I 7 doni dello Spirito Santo
I DONI DELLO SPIRITO SANTO
I doni dello Spirito Santo sono regali che lui ci fa per affinarci di
più a sé. Troviamo questi doni enumerati nel Libro del
profeta Isaia al capitolo 11 dove parlando del Messia che verrà
il profeta dice che sarà ricoperto dello Spirito del Signore
che è spirito di Sapienza ecc…
E’ interessante notare che nell’originale ebraico erano
nominati solo sei doni, mancava la pietà, quando invece è
stata preparata la versione greca chiamata dei 70 (circa un secolo
prima di Cristo), essi introdussero anche la pietà perché
nella lingua greca il termine timore di Dio non rendeva la pienezza
di significati del corrispondente ebraico.
I 7 doni ci sono dati perché nello Spirito Santo portiamo
frutti, noi che ora siamo innestati nella vite vera. I frutti dello
Spirito santo li conosciamo da Galati 5,22-23.
Nella sequenza allo Spirito Santo diciamo: “Senza il tuo
spirito non c’è nulla nell’uomo senza colpa”.
Il Signore vuole darci questi doni ma tocca a noi aprirci. Gv 7,37:
“Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me, fiumi di acqua
viva sgorgheranno dal suo seno. E diceva questo riferendosi allo
Spirito Santo”. Abbiamo dunque la certezza di questi doni.
Sapienza: E’ l’esperienza gioiosa delle realtà
soprannaturali. Ci da una conoscenza di Dio che non passa dalla
conoscenza delle cose ma dalla condivisione della sua stessa vita. E’
fondamentale nella vita Cristiana, Risponde alle nostre esigenze di
felicità. In Sapienza 8 abbiamo la sposa che offre tutte le
gioie dell’intimità con Dio. E’ la gioia degli
Apostoli dopo la Pentecoste. E’ l’anticipazione del
Paradiso.
Sap. 7,24-27 “Lei penetra in tutte le cose in virtù
della sua purezza. E’ un aura del Dio potente e una pura
effusione della gloria dell’Altissimo. Lei può tutto e
rinnova tutto mentre lei rimane intatta. Passando in anime sante di
ogni età produce amici di Dio e profeti”.
Sap. 9,10 “Mandami la tua sapienza che sia con me e lavori con
me perché io conosca ciò che piace a te.
Mt. 5,13-16 Voi siete il sale della terra e la luce del mondo. La
vostra luce deve risplendere di fronte agli altri, essi devono vedere
le vostre opere buone e rendere gloria al Padre dei cieli.
La gente si sente attratta dal “Sapiente” perché
sa che non è solo conoscenza quella che riceve ma stile di
vita, capacità di approfondire le cose, provocazione ai valori
veri della vita. Il sapiente capisce l’animo, le attese le
speranze di chi gli sta di fronte.
Il sapiente non si allinea alle mode ma sa andare contro corrente e
provocare la massa.
Un ragazzo ha visto una ragazza cento volte, ed essa era una delle
tante, bruttina e noiosa. Ad un certo punto si innamora di essa e
vede tutto in modo diverso, gode di averla vicina, tutto l’affascina
in lei, cerca tutti i modi per stare con lei. Questo è
l’effetto della fede in noi quando è arricchita dalla
sapienza. Da questa nuova esperienza di Dio scaturisce anche un modo
nuovo di vedere e valutare la vita e le cose. L’anima vede le
cose con gli occhi di Dio e le valuta come le valuta Dio.
Frutto della sapienza è la contemplazione.
Intelletto: E’ la risposta al bisogno di conoscenza e
verità. Ci fa comprendere in maniera chiara quello che la luce
della fede ci fa comprendere in maniera crepuscolare. Nell’ultima
cena Gesù dice: “Vi ho detto queste cose ma il Padre vi
manderà lo Spirito Santo che vi insegnerà ogni cosa”.
E’ indispensabile nell’Evangelizzazione e nella
catechesi, sia per chi parla che per chi ascolta. Fa capire in
profondità la Parola di Dio e fa gustare la bellezza delle
realtà rivelate.
Sal 119,104 “Attraverso i tuoi precetti io guadagno
l’intelletto per cui odio le vie false”.
Pensate a tutti i dogmi della fede. “Ti ringrazio Padre perché
hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rivelate ai piccoli”.
Il dono dell’intelletto coinvolge non solo la mente ma anche il
cuore, la volontà, la passione, e persino l’azione.
Per gli antichi Ebrei della Bibbia, sede dell’Intelletto non è
il cervello ma il cuore perché la conoscenza che si raggiunge
col cuore è più profonda di quella fredda del cervello.
Non è puro calcolo, ma adesione. Intelletto, da intus
legere. Chi conosce con l’intelletto non si ferma
all’esteriorità e al momento ma sa cogliere le
conseguenze delle cose e accettarle. L’intelletto è
strettamente legato alla fortezza che gli darà la capacità
di portare avanti le scelte.
