community life 7: Challenges from today's society

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THE CHALLENGES OF TODAY
Facility of journeys, policy of exchange of personnel among provinces and the vocational crisis in Europe along with new openings and promising developments in Asia and Africa are all factors that contributed to the formation of communities characterized by what we now call “Interculturality”. It is a fact that now it is quite common to have communities where the members come from 3 or even 4 different countries. This fact represents a big challenge with great potentialities for the witness to the gospel, but carries also a few difficulties.

First problem we meet is the one of languages. Now religious are called more often than ever to learn new languages, sometimes even strange and difficult ones. No matter how good we are, but when it comes to preach, to teach, to counsel, we will always feel handicapped having to use another language.

More than with the language, the problem may arise from the cultural setting of our backgrounds. In Asia we face the phenomenon of casteism and religious fundamentalism, in Africa we have the problem of tribalism, but also in Europe and in Latin America it is not rare to see attitudes of suspicion if not of racism. Even in religious communities it is not always easy to live and work with somebody with different mentality and lifestyle. If all these are challenges, they are also great opportunities to witness the core message of the gospel that goes beyond all boundaries. We need to send a clear message through our life, a message able to reach the heart of people: “no matter how different we are, you are my brother and I am happy to live with you”.

The difference in age, culture etc. among the members of a community requires on our side a deep respect for the other, acceptance of the person, trust in him, but without falling into individualism. We have to learn how to share not only ideas but also desires, expectations, and most of all the spiritual world. Moments like Lectio Divina, and community exercises like retreats, liturgy etc. are of fundamental importance for overcoming differencies, as we have seen in the chapter about prayer.

The “New Evangelization” process started by the Church after Vatican II Council, gave birth to a new word which became fundamental for every apostolate: the word “Inculturation”. The message of the Gospel, which was formulated 2000 years ago in a particular environment, carries a message and a set of values which are valid for every culture of every place of every time, because God has no time or place, but is the same “yesterday, today and forever”.

This means that our evangelization has to enter into the different cultures, use whatever there is good (language, traditions, styles, etc.) without losing the centre of the message (the salvation plan of God), and willing to change those structures which in the cultures enslave people instead of freeing them. It is an evangelization done from the inside and not anymore a religion brought and imposed from outside. St Paul already gave the example when he said: I made myself all to all so to redeem at least some”. Don Orione followed the same pattern and always encouraged his followers: When you go to work in a place make yourselves “Veneziano coi veneziani e calabrese coi calabresi”.

A first step in the process of inculturation is the insertion in the local Church. Our communities have to be fully immersed in the plans of the local Diocese, cooperating with the local clergy but without giving up our identity. We must cooperate in the diocesan pastoral plan but give to it the contribution of our “orionine style”.

In a few words “inculturation” does not mean to lose our identity but to adjust the exterior aspects so to be better understood and accepted.

To be able to cooperate with the local Church we must keep an open mind and a flexibility of timings. Those, for example, who work in a parish have timings completely different from those working in a school. How then to combine the needs of the apostolate of each religious with the timetable of the community?If this is on one side a difficult task, is also a fruitful exercise which, if done with sincerity of intents, will make the fraternity grow.

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