Viaggio in Kenya, nel futuro della nostra famiglia
Cronoca del mio viaggio in
Kenya
Arrivo nella capitale
L'Ottobre scorso sono stato in visita alla nostra missione
in Kenya. Mancavo da 8 anni, quando mi ci ero recato per partecipare
all'ordinazione sacerdotale del nostro P. Raphael. Devo dire che ho visto molti
cambiamenti nell'aeroporto e nella città: tutto è più moderno, almeno a vista.
In Kenya noi abbiamo 3 comunità, le nostre suore hanno 4
comunità ed in più vi è un'opera gestita dal gruppo dell'AINA, gruppo da tempo
legato a noi.
Al mio arrivo mi sono recato alla nostra casa di Nairobi,
nel quartiere di Langata. Questa è una zona strategica perché lì vi si trovano
l'Istituto di Filosofia dei Padri della Consolata, quello di Teologia “Tangaza”
gestito da varie congregazioni, e l'Università cattolica dell'Africa dell'Est.
A tutte queste si può arrivare facilmente camminando dal nostro centro. Qui a
Nairobi abbiamo la comunità formativa che è composta dal gruppo degli studenti
di Teologia (7) sotto la guida del P. Malcolm Dyer, nostro ex Delegato, e P.
Jules, giovane sacerdote proveniente dal Togo che sta anche frequentando il
corso di Master in formazione e accompagnamento spirituale. Vi è poi il gruppo
degli studenti di Filosofia, 11, sotto la guida di P. Paul Mboche, che è anche
il coordinatore della missione orionina in Kenya, e P. Peter Wambulwa. Vi è
inoltre Fratel Anthony Gachau che collabora con entrambe. Quindi due realtà
distinte, in case diverse ma nello stesso compound e un'équipe unica che pur
con le diverse responsabilità coordina tutta la formazione. L'esperienza dei
Teologi in Kenya è nuova, è iniziata solo nell'Agosto scorso e vorrebbe
diventare il polo di studi di tutti coloro che fanno riferimento alla lingua
Inglese. Per il momento vi si trovano 2 Filippini, 3 Indiani, 1 Ivoriano e 1
Togolese.
Con
mia grande sorpresa al mio arrivo ho trovato lì anche il nostro Vescovo Mons.
Raymond Ahoua, venuto a far visita ad alcuni suoi sacerdoti che si trovano in
Kenya a completare i loro studi superiori ed anche a rivedere tanti amici.
Mons. Raymond, prima di diventare vescovo di Grand Bassam (Costa d'Avorio), 5
anni fa, è stato per circa 10 anni missionario e formatore proprio qui a
Nairobi. Durante la mia presenza lì abbiamo avuto modo di festeggiare varie
occasioni. Il primo giorno abbiamo festeggiato il mio arrivo. Dopo due giorni
l'ammissione al Postulandato di due dei nostri studenti di Filosofia,
l'Accolitato di Fratel Gachau e il saluto a Mons. Raymond di ritorno in Costa
d'Avorio. Più tardi, durante una riunione con tutti i confratelli abbiamo
festeggiato il compleanno del nostro diacono Antony Njenga e 2 giorni prima di
partire anche il compleanno di P. Malcolm.
Nella terra dei Masai
I
Masai sono mitici pastori nomadi ben conosciuti per le decorazioni multicolori
dei loro vestiti, collane e braccialetti, e il loro modo semplice di vita. Poco
distante da Nairobi (15 chilometri ma per fare i quali alle volte ci si impiega
più di un'ora), proprio nella loro terra, abbiamo la parrocchia di
Kandisi. I nostri sacerdoti qui
gestiscono una realtà parrocchiale formata da 8 piccole comunità sparse su un
territorio di oltre 200 Km2. La popolazione non è molta ed essendo
principalmente formata da pastori è anche difficile organizzarvi attività. La
cappella centrale, però, che fa da sede parrocchiale, essendo vicina alla città
sta diventando meta di molte persone che si trasferiscono dalla caotica Nairobi
in cerca di un ambiente più tranquillo ed economico ma al tempo stesso a
portata di mano dalla capitale. Si assiste quindi ora ad un vero boom di popolazione
che speriamo porti anche alcuni benesseri come l'asfaltatura delle strade e
l'acqua corrente.