Altra caratteristica dell’intelletto è quella di saper
fare unità tra i diversi aspetti della fede.
Chi vive di intelletto sa che la vita è sempre un misto di
vittorie e sconfitte, gioie e dolori. Si arriva a capire il modo di
agire di Dio che è diverso dal nostro.
E’ un dono indispensabile quando si legge la Bibbia.
Frutto dell’intelletto è la profezia.
Consiglio: Offre un discernimento intuitivo e sicuro nelle
scelte che facciamo per conoscere la volontà di Dio. Pensate
alla scelta vocazionale. Accresce la virtù della Prudenza. Fa
sì che le nostre azioni siano degne di Dio; ci fa agire sempre
per la gloria di Dio.
Mt 6,25-34 “Quando pregate non fate come i pagani... quando
digiunate ... quando fate l’elemosina ...” “Guardate
i Gigli del campo e gli uccelli del cielo”.
Qui si va al di là delle scelte legate solo ai doveri morali.
Di per sé non si tratta di scegliere di seguire delle regole,
quello è scontato. Non si tratta di scegliere tra un bene e un
male, quello è scontato. Si tratta di scelte più
impegnative che ci avvicinano a Dio.
Però è anche vero che al giorno d’oggi sorgono
molteplici problematiche nuove per le quali non è più
sufficiente applicare le regole vecchie alla lettera. Ad esempio
tutte le problematiche dell’etica medica e scientifica.
Inoltre oggi è sempre più forte la problematica
innalzata dall’incontro della società occidentale sempre
più in crisi di valori religiosi e le culture diverse, per cui
anche i valori tradizionali sembrano perdere o cambiare significato.
Cosa vuol dire libertà, rispetto della vita, famiglia, ecc.?
Fino a che punto il pluralismo è valore e non confusione?
Dobbiamo ripartire da Babele per arrivare alla Pentecoste dove la
diversità delle lingue scaturisce dall’unità
dello Spirito.
Naturalmente fondamento del consiglio è l’esperienza e
siccome qui si parla di consiglio come dono di Dio è
necessario far esperienza di Dio sia nella preghiera che nella
coerenza di vita. Primo dovere di ogni consigliere è pregare.
Frutto del consiglio è soprattutto la riscoperta della propria
vocazione e di quella degli altri: il così detto discernimento
spirituale.
Fortezza: Ci abilita a sopportare fatiche e sofferenze ma
anche ad affrontare tentazioni e difficoltà. E’ lo
spirito dei martiri, di coloro che sono ammalati da tempo e offrono
queste sofferenze. Solo un amore grande riesce a superare tutte le
difficoltà. “Non ci spaventino le prove o i dolori, a
chi ama, Dio moltiplica i dolori. E’ dai dolori più
grandi che sorgono le gioie più grandi”. “Vivere,
palpitare, morire ai piedi della croce o in cima alla croce”.
“Non domandiamo a Cristo che ci liberi dalle croci, sarebbe la
nostra rovina, domandiamo che ce le aumenti, e ci dia la capacità
di portarle con gioia con lui”. (Don Orione).
Sir. 2,1 “Quando vieni a servire il Signore preparati per le
prove. Sii retto di cuore e forte, non ti smarrire nel tempo
dell’avversità”.
Sal 46 “Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre
vicino nelle angosce”.
Mt 10, 16-33 “Vi mando come pecore in mezzo ai lupi. ... Non
preoccupatevi di cosa e come dovete dire, vi sarà suggerito in
quel momento. Non sarete infatti voi a parlare ma lo Spirito del
Padre”.
La troviamo sia tra le virtù cardinali che tra i doni dello
Sp. S. Alla virtù si riferisce l’azione decisa della
persona, al dono si riferisce la capacità di farsi guidare e
plasmare dallo Sp. S. nonostante le difficoltà. Il dono è
quindi la completezza della virtù stessa.
Si ha di fronte il bene, con l’intelletto e il consiglio si
sono fatte le scelte, ora si tratta di portarle a termine, di essere
fedeli.
Si esprime più nella fedeltà del quotidiano anche se
può arrivare alla grandezza del martirio.
E’ necessaria contro lo scoraggiamento, le tentazioni,
l’egoismo, ma è necessaria anche nel cammino spirituale
di santificazione, ne sono prova le così dette notti oscure
attraverso le quali passarono i grandi mistici.
Frutto della fortezza è la gioia interiore.
Scienza: Dell’intelletto abbiamo detto che ci fa intuire
le verità, la scienza ci da la capacità di vedere le
cose come le vede Dio. Fa sì che possiamo vedere sempre tutte
le creature con gli occhi della fede. Fa percepire con sensibilità
viva la presenza del Creatore nelle creature e la presenza di Gesù
in tutti gli uomini. E’ alla base della santità perché
ci pone sempre alla presenza del Signore.
Sal 49 “L’uomo nella prosperità non comprende è
come gli animali che periscono. ... Ma Dio potrà riscattarmi,
mi strapperà dalla mano della morte. Se vedi un uomo
arricchirsi non temere, se aumenta la gloria della sua casa. Quando
muore con sé non porta nulla”.
