo che è la nostra salvezza. Ora, troppo spesso noi ci dimentichiamo di questo, perdiamo di vista la presenza di Gesù nel mondo e la presenza di Dio. Troppo spesso agiamo come se lui non ci fosse o addirittura non esistesse o almeno non si interessasse di noi. Ebbene primo compito dello Spirito Santo è ricordarci della presenza di Dio nella nostra vita.
Secondo compito, simile al primo, è guidarci alla verità tutta intera. La verità è un argomento tanto discusso oggi, dato che ormai sembra non esista più; sembra che tutto sia relativo. C’è una cosa su cui non possiamo avere dubbi: veniamo tutti da Dio e siamo destinati là, allora tutte le cose si comprendono nella loro interezza solo se analizzate da questo punto di vista. Lo spirito ci parla attraverso la coscienza, attraverso i fatti della vita, attraverso le parole di chi ci sta vicino, attraverso la riflessione della sua parola. Questo processo si chiama “discernimento” e non è facile da realizzare proprio perché il mondo è invaso dalla menzogna e da fini malvagi; ci vuole allenamento, consonanza di spirito e di ideali con Lui.
Quindi Dio molto raramente agisce nella nostra vita con miracoli o con cose grandiose, il più delle volte ci parla nella quotidianità, nella semplicità, nel silenzio. Non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che Dio lo si trova solo nelle grandi scelte mentre la quotidianità è un luogo dove lui non c’entra.
Papa Francesco ha riassunto tutto questo processo con la parola “santità” e ci dice chiaramente che tutti noi siamo chiamati a farci santi e santi si diviene nelle piccole cose.
Quindi, riassumendo, si può dire che il lavoro specifico dello Spirito Santo è di aiutarci a vedere Dio presente nelle cose e a vedere come le cose hanno senso solo se lette in Dio. Tocca a noi adesso scendere al pratico perché questo è un lavoro 24/7, come si dice in gergo commerciale, cioè 24 ore al giorno 7 giorni a settimana.

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