Ritiri PSMC 2014. 1. L'obbedienza di Maria
L'annunciazione
L'obbedienza oggi è
tanto discussa. Da una parte c'è chi la difende a spada tratta e
dall'altra chi pensa che sia superata.
Don Milani scrisse
una lettera: “L'obbedienza non è più una virtù”, chiaramente
non parlava del voto religioso ma di un certo tipo di obbedienza,
quella che toglie ogni responsabilità di fronte a errori e porta
come scusa il fatto che toglie la libertà. Si riferiva a quegli
ufficiali che durante la guerra, in nome dell'obbedienza militare,
ordinarono e perpetrarono stragi. Questa è un'obbedienza che anche
noi non vogliamo.
Voi potete dirmi: se
la mia superiora mi chiede una cosa bella, facile, che mi piace
allora scelgo di farlo ma non credo che questa sia vera obbedienza,
ma se mi chiede qualcosa che non mi piace, che è contro la mia idea,
allora obbedire non mi toglie forse la libertà? E se mi chiede
qualcosa che non capisco, di cui non conosco le conseguenze, anche
lì, non è forse contro la libertà?
Ma voi pensate che
Dio chiedendo a Maria di diventare madre le abbia tolto la libertà?
Abbiamo letto il
brano dell'annunciazione. Qual'è l'atteggiamento di Maria? È una
ragazza semplice, di famiglia umile di un piccolo villaggio. Ha
profonda conoscenza di Dio, una conoscenza che le deriva dalla sua
spiritualità e dagli insegnamenti della famiglia. Le ragazze di
quell'epoca non andavano a scuola e normalmente neppure alla sinagoga
quindi gli insegnamenti gli arrivano dal padre e dalla madre, dalle
tradizioni espresse in famiglia, e molto, forse la gran parte, dalla
sua riflessione personale, la preghiera e la meditazione.
Quanto avrà capito
del messaggio dell'angelo? Di sicuro ha capito che sta per diventare
madre, che è opera di Dio, quindi non si richiede l'opera del suo
promesso sposo Giuseppe. Credo che questo sia quanto lei ha capito,
non molto di più. Di sicuro non ha capito niente di quanto dovrà
capitarle, delle sofferenze, delle persecuzioni, della vita pubblica
di Gesù, della sua passione e morte, della sua resurrezione. Ma ha
detto di sì, un sì incondizionato perché non è un sì al piano ma
un sì a Dio. Per il resto si fida “si compia in me la sua
volontà”.
Ecco allora il primo
punto: obbedire non vuol dire capire il senso di quel che si chiede
ma capire che c'è Dio di mezzo. Non so dove andrò a finire ma se
c'è Dio tutto andrà bene. Non so cosa farò, ma se c'è Dio ci
metterà una pezza lui. Non so che senso ha, ma se Dio è là non ha
senso andare in direzione opposta.
Quindi obbedienza
non è passività, ma si trasforma in gioia di accettare, di
partecipare.
“E se ad obbedire
ci rimetto, allora cosa succede?” Se lo scopo della mia vita è
Dio, allora a seguirlo non ci rimetto nulla perché i miei talenti
sono stati dati da Dio per il suo lavoro e quindi adatti a fare
quello, non ad andare contro di Lui.
Maria non è
rassegnata, passiva, lei chiede. La sua domanda non è per porre una
condizione o un ostacolo ma per chiedere una chiarificazione su come
dovrà agire. Lei non dice “non posso diventare mamma perché ho
deciso di rimanere vergine”, quello che dice è: “Io, nella mia
preghiera, ho capito che Dio vuole che io rimanga vergine ed ora Dio
mi chiede di avere un figlio, allora in che direzione mi devo muovere
per essere sicura di fare la volontà di Dio?” L'adesione a Dio è
già data si tratta ora di capire i dettagli pratici.
