In cammino verso Cristo

 Tre pagani che ci insegnano ad essere Cristiani.

I Magi che arrivano a visitare Gesù non erano Ebrei e seguivano una religione completamente diversa. Tuttavia, Dio si rivela anche a loro. Questo è un motivo per cui dobbiamo ringraziare Dio: la maggior parte di noi, e il 99,99% dei Cristiani, discende da popoli che, ai tempi di Gesù, erano considerati pagani.

Questi tre misteriosi personaggi, probabilmente sapienti o astrologi, si mettono in viaggio verso Gesù dopo aver interpretato in modo spirituale la comparsa di una nuova stella. È evidente che questa loro interpretazione sia legata alla loro religione, dato che non conoscevano la Bibbia. Eppure, attraverso una lettura sincera della loro fede, sono riusciti a trovare Dio.

Quando arrivano nei pressi di Gerusalemme, hanno bisogno di indicazioni da parte della gente del luogo, persone che conoscono la "religione giusta" e che possono spiegare ciò che è scritto nella Bibbia: “Nascerà a Betlemme di Giudea, perché così è scritto”. Curiosamente, è il re Erode a fornire queste informazioni, ma non perché voglia aiutarli o convertirli. Anzi, Erode vive male la sua religione e il suo unico scopo è eliminare il bambino. Tuttavia, anche quelle informazioni, fornite con secondi fini, si rivelano fondamentali per permettere ai Magi di proseguire il loro cammino e incontrare Gesù.

Notiamo un dettaglio interessante: i Magi dicono “è nato”, mentre i saggi rispondono “dovrà nascere”. Gesù è già tra noi, è già nato; ora sta a noi riconoscerlo, chiedere alle persone giuste e comprendere le indicazioni, che spesso appaiono misteriose.

I doni dei Magi rivelano ciò che hanno capito di quel bambino: l’oro, dono per i re, sottolinea il suo ruolo di guida; l’incenso, riservato alle divinità, riconosce la sua natura divina. Ma il dono che più sorprende è la mirra, un balsamo usato per ungere i morti, un regalo insolito per un neonato. Questo gesto sembra indicare che i Magi abbiano compreso qualcosa di profondo: quel bambino-Dio realizzerà la sua missione non con la forza umana o con miracoli spettacolari, ma attraverso il sacrificio di sé, attraverso la sua morte. Se avesse voluto compiere la sua missione con il potere umano, sarebbe nato nel palazzo di Erode; se avesse scelto il potere religioso, sarebbe nato nel Tempio di Gerusalemme, figlio del sommo sacerdote. Invece, lo troviamo in una grotta, povero, indifeso, circondato da pochi visitatori: pastori semplici e incolti, rigettato dai potenti e già minacciato di morte da un re che lo teme. È significativo che il potente Erode tema un neonato. In un certo senso, anche lui riconosce Gesù, proprio come i Magi pagani. Eppure, nessuno degli abitanti di Gerusalemme o Betlemme sembra accorgersi di lui.

I Magi chiedono: “Dov’è il re dei Giudei?”. Erode si inquieta, si spaventa e decide di ucciderlo. La stessa frase sarà usata più tardi da Pilato e scritta sulla croce: “Il re dei Giudei”. Ancora una volta, un re indifeso, e ancora una volta i potenti, questa volta politici, si infuriano e vogliono eliminarlo.

I Magi cercano un re e si recano a Gerusalemme, dove incontrano Erode. Avrebbero potuto fermarsi lì, ma capiscono che Erode non ha nulla di divino e, soprattutto, non è disposto a sacrificarsi. Così, seguono le indicazioni e continuano la loro ricerca.

Forse i Magi rappresentano molti dei nostri amici: persone che conoscono poco la religione, che magari si definiscono cristiane ma non frequentano la Chiesa perché non si sentono a loro agio con le sue strutture o con chi le gestisce. Tuttavia, in loro c’è un desiderio autentico di conoscere Dio e trovare risposte ai loro problemi. Anche noi, come i Magi, dobbiamo avere il coraggio di metterci in cammino, di fare domande, magari anche a chi conosce le risposte ma non sempre vive secondo ciò che predica. Noi cerchiamo Dio, non gli uomini. La Bibbia è dono di Dio, anche se a predicarla sono uomini con le loro debolezze. Nella liturgia incontriamo Dio, anche se a celebrarla sono uomini imperfetti.

Dobbiamo avere il desiderio di cercarlo e il coraggio di accoglierlo, anche quando si presenta debole, povero e lontano dai nostri parametri.

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