E' Natale, e ora?
Il vero Natale.
Siamo arrivati, è Natale. Adesso io dovrei presentarvi la bella e romantica immagine di Maria Giuseppe e Gesù nella capanna di Betlemme e con voi condividere qualche nostalgica memoria dei natali passati. Invece no! La liturgia ha riservato quella immagine per la Messa della notte, ma ora che si è fatto giorno, e i ricordi romantici sono passati, vuole che facciamo una riflessione seria, teologica del perché di tutto questo.
Il Vangelo di Giovanni è complicato e di sicuro mentre il prete lo stava leggendo la vostra attenzione si è spostata su qualcosa di più concreto, aspettando che la lettura finisca e il prete cominci con la sua omelia. Eppure, cosa c’è di più concreto che un bambino che nasce e da subito viene rigettato e perseguitato? Cosa c’è di più concreto di una famiglia povera che deve affrontare la povertà e i pericoli per proteggere la vita del loro figlio? Se non fosse che sappiamo già chi è questo bambino e come andrà a finire la sua storia, scarteremmo questa storia come qualcosa da dimenticare, un po’ di pietà e poi basta.
Proprio per questo Giovanni non si sofferma a narrare i fatti. Quando lui scrive esistono già sia il vangelo di Luca che quello di Matteo e quindi chi vuol conoscere la storia può leggere lì. Ma lui si rende conto che quello che è avvenuto a Betlemme è qualcosa di inconcepibile, incomprensibile alla mente umana e che una persona, confrontata con una realtà tanto grande o si lascia sopraffare o si rifugia nella poesia riducendone la forza. Qual è questo messaggio tanto difficile da accettare per i cristiani di Giovanni? La storia del Dio onnipotente si intreccia con quella di un’umanità destinata alla morte, e Dio con il suo amore decide di far sua la fragilità umana per riscattarla.
Quali sono i punti principali della riflessione di Giovanni e in cosa ci possono aiutare a riflettere? Ne enumero 4.
1- Tutto è stato fatto per mezzo di lui. Gesù non solo è Dio, ma è anche il modello e la ragione di tutta la creazione. Questo vuol dire che ha conoscenza di tutto ciò che avviene, ed ha anche potere su di esso. Qui si potrebbe aprire una discussione senza fine sul perché del male e della sofferenza. Non possiamo farlo oggi, ma dobbiamo capire che quel bambino indifeso, nato nella povertà, non è lì per sbaglio, ma per scelta, quindi c’è un senso anche nella povertà e nell’umiltà. Quale? Dobbiamo guardare a Gesù per saperlo.
2- “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta”. Le tenebre offuscano le cose, le rendono irriconoscibili. La bellezza delle cose, nelle tenebre perde il suo valore. Questo mondo crea tenebre, oscura il vero volto delle cose e le ricopre con le sue false verità. Non si capisce più cosa sia vero o falso. Anche il volto di Dio è spesso offuscato dalle nostre tenebre e non sappiamo più riconoscerlo, ci siamo creati delle false idee su di Lui. Ma ora la luce è entrata nel mondo ed ha squarciato le tenebre, ha fatto chiarezza sulla verità. Ora guardando a quel povero bambino indifeso e fragile possiamo capire chi è Dio. Noi ci lamentiamo di tutte le cose che vanno male, di tutte le persone che agiscono in modo sbagliato e sembra che siano sempre i vincitori. Ci sentiamo impotenti e senza speranza. Giovanni ci dice che nelle tenebre del peccato e della morte ora risplende la luce di questo bambino. Il male non lo si sconfigge facendo altro male, ma con le armi di Gesù: l’umiltà, l’amore, il perdono, la fede. Queste sono le armi che permettono alla luce di fare il suuo lavoro. Se togliamo la luce o allontaniamo le cose dalla luce allora non le possiamo più riconoscere. In Dio diveniamo splendenti e con dio possiamo conoscere la verità, senza di lui tutto diviene tenebre e menzogna.
3- Lo so che tutto questo che abbiamo detto finora lo conosciamo bene, dal punto di vista teorico, ma sappiamo anche che in pratica non funziona. Il mondo ci spinge fortemente a pensare al contrario di tutto quello che Gesù ha detto, e persino quelli che per duemila anni lo hanno annunciato, spesso agiscono in modo contrario. Non dobbiamo scoraggiarci perché lui “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”. Questo è il centro della riflessione di Giovanni e il motivo che lo ha spinto a scrivere. Dio si è fatto uno di noi per dirci che non ci abbandonerà mai, neanche quando noi abbandoniamo lui. Lui ha già condiviso la nostra situazione di avere contro un’intera società che impone standards di vita ben diversi dai suoi. La realtà dell’opposizione tra l’amore di Dio e le tentazioni della natura umana sarà sempre una realtà da considerare nella nostra vita, in ogni luogo e tempo.
4- Allora che fare: Avere il coraggio di essere diversi e confidare nel suo aiuto. “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia”. Quelli che seguono il Vangelo, ormai, sono una minoranza, ma nella storia io ha sempre agito attraverso i deboli, il piccolo gregge. Ogni azione buona che facciamo, ogni scelta coraggiosa contribuisce ad arricchire quel tesoro di grazia che porterà frutto al momento opportuno. Noi piantiamo Dio fa crescere.
La domanda da porci oggi, quindi, è: Come lo vogliamo passare questo Natale? Io credo che forse per tanti anni abbiamo vissuto il Natale in maniera molto passiva, cioè, lasciando che venisse, rallegrandoci per la festa, preparando un bel presepio, dei bei regali, un buon pasto, naturalmente andando a Messa e magari anche a confessarsi; ma il Natale ha portato dei cambiamenti nella nostra vita? Gli annunci di Giovanni il Battista e l’esempio di Maria che abbiamo ascoltato nei giorni scorsi ci chiamano al coraggio e alle scelte difficili, all’andare contro corrente, al fare la differenza, all’accendere il piccolo fiammifero della nostra fede che illuminerà l’oscurità di chi ci sta attorno.