Dio e Maria, uniti nello stesso piano

Festa di Maria Ausiliatrice                                                                             Seregno 27 Maggio 2018

La celebrazione di oggi è un po’ particolare: liturgicamente è la Festa della Santissima Trinità, ma noi stiamo festeggiando la nostra patrona Maria Ausiliatrice.
Qualcuno potrebbe pensare che le due celebrazioni siano incompatibili, oppure pensare che festeggiare la Madonna oggi sia un mancare di rispetto a Dio dato che la sua festa è più importante. Questo modo di pensare non è esatto; dobbiamo comprendere chiaramente chi è Maria e quale sia il suo rapporto con Dio e il ruolo che Dio stesso le ha affidato. In poche parole oggi vogliamo vedere la madonna dal punto di vista del contributo che lei ha dato al piano della redenzione. Naturalmente la redenzione è dono di Dio ed opera esclusiva di Cristo con la sua morte e resurrezione, ma come in tutte le cose si serve il più possibile di noi uomini, ci vuole rendere partecipi del suo piano perché è un piano d'amore e l'amore non può mai essere a senso unico, anche se è amore totale, anzi, proprio perché è amore totale coinvolge in tutto l'amato.
La nostra salvezza non è mai solo un problema individuale, siamo tutti parte del corpo mistico di Cristo. Allora se tutto è basato sull'amore chi ha amato di più avrà avuto un ruolo più importante.
Chi è Maria? Lei è stata prescelta da Dio per diventare la madre di Gesù e in quanto tale è divenuta la Madre di Dio. Lei ha risposto a questa chiamata di Dio con un sì umile ma fermo e irrevocabile al momento dell’annunciazione e da quel momento ha iniziato un cammino a fianco di Gesù per dargli la vita, proteggerlo, educarlo, istruirlo e poi per seguirlo, imparare da lui e condividere con lui tutto.  Questo, per entrambi, è stato un cammino di crescita nella fede. Senza dubbio sarà stato difficile accettare che Gesù prendesse la sua strada perché in un certo senso questo significava una separazione, e un incamminarsi verso quel destino che avrebbe provocato che la spada le trafiggesse il cuore.
Maria avrà avuto paura? Certo, come donna e anche come madre e avrà insegnato a Gesù ad avere paura. Più si ama una persona, più ci si preoccupa per lei e si ha paura che possa accadergli qualcosa. La paura è un sentimento umano importante, paura del pericolo, paura della sofferenza, sua e di suo figlio. Se non c'è paura non c'è fede, non c'è amore. La fede non cancella le debolezze umane ma dà la forza per superarle. La paura potrebbe bloccarci, impedirci di agire, allora rimane umana ed è negativa, oppure può diventare fonte di fede e di abbandono in Dio.
L’episodio centrale per noi oggi è quello in cui vediamo Maria ai piedi della croce. Lei Donna e madre è lì con il Figlio per schiacciare la testa al serpente. Come  partecipa a questo momento della vita di suo figlio? Qual'è la sua parte? Giovanni Paolo II nell'Enciclica Redentoris Mater ha questa espressione: “Soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata", in questo modo Maria "serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce”.
Soffrire con il Cristo che soffre, accettare con amore questa sofferenza. Sofferenza perché dettata dall'unione di amore, ma accettazione perché la fede gli dice che questa è la strada scelta da Dio per la salvezza di tanti, compresi quelli che sono in quel momento la causa prima di questa sofferenza. Qui si sviluppa il mistero della sofferenza. Cristo in croce soffre da una parte perché il suo corpo soffre: le ferite, il corpo che perde in capacità di sopportazione ecc. ma soffre anche e soprattutto perché vede che in quel momento in cui sta offrendo tutto per salvare tutti, c'è gente che forse questa salvezza non l'avrà perché si ostina a rigettare la sua offerta d'amore.
