Il cammino di conversione con Israele e con Gesù

 Uscire da Babilonia per arrivare al Giordano e lì, con Gesù, iniziare una nuova Alleanza.

Isaia 55,1-11  Mc 1,7-11

 Per la riflessione di oggi partiamo dalla prima lettura.

L’autore di questa parte del libro di Isaia vive a Babilonia con il popolo che era stato deportato da Nabucodonosor dopo la distruzione di Gerusalemme.

La loro vita, all’inizio, era stata molto dura ma hanno coltivato la fede e la speranza di tornare. Poi, dopo decenni i deportati erano morti e gli Ebrei che ora vivevano lì erano tutte persone nate a Babilonia; si erano adattate bene al luogo, ma la loro fede si era affievolita, avevano smesso di seguire le preghiere e le tradizioni dei padri. Non erano più considerati come schiavi, avevano altri interessi, non curavano più le storie della schiavitù d’Egitto, Mosè, la legge, eccetera. Non si rendevano conto che stavano perdendo la loro identità di popolo eletto. La condizione spirituale di quegli esiliati non è molto diversa dalla condizione di tanti Cristiani di oggi.

In questo contesto sorge il profeta che chiamiamo il 2° Isaia, autore dei capitoli dal 40 al 55 del libro che si trova ora nella Bibbia. Era una persona intelligente, buon poeta che viveva con passione le vicende del suo popolo e voleva scuotere le loro coscienze. Lui si presenta come un venditore ambulante che vuol vendere un prodotto di eccellenza a un ottimo prezzo. Da un punto di vista economico gli Ebrei non stavano male, alcuni avevano anche raggiunto posizioni sociali ragguardevoli, ma dal punto di vista spirituale stavano perdendo tutto. Lui li richiama: un vero uomo non può accontentarsi di cose materiali, ma ha bisogno di un altro pane, un’altra acqua. Se non hai la Parola di Dio che dà senso al tuo esistere, tutto diventa inutile. Acqua e pane sono il simbolo dei beni che il Signore ci dà con la sua parola.

Quanto costano questo pane e questa acqua che Dio offre? Tutto gratis, non c’è niente da pagare. Chi li accoglie riceve la sorgente di ogni bene quindi è insensato rifiutarle.

La ricerca dei piaceri e delle soddisfazioni professionali sono tutti pozzi che un giorno seccano, non potete fidarvi di tali pozzi. L’acqua e il pane che saziano realmente sono la Sapienza e la Parola di Dio.

Dalla scelta che il profeta pone, dipende la riuscita o il fallimento della vita di Israele come popolo eletto.

La scelta era impegnativa perché richiede che loro lascino tutto per iniziare un viaggio di 3000 kilometri nel deserto, da Babilonia a Gerusalemme. Molti pensavano che sia più comodo e sicuro restare nella società dei pagani piuttosto che affrontare un viaggio così impegnativo.

Qualcuno di loro, poi, si giustificava dicendo che ormai il Signore li aveva ripudiati e quindi non li avrebbe più ripresi. Costoro si sbagliavano, perché attribuivano a Dio il nostro modo di pensare, il nostro modo di trattare gli affari basato su gelosia, interesse, orgoglio, eccetera. La risposta del Profeta è: “I miei pensieri sovrastano i vostri pensieri, le mie vie sovrastano le vostre vie”.

Anche oggi molti pensano a Dio come a uno che non vede l’ora di farci pagare le nostre colpe, un dio “giusto e punitore”. Dobbiamo smettere di parlare di Dio applicandogli i nostri criteri di giustizia. Questo modo di pensare ci fa diventare più cattivi. Solo chi interiorizza l’immagine di Dio come “amore incondizionato” diventa capace di amare e perdonare e solo questo atteggiamento ci darà la possibilità di cambiare in giardino questo mondo così arido. Ecco il senso delle parole “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver fecondato la terra …”. Non c’è deserto che resiste alla forza di vita dell’acqua.

Ezechiele, che è dello stesso periodo, usa l’immagine delle ossa inaridite nel deserto che lo Spirito del Signore riporta in vita scendendo su di esse.

Non dobbiamo pensare che il mondo vecchio continui sempre e che i cattivi prevarranno sempre. Questo è un pensiero ateo tanto diffuso oggi; chi non crede dice che il Cristianesimo è una filosofia ormai tramontata.

Quindi il profeta invita i suoi connazionali a intraprendere il cammino del deserto fino al fiume Giordano per attraversarlo e tornare nella Terra Promessa, la terra dell’Alleanza con Dio.

Il popolo ebreo, ai tempi di Gesù, vive una situazione molto simile a quella dei deportati di Babilonia, cioè una vita tutto sommato agiata e, al tempo stesso, il pensiero che Dio li abbia abbandonati per sempre.

Giovanni il Battista fa il lavoro di Isaia e predica il bisogno di rinnovamento e Gesù si inserisce in questo processo; lascia Nazareth e va al Giordano a farsi battezzare. E veniamo al Vangelo di oggi.