Mc 12, 38-40 Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare ...
Mc 12, 41-44 L’obolo della vedova.
Qui si rivolge il sapere umano che il dono della scienza sa cogliere
e porre all’interno della scala di valori di Dio.
E’ capacità di conoscere e capire le cose e di usarle
per il bene, per incamminarsi verso Dio. E’ un sapere che non
può essere appreso solo sui libri ma diventa affinità
con la materia, diventa vita.
In una cultura sempre più laica e atea che vuol escludere Dio
perché di lui non ci sono prove scientifiche, la scienza si
rilancia come strumento di cammino verso Dio, dando la capacità
alla conoscenza umana di fare il salto verso l’assoluto e
accettare quello che non possiamo comprendere. E’ quindi
strettamente collegata con la Fede. Fa capire la limitatezza del
sapere umano. E’ il dono dei filosofi cristiani, ma, più
in generale di tutte le scuole cristiane.
Frutti della scienza sono ammirazione, stupore e riflessione.
Pietà: Ci fa sperimentare la tenerezza del Padre e ci
fa sentire figli prediletti. “Come un bimbo sereno in braccio
alla madre”. Ci da il senso della Divina Provvidenza, che
riconosce che siamo figli di Dio e che lui provvede a tutto. “Il
Signore non turba mai la pace dei suoi Figli se non per darne una
maggiore” (Don Orione). E’ la forza del pentimento dei
peccati. E’ l’amore dei figli verso il Padre. Esempio è
Enea che fugge da Troia portando in spalle il padre.
Os. 11, 3-4 “Gli ho insegnato a camminare, l’ho tirato su
fino alla mia guancia e mi sono chinato su di lui per dargli il mio
cibo”.
Gal 4,6 “E’ lui che ci sussurra di dire Padre”.
Lo spirito di pietà ci introduce nell’intimità
della famiglia trinitaria.
Sap 12,20-22 “Se hai punito con riguardo e indulgenza i nemici
dei tuoi figli concedendo loro tempo di ravvedersi, con quanta più
attenzione lo fai coi figli della promessa? Mentre dunque ci correggi
colpisci i nemici perché riflettiamo e speriamo nella tua
misericordia”.
E’ un dono che coinvolge volontà, azione, sentimenti
delle persone. E’ una sensibilità del cuore, di quel
cuore di carne che Dio ha messo al posto del cuore di pietra. Diventa
così importante perché prepara il terreno per tutti gli
altri doni. E’ cuore capace di ascoltare la parola del Signore
e far sì che diventi impulso per le azioni.
Insegna a desiderare come Dio desidera. L’uomo diventa figlio
di Dio e impara a dire con confidenza e umiltà: Abbà,
Padre.
Da questo cuore convertito che si slancia verso Dio nasce la
preghiera.
Questo rapporto con Dio ha conseguenza anche sul nostro rapporto con
gli uomini. Ci fa sentire vicini agli altri, fratelli. Sensibili,
senza sentirsi migliori perché la pietà porta sempre
con sé l’umiltà.
Frutti della pietà sono la preghiera e la solidarietà.
Timore di Dio: Non è paura, ma il riconoscere la
santità e la trascendenza, la maestà di Dio. E’
il santo che cantiamo ogni giorno a Messa (Is 6,1). Rende vivo il
valore di Dio nella nostra vita, ci fa coscienti della sua presenza e
ci fa dispiacere di far qualcosa contro di Lui. Adorazione, lode,
ringraziamento partono da qui.
Sir 1,9-18 “Il timore del Signore è gloria e vanto. ...
Per chi teme Dio andrà bene alla fine. ... Principio della
sapienza è il timore del Signore. Pienezza della sapienza è
il Timore del Signore. Corona della sapienza è il timore del
Signore. Radice della sapienza è il timore del Signore.”
Sal 25 Chi è l’uomo che teme Dio? Gli indica il cammino
da seguire. Il Signore si rivela a chi lo teme, gli fa conoscere la
sua alleanza. Vedi la mia miseria e la mia pena e perdona tutti i
miei peccati”.
Mt 24 essere pronti per la venuta del Signore (Discorso
escatologico)..
Non è la paura e non è neanche in contrasto con
l’amore. Esso è prima di tutto rispetto, riconoscimento
della sua grandezza, fiducia nella sua giustizia.
E’ il monito profetico che ci invita fortemente a non fare
compromessi col male. Con la giustizia di Dio non si scherza.
E’ un riconoscere che i suoi pensieri non sono i nostri
pensieri, le sue vie non sono le nostre vie.
In continuazione l’AT ci invita a temere Dio. E’ però
un riconoscerlo Padre. E’ timore filiale intriso di affetto, è
più un non voler rattristarlo col nostro comportamento
sbagliato che non un temerne il castigo.
Frutto del Timore del Signore è la coerenza