Maria è corredentrice perché entra nel mistero di questa seconda sofferenza di Cristo, la più intima, la più profonda che solo lei che ha condiviso in tutto il piano del figlio in tanti anni di vicinanza e condivisione riesce a capire. È un soffrire non in sé ma per il piano di salvezza. Ecco allora che quando il figlio le affida l'umanità dicendole: “Donna (collaboratrice del piano) ecco tuo figlio”, lei con premura si preoccupa che nulla vada perduto di quel dono che suo figlio sta facendo in quel momento, che tutti, il più possibile, arrivino ad accettare la passione redentrice di Gesù. Io mi immagino Maria che cammina per le strade di Gerusalemme, o del mondo intero, guardando la gente e dicendo tra sé: “anche questa persona mio figlio la vuole salvare, anche per lei è morto”. Il povero, l'ammalato, il rifiutato, ma anche e soprattutto il peccatore, il blasfemo, il ribelle, diventano oggetto del suo interesse, della sua premura, del suo amore per trovare un modo per far breccia nel loro cuore perché accettino il Cristo. Non so se avete visto il film “La Passione di Cristo”. Dopo la flagellazione portano via Gesù, Maria riesce ad entrare sul luogo e vede il sangue di suo Figlio per terra. Corre, prende uno straccio e comincia a raccogliere quel sangue. Nulla deve essere perso del sangue sparso da suo figlio. Immagine bellissima del posto di Maria in quel mistero grande.
Maria avrà ripensato alle parole dell'angelo che parlando di Gesù aveva detto: “Sarà grande e Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre”. Contraddizione? Noi uomini diremmo di sì. No, invece, se accettate con la fede. La natura umana le ricordava allora le parole di Isaia quando parlava del servo innocente condannato per i peccati di molti.
Quanto sono imperscrutabili le parole di Dio, inaccessibile la sua volontà. In quel momento Maria partecipa alla spoliazione del figlio, lui spogliato dei vestiti e un po' alla volta della vita, lei spogliata dell'onore di essere madre, dell'attaccamento a tutto quello che di umano era rimasto della loro relazione.
Il culmine della scena, non raccontata dai vangeli ma rappresentata da tanti grandi artisti, è quando depongono Gesù dalla croce e lei, madre, lo prende tra le sue braccia. Qui c'è il tutto della passione umana, ma anche la morte di essa. Maria racchiude tra le braccia l'uomo e il Dio, e consegna a Dio l'uomo a cui lei è stata talmente attaccata in un atto supremo di rinuncia per rimanere identificata con lui solo nella missione, nella divinità. Risuonano le parole di Giobbe: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Sia benedetto il nome del Signore”. Non so se avete mai avuto occasione di vedere le “Pietà” scolpite da Michelangelo. Senza dubbio conoscete quella in Vaticano, considerata la scultura più perfetta di sempre. Ebbene essa è stata scolpita all'età di 24 anni, all'inizio della carriera, ma molti anni dopo ne scolpì altre tre. In esse Maria perde la perfezione della bellezza umana femminile e attraverso il dolore che la deforma diventa simile, unita, quasi un tutt'uno col figlio che sorregge. I critici le definiscono opere incompiute, ma Michelangelo non le ha lasciate incompiute perché non aveva la capacità di finirle o perché non gli piacessero, ma perché aveva capito che non poteva dare forme perfette umane dove si celebrava la distruzione dell'umanità.
Noi veneriamo Maria Ausiliatrice. Forse abbiamo sempre pensato che questo volesse dire colei che ci aiuta, nel senso che quando abbiamo qualche problema andiamo da lei, preghiamo e lei ci fa il miracolo. Oggi, invece, ho voluto presentarvi Maria un essere umano come noi, un modello per noi, una compagna di viaggio. Abbiamo scoperto che lei ci aiuta portandoci con sé ai piedi della croce, soffrendo con noi e aiutandoci a soffrire, a capire che quelle sofferenze sono parte del piano redentivo di Dio. Lei ci è a fianco con amore perché noi apparteniamo al suo figlio e niente di quello che appartiene a Gesù deve andare perso.
Lei, tanto unita a Cristo, porta a compimento l’incarico che Lui gli aveva dato: “Donna, ecco tuo figlio” e quindi si prende cura di ciascuno di noi come si prenderebbe cura di Gesù. Però in quel momento Gesù aggiunge un’altra frase, questa volta rivolta a noi: “Ecco tua Madre”. Quindi dobbiamo onorare Maria come si onora la migliore e la più potente delle madri ed essa sicuramente ci condurrà a suo figlio Gesù.

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