Qui i nostri 3 confratelli (P. Raphael, P.
Alejandro e diac. Njenga) hanno anche recentemente aperto un centro diurno per
ragazzi disabili. Il centro è veramente un gioiellino, moderno e ben gestito,
uno dei migliori del paese. Durante la mia presenza lì, ho avuto occasione di
assistere ad un programma televisivo sulla rete nazionale dove il nostro P.
Peter ed un dipendente del centro presentavano la realtà del centro e le
problematiche che le famiglie con membri disabili incontrano. Dopo una prima
visita in un giorno feriale dove ho potuto incontrare i bambini, ammirare il
centro ed anche il meraviglioso orto che hanno, vi sono tornato per un week end,
così ho avuto occasione di celebrare un paio di messe con la gente. La messa
era in lingua Swahili, che per fortuna è molto semplice da leggere. La gente si
è complimentata della mia pronuncia, ma penso cercassero solo di essere gentili
ed incoraggianti.
Tra i Kikuyo ai piedi delle montagne.
Poco a nord di Nairobi si erge il massiccio del monte Kenya,
la seconda vetta dell'Africa. La prima è il monte Kilimangiaro, anch'esso in
Kenya ma al confine con la Tanzania. Ai piedi del massiccio sorge
la provincia di Murang'a nella terra dei fieri Kikuyo. I Kikuyo sono forse la
tribù più potente del paese, dal carattere forte, tipico di guerrieri cresciuti
alle pendici delle montagne. In questa terra abbiamo la parrocchia di Kaburugi
dove mi sono recato per un week end. Anche questa, come la precedente, è
formata da 8 cappelle, ma dato che qui la gente è dedita soprattutto
all'agricoltura i villaggi sono più ravvicinati e la popolazione è notevolmente
maggiore. Siamo in zona dalla terra fertile dove si produce tè, mais, fagioli e
a pochi chilometri si trova la grande piantagione di ananas della ditta
americana Del Monte, piantagione che si estende per vari chilometri e da lavoro
a migliaia di persone. Qui la gente parla il Kikuyo, lingua un po' più
difficile del Swahili, per cui mi sono limitato a concelebrare la S. Messa con
il parroco. Anche qui i confratelli sono tre (P. James Njoroge, P. Morris e il
chierico Denis). Anche qui, accanto alla parrocchia, sorge un centro diurno per
disabili, un po' più piccolo di quello di Kandisi e gestito assieme all'altro.
La presenza delle nostre suore e dell'AINA.
Costeggiando
la montagna si arriva alla contea di Meru dove si trovano le nostre suore. Meru
è il luogo originario in cui sono arrivate
le nostre suore molti anni prima di
noi. Da qui si sono poi espanse ed ora hanno 4 comunità: 1 a Nairobi dove hanno
il Noviziato e un ostello per studenti, a Mugoiri nella contea di Murang'a,
dove collaborano con la parrocchia e gestiscono l'asilo ed un dispensario, a
Meru dove ci sono le suore Sacramentine, al fianco della cattedrale, e a Laare,
estremo nord della contea di Meru, zona semi arida dove gestiscono una scuola
elementare, un dispensario, un centro di cucito e attività varie in
collaborazione con la parrocchia. In passato avevano anche gestito un ospedale, sempre vicino a Meru, ora passato in mano ad un gruppo di suore indiane. Qui devo aggiungere che noi sacerdoti siamo arrivati in Kenya nel 1995 grazie all'insistenza ed al lavoro delle nostre suore che hanno trovato per noi anche le prime vocazioni tra cui P. Peter e P. Raphael.
È stato bello visitare tutte e quattro le comunità delle
nostre sorelle, specialmente quella delle Sacramentine dove ci siamo fermati
anche a dormire. Dovunque ci hanno sempre fatto sentire, non solo i benvenuti,
ma anche in casa e hanno dimostrato la loro gratitudine per la nostra visita.
Sempre
qui a Meru, a circa 10 chilometri dalla città, sorge il centro dell'AINA.
