Maria modello di accoglienza del Dio che viene: L'annunciazione



24 Dicembre 2017    IV Domenica anno B.    (Lc.1,26-38)
Siamo arrivati alla vigilia di Natale e la liturgia ci presenta Maria come modello per gli ultimi momenti di preparazione a questa grande festa. Nelle due domeniche scorse abbiamo riflettuto sulla figura di Giovanni il Battista, sul suo coraggio di proclamare la verità e soprattutto sulla provocazione lanciata alla società del suo tempo attraverso il suo stile di vita. Oggi, guardando a Maria, potremmo dire di trovarci di fronte ad una persona che fu esattamente l’opposto. Giovanni predicava, Maria rimane nel silenzio, Giovanni è andato nel deserto, Maria è rimasta nella sua casa di Nazareth. Giovanni ci ha presentato una meta a cui prepararci, cioè la venuta del Messia, e come prepararci, cioè la conversione dai peccati. Maria ci presenta invece la verità profonda di tale avvenimento: Dio si fa uomo, si fa umile per essere con gli umili e si serve degli umili per salvare tutti. Di cosa ha bisogno? In teoria di nulla, in pratica della nostra disponibilità, fede e generosità.
Dio, attraverso l’angelo fa una proposta difficile, pericolosa a Maria, diventare madre ma non dal suo promesso sposo, ma direttamente dallo Spirito Santo. Una proposta forte, difficile da comprendere e da accettare per qualsiasi persona di quel tempo, tanto più a Lei che aveva scelto di rimanere vergine.
Voi pensate che Dio chiedendo a Maria di diventare madre le abbia tolto la libertà?
Abbiamo letto il brano dell'annunciazione. Qual'è l'atteggiamento di Maria? È una ragazza semplice, di famiglia umile di un piccolo villaggio. Ha profonda conoscenza di Dio, una conoscenza che le deriva dalla sua spiritualità e dagli insegnamenti della famiglia. Le ragazze di quell'epoca non andavano a scuola e normalmente neppure alla sinagoga quindi gli insegnamenti gli arrivano dal padre e dalla madre, dalle tradizioni espresse in famiglia, e molto, forse la gran parte, dalla sua riflessione personale, la preghiera e la meditazione.
Quanto avrà capito del messaggio dell'angelo? Di sicuro ha capito che sta per diventare madre, che è opera di Dio, quindi non si richiede l'opera del suo promesso sposo Giuseppe. Credo che questo sia quanto lei ha capito, non molto di più. Di sicuro non ha capito niente di quanto dovrà capitarle, delle sofferenze, delle persecuzioni, della vita pubblica di Gesù, della sua passione e morte, della sua resurrezione. Ma ha detto di sì, un sì incondizionato perché non è un sì al piano ma un sì a Dio. Per il resto si fida “si compia in me la sua volontà”.
Ecco allora il primo punto: obbedire non vuol dire capire il senso di quel che si chiede ma capire che c'è Dio di mezzo. Non so dove andrò a finire ma se c'è Dio tutto andrà bene. Non so cosa farò, ma se c'è Dio ci metterà una pezza lui. Non so che senso ha, ma se Dio è là non ha senso andare in direzione opposta.
Quindi obbedienza non è passività, ma si trasforma in gioia di accettare, di partecipare.
“E se ad obbedire ci rimetto, allora cosa succede?” Se lo scopo della mia vita è Dio, allora a seguirlo non ci rimetto nulla perché i miei talenti sono stati dati da Dio per il suo lavoro e quindi adatti a fare quello, non ad andare contro di Lui.
Maria non è rassegnata, passiva, lei chiede. La sua domanda non è per porre una condizione o un ostacolo ma per chiedere una chiarificazione su come dovrà agire. Lei non dice “non posso diventare mamma perché ho deciso di rimanere vergine”, quello che dice è: “Io, nella mia preghiera, ho capito che Dio vuole che io rimanga vergine ed ora Dio mi chiede di avere un figlio, allora in che direzione mi devo muovere per essere sicura di fare la volontà di Dio?” L'adesione a Dio è già data si tratta ora di capire i dettagli pratici.
Questo ci mette di fronte al secondo aspetto importante dell'obbedienza: obbedienza operosa. C'è un film uscito circa 40 anni fa in Francia che si intitola “Je vous salue Marie” Ave Maria. Il regista, ateo, pensa a una Maria, nei tempi moderni a Parigi, che si trova a dover affrontare questa improvvisa volontà di Dio. Accetta contro voglia perché non può mettersi contro Dio, Lei e Giuseppe soffrono la cosa ma rimangono fedeli. Quando poi il bambino nasce e comincia a crescere Maria si rivolge a Dio e gli dice: Io la mia parte l'ho fatta, adesso tu, per favore lasciami in pace. Naturalmente il film è stato condannato dalla Chiesa, ma è un indice di come la cultura moderna abbia paura di Dio, lo senta come minaccioso, usurpatore della libertà. Il Vangelo, invece, ci presenta una Maria che dopo l'annuncio si mette subito in moto, parte per la casa di Elisabetta, accompagna Giuseppe a Betlemme nonostante la sua condizione, si dà da fare ad educare Gesù, a proteggerlo, a cercarlo e, anche quando Gesù diventa indipendente, lo segue, lo accompagna fino alla croce; infine prende su di sé l'eredità dei discepoli e sta in mezzo a loro fino alla fine. Questa è l'obbedienza.
È responsabilità di Dio decidere ma poi diventa tutta responsabilità mia il fare e devo fare del mio meglio, anche se sto partecipando ad un piano che non mi piace, per il quale io avevo idee diverse. Non c'è vera obbedienza senza adesione perché non c'è vera obbedienza senza libertà. Io credo che Maria ha dato l'esempio più alto di obbedienza non al momento dell'annunciazione ma ai piede della croce. Umanamente non può accettare la morte del Figlio, ma con fede è lì e in silenzio adora il volere del Padre che si dischiude nella morte del Figlio e lei è “amorevolmente consenziente” (questa espressione l'ho presa da Giovanni Paolo II). È obbediente al Padre rimanendo lì a morire spiritualmente col Figlio ed è obbediente al Figlio rinascendo come Madre della Chiesa a nome suo.
D'altronde come si poteva accettare umanamente di fare un viaggio pericoloso quando era vicina al parto, come accettare di far nascere il figlio in un luogo non protetto, disadorno, come rischiare di scendere in Egitto, portare il figlio di Dio in un paese di idolatri stranieri? Nulla è stato facile o appagante nella vita di Maria, ma cosa sarebbe successo se anche una sola di quelle volte non avesse obbedito, in nome del buon senso.
E qui troviamo il terzo punto sull'obbedienza di Maria: La sua unione con Dio che le fa accogliere il piano, è talmente profonda che essa coglie non solo il bisogno di essere con Lui e lavorare per Lui, ma diventa uno con Lui anche nel desiderio di raggiungere il fine che il piano si propone. Credo di poter dire che Maria, abbia compreso non solo che deve accettare quel che Dio le propone, ma abbia compreso anche l'infinito amore che Dio ha per l'umanità e quindi anche lei in quel momento abbia sentito di amare l'umanità e dire sì a Dio perché così il piano si realizzi e l 'umanità venga salvata. La Madre di Dio diventa già ora a Nazareth la Madre spirituale della Chiesa, cosa che verrà poi suggellata ai piedi della Croce dalla frase di Gesù “Donna ecco il tuo figlio”. Ecco perché Maria è operosa, perché è diventata un tutt'uno con l'amore di Dio per l'uomo e adesso lei ama come ama Dio perché si è sentita amata da Dio per prima.

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