Cosa ci chiede Dio e cosa succede quando gli diciamo di sì
La porta si è aperta
Fino a qualche tempo fa la festa dell’Annunciazione era considerata una festa della Madonna, oggi, invece, è annoverata tra le feste del Signore, perché con quell’avvenimento si celebra la vera Incarnazione di Dio tra gli uomini.
Questo fatto assume un significato particolarmente importante oggi, perché siamo alla vigilia di Natale. Se però, da una parte, la liturgia ci chiede di concentrarci sempre di più sul mistero del Salvatore che viene, dall’altra non possiamo negare che essa ci invita a fare questo sforzo presentandoci come modello da seguire Maria, la Madre di Gesù, come d’altronde aveva fatto nelle settimane scorse presentandoci Giovanni, il precursore di Gesù. Il disegno di amore di Dio per l’umanità e il desiderio di salvare tutti noi, ad un certo punto, si è concretizzato nel grembo di una donna: Maria.
L’annunciazione avviene nell’anno 746 dalla fondazione di Roma, anno 20 dell’imperatore Cesare Augusto e anno 29 del regno di Erode il Grande. Ebbene tutte queste date, così importanti per il mondo intero, a Luca non interessano; lui dice semplicemente: “Nel sesto mese”. Sesto da quando? Dall’annuncio a Zaccaria, cioè dall’inaugurazione del Nuovo Testamento, dell’intervento diretto di Dio nella vita dell’umanità, fatto per rendere possibile la parte concreta del suo piano.
Dove? a Nazareth. È un villaggio insignificante, piccolo, in una parte povera della Galilea. Gli occhi di Dio hanno valutazioni diverse da quelli degli uomini.
L’annuncio viene fatto a una vergine. Nel mondo antico, la cosa che faceva onore a una donna non era la verginità ma la maternità. La verginità era apprezzata prima del matrimonio, ma poi la cosa più importante era che generasse figli per garantire il futuro della famiglia e della nazione. La verginità, nell’AT era però usata come immagine del popolo di Israele che non produceva frutti perché non era fedele alla sua relazione sponsale con Dio. La fecondità nella vita è data dal nostro rapporto con Dio.
“La vergine si chiamava Maria”; è un bel nome e vuol dire l’eccelsa.
L’angelo saluta Maria dicendo “Rallegrati”. Non è il saluto formale. Di solito si dice, “Ave”, come abbiamo fatto noi nella preghiera, oppure “shalom”, pace. L’angelo non usa quelle parole ma dice “rallegrati”. È un saluto che viene dall’AT ed è sempre e solo riservato a Israele e Gerusalemme, e sempre in momenti in cui essi sono in angoscia per una condizione difficile in cui si trovano. Dio interviene nella loro vita con questo messaggio di speranza. Molti di questi passaggi dell’AT che portano il saluto di gioia li abbiamo sentiti nella liturgia di questi giorni. Si tratta sempre di un’introduzione a un messaggio di speranza e salvezza perché Dio si mette in moto personalmente per riscattare Israele dalle sue miserie. Quindi, l’angelo, nel riferirsi in questo modo a Maria, sta vedendo in lei tutta l’umanità che è destinataria dell’intervento salvifico di Dio.
Poi c’è un verbo importante: “kekaritomene”, ricolmata dalla grazia, cioè amata da Dio. Karitoo è usato solo due volte nella bibbia: qui è rivolto a Maria e poi nella lettera agli Efesini dove Paolo dice: “Rallegratevi perché siete amati da Dio”. Dio ama tanto questa umanità che è venuto a farsi uno di noi, allora aggiunge: “il Signore è con te”. Anche questo è un saluto usato molte volte nell’AT a persone che stavano per assumere un ruolo importante nel piano dell’intervento di Dio, vedi ad esempio Gedeone al momento della sua chiamata.
Che reazione ha Maria? Sappiamo che lei è una persona abituata a riflettere sulla parola di Dio, per cui sentire tutti questi saluti biblici e conoscendone il significato si dice: “Era profondamente turbata dalla parola”. Zaccaria è turbato dalla visione e questo turbamento lo rende inquieto e dubbioso, Maria è turbata dalla Parola, cioè dai progetti di Dio, però non si lascia bloccare dal turbamento ma reagisce ponendosi immediatamente a disposizione di tale piano ed è per questo che chiede: “Come è possibile dato che non conosco uomo?” So che il mio desiderio di rimanere vergine viene da Dio ma ora lo stesso Dio mi chiede qualcosa di diverso, cosa devo fare per rendere possibile quello che dici? insegnami la strada. Il Signore ci fa delle proposte di vita che sconvolgono i nostri progetti e come a Maria ci dice: “Non avere paura”.
Ecco, ci sono già qui molti spunti di riflessione per la nostra vita e per il nostro Natale.
Il primo è che il piano di Dio si svolge nella semplicità, preferenzialmente in luoghi poveri e si serve di persone semplici e sconosciute. Questo stravolge completamente tutte le nostre manie di protagonismo e tutte le ricerche di fama e notorietà, ma anche tutte le manie di efficientismo.
Secondo aspetto è che Maria aveva fatto dei piani per la sua vita ma è disposta a cambiarli per rispondere a quello che comprende della volontà di Dio. Questa attitudine la terrà per tutta la sua vita.
Il terzo aspetto è che il fatto che Dio intervenga direttamente non vuol dire che le cose andranno tutte automaticamente bene e noi non dovremo faticare o soffrire. Il messaggio dell’Angelo “Non temere” sta ad indicare che l’azione di Dio è garantita e con essa il risultato, ma tutto il lavoro è nelle nostre mani e dipende dalla nostra risposta.
Oramai nella nostra tradizione Natale ha assunto un’immagine chiara fatta di suoni, colori ben definiti; la festa, gli addobbi, i canti, il cenone e lì al centro il presepio. Non ci stupiamo più di vedere Giuseppe e Maria in una capanna o in una stalla o in una grotta col Bambino nella paglia. L’immagine, pur presentandoci qualcosa di per sé strano, non ci dice più nulla. La semplicità, la sobrietà non ci dicono più nulla, anzi le abbiamo già scartate da tanto tempo. Provate a chiudere gli occhi e a mettere voi stessi nei panni di Maria o di Giuseppe; pensate che in quel momento e in quella situazione sta nascendo vostro figlio: cosa provate? Ebbene, Dio ha scelto quella situazione per suo Figlio. Inoltre, quest’anno molte famiglie passeranno il Natale in questa situazione.
Non c’è molto da celebrare ma molto da riflettere.
Maria e Giuseppe hanno fatto loro questa situazione e l’hanno vissuta in pieno.
“E Maria rispose: Eccomi! Sono la serva del Signore”.