Natale in Giordania. Il Vangelo testimoniato in un paese mussulmano.
Visita
al Centro San Giuseppe di Zarqa in Giordania.
16-28
Dicembre 2015
Sono
arrivato a Zarqa dopo quasi 27 ore di viaggio, di cui meno di 4
passate in aereo. A causa di un guasto all'aereo greco che da Roma
doveva portarmi ad Atene siamo partiti circa 4 ore dopo e abbiamo
quindi perso la coincidenza. Come compenso la compagnia greca ci ha
provveduto un posto all'hotel Sofilet in Atene dove passare la notte
e un biglietto per il volo il pomeriggio successivo su aereo della
Royal Jordanian. Sono arrivato quindi ad Amman nel tardo pomeriggio
di Mercoledì 16 Dicembre.
L'accoglienza
è stata calorosa come sempre. Il clima è mite e secco.
Una
cosa che mi ha colpito è che nonostante tutte le notizie che si
hanno di paura del terrorismo, non ho visto dispiegamenti di polizia
o controlli più stretti del solito. Sembra un clima molto
tranquillo. Arrivati al centro, poi colpiscono già da lontano le
luci poste sul nostro santuario e sulla casa, luci di festa
natalizie, senza alcuna paura di rappresaglie.
Padre
Hani, incaricato del santuario è super impegnato per gli ultimi
preparativi per la festa di domenica e per il Natale che sta ormai
alle porte. Siamo già nella novena e tutti i giorni alle 6:00 di
sera vengono una trentina di persone a pregare e partecipare alla
Messa.
Entrati
in chiesa si nota subito il grande presepio preparato davanti
all'altare e una grande tenda bianca che copre il muro di fondo e
dietro alla quale si nasconde la grande sorpresa che sarà svelata
domenica.
La
scuola
Il
nostro complesso sorge fuori dalla città di Zarqa, in una zona
comunemente chiamato “Azzarqa Aljadida”, la nuova Zarqa. Quando
arrivammo nel 1984 e acquistammo un pezzo di terra per costruirvi una
scuola a nome del Patriarcato Latino di Gerusalemme, non esisteva
nulla in quella zona che si poteva tranquillamente definire un
deserto arido e sassoso. In zona esisteva una fabbrica di oggetti per
la casa in beccalite e una fabbrica di filtri. La città si trovava a
circa 5 chilometri a sud, mentre 1 chilometro a nord si trovano sia
la raffineria di petrolio che la centrale termoelettrica.
Quando
la gente ha visto che una scuola stava per sorgere, ha cominciato a
comperare appezzamenti di terra e pian piano la zona si è popolata.
Oggi possiamo dire che la zona di Zarqa nuova è abitata da circa
100.000 persone e nuovi appezzamenti di deserto sono preparati per
diventare zone residenziali.
La
scuola è iniziata come centro professionale per aiutare i ragazzi
che non avessero la possibilità di andare al Liceo, specialmente a
causa del loro scarso rendimento scolastico, a trovare un inserimento
nel mondo del lavoro attraverso corsi biennali di addestramento come
falegnami, elettricisti, elettrauti, meccanici, tornitori. La scuola
si è poi pian piano sviluppata aggiungendo corsi di Manutenzione per
computer e corsi di Hotel (cucina, accoglienza e servizio). Questi
due ultimi corsi garantivano un diploma che concedesse agli studenti
la possibilità di accesso all'università.
La
grande svolta è avvenuta nel 2007 quando si è vista la necessità
di aprire anche ai più giovani dalla classe settima in su, sia per
dare una formazione migliore che per garantire un afflusso più
costante ai corsi superiori.
Oggi
la scuola ha oltre 600 studenti con 60 persone addette alla gestione
e l'insegnamento. I cristiani sono circa 130, gli altri sono
mussulmani.
Possiamo
dire con orgoglio che qui si incarna uno dei punti fondamentali della
spiritualità di Don Orione, quello della carità che non chiude le
porte a nessuno e non fa distinzione di razza o di religione, perché
in ognuno vede il volto di Dio nel bisogno.
