Con Giovanni per un nuovo inizio
Inizio del Vangelo di Marco.
Quest’anno durante la liturgia domenicale saremo accompagnati dal vangelo di Marco, di cui oggi sentiamo l’inizio.
Le prime parole suonano strane o addirittura puerili: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” come se Marco ci volesse dire che sta iniziando a scrivere. Prima di tutto diciamo non esisteva una forma letteraria “Vangelo”, questo è il primo dei 4 vangeli ad essere stato scritto e fu solo nel secondo secolo che i cristiani cominciarono a definire “Vangeli” i 4 libri che conosciamo oggi. Allora cosa ci vuole dire Marco con queste parole?
Questo libro è stato scritto a Roma. Si era appena conclusa la persecuzione di Nerone e tra le vittime ci furono Pietro e Paolo. Questa era stata una prova forte per i Cristiani perché vedevano che i testimoni oculari della vita di Gesù stavano scomparendo. Sorge loro una domanda urgente: come si farà a mantenere integro il messaggio del maestro senza chi ci possa testimoniare quello che hanno visto e udito da Gesù? Da qui la decisione di raccoglierne per iscritto il messaggio chiedendo proprio a Marco, che era stato compagno di Pietro ed era nativo di Gerusalemme.
Lui parte dicendo: Quello che vi voglio raccontare non è una storia e neanche una vita di un personaggio, ma un “euangelion”, una buona notizia. Gesù è venuto a fondare un mondo nuovo, o meglio un nuovo modo di vivere, perché dobbiamo creare una società alternativa a quella che il mondo propone. Dove ha avuto inizio questo evento “Gesù”? La parola utilizzata per indicare “inizio” è “Arché” che è la parola usata all’inizio della Genesi, l’inizio della creazione del mondo.
Questa “buona notizia”, che inizia, non è un messaggio, neppure un programma o una serie di leggi da applicare, ma una persona: “Gesù Cristo, Figlio di Dio”.
Allora ci aspetteremmo che Marco inizi a raccontare la vita di Gesù, dagli episodi della sua nascita. Non lo fa. A lui interessa solo quello che Gesù ha fatto e detto nella vita pubblica, nei 3 anni, cioè il Gesù che mostra a tutti il vero volto di Dio, che si prende cura dei poveri, dei peccatori. Questo è un messaggio davanti al quale nessuno può rimanere indifferente, o lo detesterà o vi si innamorerà.
Tutto è iniziato al fiume Giordano grazie alla testimonianza del Battista. Per presentarlo, Marco si serve di alcune righe prese dal profeta Isaia. L’Isaia citato è quello che comunemente chiamiamo il “deutero Isaia”, dei capitoli 40 ss. testo di cui avete sentito l’incipit nella prima lettura di oggi. È un profeta che vive in esilio a Babilonia e che deve annunciare al popolo la liberazione e il ritorno in patria. Marco vede in quel profeta la missione del Battista: chiamare i fedeli e riportarli nella vera terra della libertà.
Il profeta, che viene chiamato “Angelo” (messaggero), se doveva condurre il suo popolo da Babilonia (Iraq) a Israele, avrebbe dovuto preparare una strada nel deserto su cui potessero camminare, invece dice: Siete voi che dovete preparare una strada al Signore nel deserto perché è Lui che viene a voi. Lui vuole entrare nella vita del popolo.
Giovanni, come svolge questa missione? “Predicava un vangelo di conversione”. Il cambiamento che richiede ai sui ascoltatori è duplice: prima di tutto quello della testa. La parola “metànoia” vuol proprio dire cambiamento del pensiero. Una vera conversione si avrà solo se permettiamo di cambiare l’immagine di Dio che ci siamo fatti negli anni, un’immagine che condiziona tutte le nostre scelte e non ci lascia liberi. Molti leggono il vangelo solo per confermare le idee che già hanno.
Il secondo cambiamento, conseguenza del primo, è quello del comportamento.
Io mi permetto di aggiungere un terzo cambiamento, oggi più importante che
mai: Il cambiamento del cuore. Dio, attraverso il profeta Ezechiele aveva
detto: “Nei giorni della mia venuta vi
darò un cuore nuovo, uno Spirito nuovo; toglierò da voi il cuore di pietra e vi
darò un cuore di carne”. Non si cambia comportamento se non si cambiano il modo
di pensare e le priorità di vita; ma spesso neanche questo basta perché le
priorità sono dettate dagli affetti, dal “mi piace” e dal “ ho paura”.
Questo cambiamento è il più difficile perché il più delle volte non ci
rendiamo conto di averne bisogno.
Qual è la risposta del popolo a Giovanni? “Accorrevano a Lui”. Non è un accorrere ma un “uscire verso di Lui”. Da dove uscivano? Il Battista si trovava al guado del fiume Giordano, sulla sponda dei Moabiti. Chi va oggi a visitare la Giordania, può recarsi al luogo del Battesimo di Gesù. Si tratta di un luogo dove c’è un guado nel fiume Giordano che permette facilmente di passare da una sponda all’altra del fiume. Questo passaggio non rappresentava alcun luogo strategico né per l’economia né per la politica, perché ad est vi era solo il deserto. Tutte le vie di comunicazione verso Israele venivano dal Nord (Siria e Libano) o dal sud (Egitto). Però questo era un confine religioso; di qui passò il popolo di Israele guidato da Giosuè, per entrare nella “Terra promessa” dopo l’esilio d’Egitto; da qui il popolo passò di nuovo per rientrare nella Terra promessa dopo l’esilio di Babilonia. Giovanni, ponendosi lì li obbliga ad uscire dalla Terra promessa ed entrare nel territorio dell’ignoto, dei pagani, cioè li obbliga ad uscire dalla religione bloccata dal troppo legalismo e ritualismo, o meglio dall’idea di Dio che si erano fatti, per convertirsi, confessando i loro peccati, e rientrare “nuovi” nella terra promessa, cioè nella “vera” comunione con Dio. Se non si prende coscienza delle propria realtà, nessun cambiamento è possibile, ma per farlo con onestà dobbiamo saper uscire dai nostri schemi, dalle nostre idee e vedere la nostra vita dall’esterno, pronti ad accogliere i cambiamenti che scopriremo necessari.
Quando parliamo con la gente, spesso parliamo di tutto, eccetto che della “bella notizia”: la condivisione della gioia di aver sperimentato la liberazione dalla schiavitù di tutto quello che ci impedisce di essere uomini veri, di aver guadato il Giordano per passare dalla vecchia alla nuova immagine di Dio, quella presentataci da Gesù.