Poverty 6 Poverty and community life

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Poverty and community life


When we read about the vow of poverty in our constitutions we see that the first and most important requirement is that the religious should handle any property and money under the authority of the superior. This means that all our possessions belong now to the Congregation, though we are the one using them. In this the vow of poverty is strictly connected with the vow of obedience. Practically speaking, whatever money we receive, either as donation or stipend, we should give to the community; whatever gift we receive, we should ask the permission of the superior in order to keep it; and for whatever thing we need to buy we should ask the permission and the money from the superior.

This is a difficult practice which requires discipline, but it is exactly because of it that it becomes important for our life and is strengthening our personality.

A good help for this discipline is to learn how to give a proper, clear, prompt and regular account of all our incomes and expenditures.

The spirit behind this discipline is the one described in Acts 2 and 4 which speak of the first Christian communities where everything was kept in common.

Another point is that the witness we give personally, is not enough. We should also give witness as community. So our houses, vehicles, instruments, should reflect this style of simplicity and poverty. The members of the community should live as real brothers. Sometimes is easier to live among the poor than to live with the confrères.

The community should have moments in which they all sacrifice something in order to help somebody else.

Whatever help or work we do for the poor, should pass also through the chapel. We have to remember that we are carrying on God’s work, not ours and we will know how to stand if we know how to kneel.



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