La
Chiesa
All'interno
del centro sorge il santuario Regina della Pace, che è stato
inaugurato dal Patriarca di Gerusalemme nel 1994. Esso è stato
voluto dalla popolazione locale per ringraziare la Madonna del fatto
che la Giordania è stata risparmiata dalla guerra del golfo. Cosa
molto significativa per i Cristiani giordani, specialmente se si
pensa che anche in questa crisi che ha colpito il Medio Oriente negli
ultimi due o tre anni e il terrorismo dilagante, la Giordania sembra
ancora essere esente da grossi problemi.
I
Cristiani che vivono attorno al nostro santuario si sono presto
affezionati a noi. Fin dai primi anni, nonostante che le famiglie
fossero poche, abbiamo cominciato a radunare i bambini e i giovani
per fare loro un po' di catechismo. Questo ha fatto sì che la gente
si avvicinasse di più a noi ed ha cominciato a venire a frequentare
la messa domenicale nel nostro santuario.
Nel
corso degli anni le attività sono cresciute come è cresciuta anche
la popolazione cristiana della zona e la frequenza al santuario.
Ormai ogni domenica ci sono 3 messe (di cui una al sabato sera).
Bisogna ricordare che in Giordania, essendo paese mussulmano, la
domenica è un giorno lavorativo perché la festa settimanale è al
venerdì. Pian piano si è riusciti ad abbellire e attrezzare il
salone sotto il santuario per uso feste, si è creata una bella
grotta della madonna nel giardino a fianco della chiesa, si è
inoltre creato uno spazio dove, quando c'è bel tempo, le famiglie
possano fermarsi dopo la Santa messa a chiacchierare, giocare
eccetera.
Domenica 20 Dicembre è stato un
giorno di gran festa. Da 4 mesi la gente che entrava in Chiesa vedeva
un grosso tendone che copriva il muro di fondo. Alla domanda del
perché la risposta era “È una sorpresa per Natale”.
Naturalmente c'è stato chi non ha resistito alla curiosità ed ha
messo il naso dentro per vedere.
Domenica
sera alla messa comunitaria con una chiesa strapiena, il velo è
stato tolto e sullo sfondo è apparsa la splendida pittura che copre
tutto il muro di fondo. Alla Destra l'ascensione di Gesù al cielo
con gli apostoli sotto che guardano il Messia salire; al centro c'è
in alto la colomba della Spirito Santo, più sotto la croce in legno
e sotto ad essa il tabernacolo iscritto in un'ostia appena sopra un
enorme calice che raggiunge il pavimento. Ma la parte più
interessante e innovativa è sulla sinistra ed è una
reinterpretazione del sogno di Don Orione della Madonna del manto
azzurro.
Ai
piedi della Madonna si vede Don Orione con in braccio un bambino
Iracheno. Vicino a lui altri bambini, iracheni, siriani, egiziani,
una mamma africana col bambino legato dietro secondo lo stile
africano, ed infine un anziano signore giordano e una donna
palestinese. Tutte queste figure rappresentano persone vere ed
indicano la realtà del Don Orione che attraverso la nostra opera si
è fatto anche padre dei profughi. Il Giordano e la Palestinese
rappresentano un ringraziamento a questa nazione e specialmente ai
cristiani della nostra zona che fin dall'inizio hanno prestato aiuto
e sostegno al nostro lavoro a favore dei profughi.
Particolarmente
commovente è una bambina dai capelli rossi. Essa è una bambina del
villaggio di Qaraqosh, vicino al Mosul tristemente famoso in questi
giorni. La storia di questa bambina è disegnata sul suo vestito. Si
vedono i giorni di festa di quando vivevano all'ombra della chiesa,
poi l'arrivo dei terroristi del Daesh che hanno ucciso molti ed hanno
distrutto tutto, poi la fuga verso la Turchia e la traversata in
barca verso la Grecia. Sfortunatamente la traversata si è risolta
con un naufragio e la piccola Angie è una dei tanti bambini morti in
essa. Alla fine si vede la stessa che vola come angelo in cielo di
fronte a Dio.
Tutti
hanno commentato con stupore alla bellezza del dipinto e quanti
avevano conosciuto la piccola Angie non hanno potuto trattenere una
lacrima di tristezza.