Questo ci mette di
fronte al secondo aspetto importante dell'obbedienza:
obbedienza operosa. C'è un film uscito circa 40 anni fa in Francia
che si intitola “Je vous salue Marie” Ave Maria. Il regista,
ateo, pensa a una Maria, nei tempi moderni a Parigi, che si trova a
dover affrontare questa improvvisa volontà di Dio. Accetta contro
voglia perché non può mettersi contro Dio, Lei e Giuseppe soffrono
la cosa ma rimangono fedeli. Quando poi il bambino nasce e comincia a
crescere Maria si rivolge a Dio e gli dice: Io la mia parte l'ho
fatta, adesso tu, per favore lasciami in pace. Naturalmente il film è
stato condannato dalla Chiesa, ma è un indice di come la cultura
moderna abbia paura di Dio, lo senta come minaccioso, usurpatore
della libertà. Il Vangelo, invece, ci presenta una Maria che dopo
l'annuncio si mette subito in moto, parte per la casa di Elisabetta,
accompagna Giuseppe a Betlemme nonostante la sua condizione, si dà
da fare ad educare Gesù, a proteggerlo, a cercarlo e, anche quando
Gesù diventa indipendente, lo segue, lo accompagna fino alla croce;
infine prende su di sé l'eredità dei discepoli e sta in mezzo a
loro fino alla fine. Questa è l'obbedienza.
È responsabilità
di Dio decidere ma poi diventa tutta responsabilità mia il fare e
devo fare del mio meglio, anche se sto partecipando ad un piano che
non mi piace, per il quale io avevo idee diverse. Non c'è vera
obbedienza senza adesione perché non c'è vera obbedienza senza
libertà. Io credo che Maria ha dato l'esempio più alto di
obbedienza non al momento dell'annunciazione ma ai piede della croce.
Umanamente non può accettare la morte del Figlio, ma con fede è lì
e in silenzio adora il volere del Padre che si dischiude nella morte
del Figlio e lei è “amorevolmente consenziente” (questa
espressione l'ho presa da Giovanni Paolo II). È obbediente al Padre
rimanendo lì a morire spiritualmente col Figlio ed è obbediente al
Figlio rimanendo come Madre della Chiesa a nome suo.
D'altronde come si
poteva accettare umanamente di fare un viaggio pericoloso quando era
vicina al parto, come accettare di far nascere il figlio in un luogo
non protetto, disadorno, come rischiare di scendere in Egitto,
portare il figlio di Dio in un paese di idolatri stranieri? Nulla è
stato facile o appagante nella vita di Maria, ma cosa sarebbe
successo se anche una sola di quelle volte non avesse obbedito, in
nome del buon senso.
E qui troviamo il
terzo punto sull'obbedienza: La sua unione con Dio che le fa
accogliere il piano, è talmente profonda che essa coglie non solo il
bisogno di essere con Lui e lavorare per Lui, ma diventa uno con Lui
anche nel desiderio di raggiungere il fine che il piano si propone.
Credo di poter dire che Maria, abbia compreso non solo che deve
accettare quel che Dio le propone, ma abbia compreso anche l'infinito
amore che Dio ha per l'umanità e quindi anche lei in quel momento
abbia sentito di amare l'umanità e dire sì a Dio perché così il
piano si realizzi e l 'umanità venga salvata. La Madre di Dio
diventa già ora a Nazareth la Madre spirituale della Chiesa, cosa
che verrà poi suggellata ai piedi della Croce dalla frase di Gesù
“Donna ecco il tuo figlio”. Ecco perché Maria è operosa, perché
è diventata un tutt'uno con l'amore di Dio per l'uomo e adesso lei
ama come ama Dio perché si è sentita amata da Dio per prima.
Noi religiosi
abbiamo il voto di obbedienza perché amiamo Dio e ne cerchiamo la
sua volontà nelle decisioni dei superiori, ma anche perché ci
sentiamo parte della congregazione e vogliamo attraverso il nostro
agire, farla crescere, beneficarla, e con essa e con Dio portare a
termine il piano di Dio che chiamiamo carisma.