L'AINA, acronimo che sta per Associazione Italiana Nomadi dell'Amore, è sorta
molti anni fa come gruppo in collaborazione con le nostre suore per preparare
giovani volontari che durante le estati passavano un paio di mesi qui in Kenya
ad aiutare nelle varie opere. Grazie all'intraprendenza della responsabile,
Vicky, ora l'associazione si è sviluppata e pur continuando a collaborare con
le nostre suore ha però anche 2 attività in proprio a Roma, a favore di ragazze
madri, e questo centro qui in Kenya. Qui si tratta di un orfanotrofio dove
vivono circa 130 bambini di varie età, molti di essi sono sieropositivi od
orfani. Lo staff si prende cura di loro a tempo pieno. Ora c'è anche una scuola
ed un dispensario che serve anche la gente dei dintorni. In associazione con la
comunità Sant'Egidio di Roma, si sta già pensando di ampliare il dispensario
per attrezzarlo anche di macchinari per la diagnosi di tumori, che a quanto
pare sono abbastanza diffusi in zona.
È meraviglioso vedere come le persone che lavorano qui, per
la maggior parte volontari, amino e si prendano cura di questi bambini e in tutto
il piccolo villaggio si sente un ambiente di serenità, gioia e laboriosità
tanto che nessuno penserebbe, se non lo sapesse, che questi bambini sono
ammalati.
Ai confini con l'Uganda: nuove frontiere per la
congregazione.
La
nostra congregazione in Kenya è in sviluppo e si comincia già a pensare al
futuro.I nostri fratelli hanno guardato a varie possibilità di espansione contattando vari vescovi. Si è pensato a Meru in modo da essere più vicini alle nostre suore, si è poi pensato a Marsabit, all'estremo nord del paese vicino all'Etiopia dove negli anni scorsi i nostri confratelli hanno gestito un progetto di aiuto alle popolazioni locali con costruzione di pozzi, sistemi di irrigazione, progetto sponsorizzato dalla Fondazione Don Orione; si è poi pensato alla zona Masai vicino alla Tanzania ed infine a Kitale, contea al confine con l'Uganda. Alla fine ci si è orientati per quest'ultima zona dato che molte delle nostre vocazioni vengono da quella parte del paese, ed è un punto di partenza ideale per una futura apertura in Uganda paese a lunga tradizione cristiana. Mi sono quindi recato con 3 confratelli a vedere un pezzo di terra che potrebbe essere luogo adatto per il nostro futuro. Il viaggio in macchina, durato 7 ore, ci ha permesso di attraversare tutta la nazione passando dalle zone montagnose dei monti Aberdare, che mi ricordavano i paesaggi alpini delle mie parti, ai laghi Nakuru (all'andata) e Baringo (al ritorno), famosi perché abitati da migliaia di fenicotteri rosa, e poi abbiamo attraversato la Rift Valley, la più lunga spaccatura della crosta terrestre che inizia qui e si conclude nella depressione del Mar Morto. Kitale è una zona verde, fertile, ed a stile rurale, ben distante dal caos di Nairobi.
Futuro per la congregazione, futuro per la Chiesa.
L'Africa è un continente giovane, in continua crescita dove
i Cristiani, specialmente i Cattolici sono la forza trainante del progresso. A
livello di numeri sono anche il continente dove la Chiesa registra la crescita
più rapida. Ho notato che gli Istituti dove i nostri ragazzi studiano sono
ottimi con un livello di insegnamento molto alto e questo fa ben sperare. Forse
in Italia siamo ancoraabituati a vedere l'Africa come ad un continente povero,
retrogrado e pensando ai rifugiati che a migliaia
sbarcano in Europa ogni giorno, siamo tentati di guardarvi con paura o
disprezzo. Oggi, più che mai, mi sento di dire che lì si gioca il futuro della
nostra congregazione e della Chiesa. Questa è gente che è fiera di essere
cristiana ed ha tanto da insegnarci. Forse è la semplicità di questa gente o la
loro affabilità, ma noto che tutti i volontari che in vari anni sono passati
dalle nostre opere in Kenya o in Costa d'Avorio, e penso in tutti gli altri
paesi del continente, sono sempre partiti con un forte senso di nostalgia e un
desiderio di ritornarci. Anch'io, dopo quindici giorni di permanenza, sono
ripartito con il cuore pieno di gioia e speranza. Dio benedica queste genti e
le conservi nei loro valori tradizionali.