Dopo
la messa ci siamo portati nel salone per un momento di festeggiamento
insieme, con l'onorificenza al pittore, anch'esso profugo.
Segni
della Provvidenza di Dio che non ci abbandona: Il pittore Aitham
Aljameel, pochi giorni fa ha ricevuto una chiamata dall'ambasciata
Australiana dicendo che è stato accettato e potrà trasferirsi là,
inoltre il Vescovo di Amman ci ha comunicato che la CEI ha approvato
un'altra tranche di aiuti per i nostri profughi ed ha riespresso il
suo vivo desiderio che il nostro santuario diventi presto parrocchia.
I
profughi
Si
è parlato molto del problema dei profughi e del loro impatto sulla
società europea. Ebbene la Giordania è un paese confinante a Nord
con la Siria e ad Est con l'Iraq, le due fonti principali di profughi
del momento presente. Inoltre ha ad ovest la Palestina e Israele e a
sud l'Arabia Saudita e l'Egitto. Si può quindi
considerare la
Giordania un paese
strategico, al centro di tanti interessi internazionali. Se questo è
stato la fonte del suo prestigio internazionale è anche stato la
fonte della maggior parte dei suoi problemi. Già fin dagli anni
sessanta, dalla guerra tra Israele, la Giordania stessa e l'Egitto,
centinaia di migliaia di Palestinesi che vivevano in Israele o nei
territori occupati della Palestina si rifugiarono ad Amman e
specialmente nella città di Zarqa, al nord della capitale, piccola
città che in un paio di anni vide la sua popolazione più che
raddoppiata.
Con
la nuova crisi di profughi dovuta alle guerre in Iraq e in Siria, la
Giordania si è vista di nuovo invasa accogliendo nel giro di 2 anni
circa 1 milione di Siriani (tutti Mussulmani perché i Cristiani sono
andati in Libano) e oltre mezzo milione di Iracheni (molti dei quali
sono Cristiani provenienti dalle zone del nord distrutte dal
fanatismo del Daesh).
Nell'
agosto del 2013 nel nostro
centro iniziò
un progetto per i siriani in collaborazione con la CEI. Concluso il
progetto CEI nel marzo 2014 l'associazione spagnola Manos Unidas
aiutò
a continuare. Si trattava
di dare ad ogni famiglia dei coupons con cui loro potessero
recarsi al supermercato locale e comprare cibo e materiale di
pulizia. Inoltre sono state distribuite coperte, materassi e stufe.
Questo progetto ha continuato fino ad agosto 2014. In totale sono
state aiutate circa 250 famiglie dando 1 coupons al mese (1 anno x
250 famiglie x 5 persone a famiglia).
Finito
quello è iniziata la grande crisi del popolo iracheno per cui un
progetto simile è
stato rivolto ad essi, sempre con Manos unidas e donazioni varie
dall'Italia. Questo è stato rinnovato 2 volte e si è concluso il 20
Dicembre 2015. Si vuole rinnovarlo. Anche qui una media di 200
famiglie ogni mese.
A
gestire
tutti questi progetti sono stati i volontari del nostro santuario,
che hanno mostrato molta sensibilità al problema.
Nel
settembre 2014 la Caritas giordana si è trovata di fronte
all'emergenza di molte famiglie cristiane Irachene
con bisogno di un luogo dove vivere. Molte parrocchie si sono offerte
tra cui noi. 13 famiglie sono arrivate, di cui 11 sono ancora qua.
Stanno tutti aspettando il visa per andare in qualche paese,
principalmente in Australia che
da qualche tempo ha espresso disponibilità ad accogliere i profughi
iracheni.
A
differenza di altri centri profughi noi abbiamo provveduto a che i
loro figli fossero subito accolti anche nelle scuole così che
nessuno di loro ha perso un anno di scuola.
Anche
a loro, oltre all'alloggio viene provveduto un aiuto mensile di cibo
e materiale vario.
Si
è pensato poi
di creare un consiglio per i poveri per aiutare anche alcune famiglie
giordane bisognose.
