Obedience 6. Effects on community life

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Obedience and community life


Obedience is connected to community life more than the other vows. The superior has to be considered as the father, not as a boss or a manager. The goal of obedience is to do the will of God, and God called us to be family. Jesus built up a community of Apostles, not a group of individual “social operators”. So community is the place where the will of God is to be discovered.


When speaking of obedience there are several aspects to be considered:


Common discernment. The word discernment became famous with St. Ignatius of Loyola, meaning to evaluate different options in order to find which one comes from God and which one from the evil. To discover the will of God in a more sure way we all have to give our contribution. At the end the one in charge will take the decision and all will have to stick to it.


Personal plan, community plan, provincial plan, congregation plan, God’s plan. Our work is just a small part of a reality which is much bigger. We are part of the Congregation, which is a part of the plan of God.


Responsibility. We should look higher than just what is said so that our obedience should never be a passive one. Our obedience should always be active and creative. We have first of all to give our contribution of ideas, opinions to our superior, and only after that we are called to do whatever has been decided. Furthermore, while obeying, we cannot claim anymore “it was not my idea”.


Dependence. Since we are family, I will inform my superior and my community on the activity I am doing, and I will ask the permissions which I have to take. For example: In a community there is a parish, a school and a cottolengo. I am in charge of the parish. I will tell the community what is going on there, and before taking decisions, like spending money, buying items, organizing trips, I will ask permission of the superior.



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