Siamo all’inizio della vita pubblica di Gesù, vita che Marco ci presenterà durante quest’anno facendoci fare un viaggio con Gesù a varie tappe, dal Giordano fino alla donazione della vita.

Marco non ha raccontato gli episodi della nascita ma inizia direttamente con il battesimo. Il suo scopo è farci una catechesi basata su vari episodi della vita di Gesù perché alla fine anche noi possiamo fare la scelta di vita: accoglierlo e con Lui fare nostra la sua immagine di Dio oppure rifiutarlo.

Il luogo del battesimo si trova vicino al Mar Morto nella zona chiamata Betania al di là del Giordano.

Come abbiamo detto in altre occasioni, questo fiume rappresentava il confine tra la terra pagana e la terra della libertà. Giovanni il Battista si era posto nella terra pagana per obbligare i suoi seguaci ad uscire da quella che essi ritenevano la terra promessa per rientrarvi dopo aver ricevuto il battesimo di conversione, cioè dopo aver riconosciuto che il loro stile di vita non era consono all’alleanza con Dio e avevano bisogno di iniziare una vita nuova.

Lui stesso spiega la differenza tra il suo battesimo e quello di Gesù. Lui battezza con l’acqua, cosa che indica una scelta di vita diversa, ma è un processo basato sulla buona volontà della persona, un po’ come chiedeva Isaia alla sua gente. Il Battesimo di Gesù, invece, viene dato nello Spirito Santo, cioè si basa sulla forza interiore divina che Gesù stesso ci dà e che, da dentro, ci guida verso la terra che Dio ci ha promesso. La libertà, quindi non è tanto legata a un luogo (Israele), ma a uno stile di vita, un’adesione del cuore.

Subito dopo il battesimo, uscendo dall’acqua, accadono tre eventi, presentati da 3 immagini che ci fanno capire su cosa si deve basare la nostra adesione di vita.

1- “Si squarciarono i cieli”. È un immagine biblica ben compresa dai lettori di Marco. Secondo quanto la gente di quei tempi credeva, c’erano 7 cieli divisi tra di loro da uno spazio corrispondente a 500 anni di cammino. Dio aveva mandato i suoi profeti e la gente non li aveva ascoltati; allora nella sua collera Dio aveva chiuso i cieli e non voleva più comunicare con il suo popolo. In Isaia c’è una bella preghiera: “Se tu squarciassi i cieli e tornassi a dialogare con noi …”.

Era il desiderio di tutte le persone buone che attendevano il Messia, colui che garantiva che i cieli si sarebbero riaperti. Attenzione! Qui non si usa il verbo “aprire”, ma “squarciare”, si tratta cioè di un’azione irreversibile; essi non si potranno più chiudere perché non sono aperti ma squarciati. E' finito il tempo della separazione o dell'inimicizia tra Dio e gli uomini: Gesù si è fatto uno di noi e quindi l’apertura è irreversibile. Lo stesso verbo viene usato alla morte di Gesù per indicare che il velo del tempio (che separava il popolo da Dio) viene squarciato irrimediabilmente.

2- “Lo Spirito scese su di Lui come una colomba”. L’immagine della colomba è usata per lo Spirito che aleggiava sulle acque all’inizio dei tempi; era la creazione del mondo. Qui siamo in una nuova creazione, la creazione del mondo nuovo. La colomba, la incontriamo anche dopo il diluvio e porta a Noè il messaggio di pace di Dio. Un altro significato è che la colomba cerca sempre il proprio nido e lo Spirito cerca la sua dimora normale, ovvia, in Gesù. Infine, la colomba è anche segno di tenerezza e amore, Lo Spirito è pieno di forza ed energia di vita, ma non è un’energia violenta da leone o leopardo, ma un’energia gentile, tenera che annuncerà il recupero dei prigionieri, degli schiavi, dei malati, che inviterà a non spegnere lo stoppino fumigante o non spezzare la canna incrinata.

3- “Si udì una voce dal cielo”. È la definizione dell’identità di Gesù proclamata da Dio stesso. “Tu sei il figlio mio prediletto”. È una frase presa dal salmo 2 ed era usata per l’intronizzazione dei re di Israele che erano chiamati a riprodurre l’immagine di Dio per il popolo. Quindi Gesù riceve questa investitura. Ora tutti sanno che lui riproduce l’immagine di Dio. Il Padre del cielo si riconosce in Gesù di Nazareth, quindi tu, se vuoi conoscere il Padre, contempla il volto di Gesù. Non si tratta di fare ragionamenti ma di contemplare Gesù.

Ricapitolando: La liturgia di oggi ci invita a lasciare indietro il vecchio modo di vivere basato sulla comodità e sul guadagno materiale, e di attraversare il Giordano con Gesù per iniziare con lui una vita nuova, una vita basata sul suo modo di vivere, cioè sulla misericordia, la tenerezza, la coscienza della sua costante presenza tra di noi.

Buon anno!

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