Da
dove vengono le risorse? Oltre alle già menzionate CEI, Manos
unidas, Caritas, ci sono state tante donazioni da parte di case
orionine nel mondo e soprattutto la generosità della gente che vive
attorno a noi che ha contribuito non solo con il lavoro ma anche
portando materiale, cibo, vestiti, soldi, eccetera.
C'è
anche un progetto educativo. In collaborazione con la nostra scuola
tecnico professionale e sponsorizzato dalla CEI e dall'AVSI,
associazione italiana vicina a Comunione e Liberazione che già in
passato ha collaborato con noi per un simile progetto. Si spera di
iniziare nel Gennaio prossimo. Nel pomeriggio, quando la nostra
scuola chiude, vengono avviati corsi speciali per i giovani profughi
per insegnare loro, lingue, uso del computer, ma anche falegnameria,
meccanica, elettricità
eccetera.
È
Natale
Il
24 Dicembre è stato giorno di festa. È la vigilia di Natale e tutte
le famiglie si danno da fare per decorare la casa, preparare
l'albero, comprare regali. Qui al nostro centro è arrivata la
signora Della Sheton dall'Inghilterra. Essa era già venuta a
visitarci alcuni mesi fa ed aveva promesso di fare qualcosa per le
famiglie ospitate da noi. Ha mantenuto la promessa. Tornata in
Inghilterra ha raccolto tra le famiglie della sua parrocchia 11
famiglie ed ha chiesto a ciascuna di essi di preparare dei regali di
Natale
per una delle nostre famiglie. Ha poi preparato i pacchetti con i
nomi eccetera ed è venuta a portarceli. La sua idea è di creare un
rapporto, una linea aperta di comunicazione perché questi profughi
si sentano accompagnati se non altro dall'amicizia. Abbiamo pranzato
tutti assieme. È stato veramente un giorno di festa.
Poi
è venuta la sera, il tempo della celebrazione. Poco prima della
Messa la visita a sorpresa del Governatore di Zarqa accompagnato dal
capo della polizia e dei servizi di sicurezza. È voluto venire di
persona ad esprimerci la sua vicinanza in queste feste e garantirci
che ci saranno sempre alcune macchine della polizia a sorvegliare che
nessuno venga a crearci problemi. Ci ha fatto piacere la sua
sensibilità e semplicità. La nostra messa è cominciata alle 10:00
e la chiesa era strapiena quando improvvisamente sono arrivate altre
80 persone. Si tratta di emigrati dallo Sri Lanka e Bangladesh che
lavorano in una zona qui vicina di
fabbriche esentasse per l'esportazione. Le loro
condizioni sono
difficili e i
salari bassissimi, inoltre non
hanno la libertà di
muoversi o andare
in giro eccetto in occasioni come queste e sotto sorveglianza. La
gran parte di essi sono Buddisti, molti anche
i Cristiani. È stato bello vedere la loro gioia, il desiderio di
farsi foto davanti al presepio o all'albero da mandare ai loro cari
in patria.
La
festa continua con l'ufficialità delle visite alle famiglie e dalle
famiglie, un rituale lungo e pieno di formalità che occupa giornate
intere. Tra queste visite c'è sempre quella ufficiale delle autorità
civili a tutti i rappresentanti delle chiese raccolti assieme.
Quest'anno è toccato al nostro centro organizzare tale incontro. È
stato bello sentire il governatore ricordare come il Corano e il
Vangelo concordano nel presentare Dio attraverso il volto della
misericordia e dell'amore. Poi, parlando personalmente con me
esprimeva il suo ringraziamento per quanto la chiesa cattolica fa per
la società attraverso le nostre scuole e ospedali ed ha aggiunto la
frase: “Una Giordania senza Cristiani sarebbe come un cibo cotto
senza sale: non sarebbe buono”. Non credo lui abbia letto il
Vangelo ma a me la mente è corsa subito al “Voi siete il sale
della terra”. Non poteva farci un complimento migliore.
Ora
mi tocca ripartire. Sono contento di queste due settimane trascorse
in fraternità con confratelli che lavorano in prima linea dando una
testimonianza evangelica da piccolo gregge. Dio li benedica.