Padroni o servi? lo sbaglio dei vignaioli

 I vignaioli perfidi (Mt 21,33-46)

Nelle ultime due settimane Abbiamo ascoltato delle parabole che ci hanno permesso di comprendere come agisce Dio e come agiamo noi. Oggi il Vangelo ci presenta una terza parabola che sembra essere la conseguenza delle prime due. Gesù è cosciente che chi lo ascolta ha troppi interessi che si scontrano con il suo modo di vivere. Come reagiranno queste persone? Siamo a 3 giorni di distanza dal momento in cui lo cattureranno e lo condanneranno a morte.

Come suo solito Gesù prende spunto da situazioni di vita comuni del suo tempo. Parla di una vigna che come sapete era l'immagine usata comunemente per rappresentare il rapporto tra Dio e il popolo. (vedi la prima lettura: Is 5). Lui dice che un ricco signore (Dio) ne costruisce una molto bella (Israele). Di solito, a quei tempi, le persone ricche che vivevano in città investivano i loro capitali in terreni di campagna, li preparavano per la produzione agricola (uva, grano, ulivi, ecc.) e poi li affittavano a dei contadini esperti per poter ricavare una percentuale dei prodotti, mentre se ne stavano comodi in città.

Ebbene questo ricco signore, dopo aver costruito la vigna vi pone attorno una siepe per difenderla dai ladri, una torre perché si possa avvistare a distanza l’arrivo dei predatori, e anche un torchio e un tino per pigiare l'uva e quindi ricavare il vino. C’è tutto quello che poteva servire. Senza dubbio, Gesù si riferisce al fatto che Dio avendo scelto il popolo di Israele lo ha protetto con la sua parola, con la Torah. Lui stesso sta sorvegliando sul popolo come farebbe la guardia dalla torre; e vi ha messo tutto quel che serve per produrre un ambiente di gioia e di festa. Poi ha affidato il suo popolo a quelli che ora sono i capi del popolo, i sacerdoti del tempio e gli anziani. Mentre Gesù parla, essi lo stanno ascoltando e si trovano proprio davanti al Tempio. Siamo nella settimana santa, poco prima di Pasqua e quindi loro si aspetterebbero che Gesù li lodi per tutte le cerimonie, i sacrifici che vi si vedono, per il loro impegno nel portare avanti le tradizioni della religione. Vediamo, invece, come parla Gesù. 

Chiaramente lui non è d'accordo con queste cerimonie, e comincia a parlare di “inviati”. Durante i secoli Dio aveva mandato i profeti ad Israele e il loro messaggio aveva sempre un taglio sociale. Dicevano che Dio non vuole i sacrifici e le offerte, ma che ci si prenda cura dei poveri, degli orfani, delle vedove. Infine ha mandato il suo Figlio, il quale, però, non avrà una sorte migliore.

Senza dubbio la parabola di Gesù si applica anche a noi oggi. La vigna non rappresenta più solo il popolo di Israele, ma tutta l'umanità ed è affidata ai governanti politici e religiosi delle nazioni e, in particolare, a noi Cattolici. Anche a noi ha dato come difesa la sua Parola, il Vangelo, che è sempre tra noi per indicarci come dobbiamo comportarci. Egli veglia su di noi e anche a noi chiede di costruire un mondo di gioia, di felicità. Purtroppo spesso noi non ci prendiamo cura della vigna del Signore, anzi ne utilizziamo i frutti per il nostro godimento personale, per fare carriera, per dominare sugli altri e quindi avere il potere. I grandi proclami del liberismo moderno ci fanno capire quanto siamo fuggiti lontano dall’ideale della creazione: “La vita è mia e ne faccio quello che voglio”; “I soldi sono miei e li uso come mi pare”; “Tutto quello che puoi pagare è tuo e ne hai diritto”. Sono saltati tutti i parametri dell’etica e della morale.

Anche a noi Dio manda dei messaggeri. Sono i vari Santi che lungo i secoli si sono succeduti e che, con le loro parole e la loro vita sobria e di servizio, ci richiamano agli insegnamenti di Dio. Essi non sono solo i santi canonizzati, ma anche tante persone che ancora oggi ci provocano al bene. Purtroppo, come ai tempi di Israele, spesso non li riconosciamo e non li seguiamo.

Come distinguerli dai tanti imbroglioni che predicano ogni giorno nelle nostre piazze?

  1. Gli inviati del Signore non cercano mai vantaggi personali. Le loro parole sono sempre dettate da una grande passione per la causa del Vangelo.
  2. I loro richiami sono sempre centrati sui frutti che il Signore si aspetta: amore, uguaglianza, fratellanza, servizio dei poveri.
  3. Hanno spesso problemi con le strutture politiche e a volte anche con quelle religiose, se non sono centrate sul Vangelo ma su se stesse.
  4. Di solito finiscono per pagare di persona.

Permettetemi un adattamento ad un fatto che capita proprio oggi.

Avete senza dubbio sentito che Papa Francesco sta pubblicando la sua terza enciclica che si intitola “Fratelli tutti”. È un documento dal taglio sociale, e, nonostante ancora non lo conosciamo, è facile immaginare che sarà in continuità con i messaggi che da qualche mese il Papa ci sta dando. Dal marzo scorso Papa Francesco sta ponendo l’accento sulla necessità di cambiare stile di vita, di cogliere l’occasione della crisi dettata dalla pandemia e dalle chiusure che abbiamo vissuto nei mesi scorsi, per impostare uno stile di vita diverso che sia più sobrio, più rispettoso della natura, dell'ecologia e soprattutto che sia orientato al servizio dei poveri, non all'interesse personale. Le ricchezze che Dio ci ha dato, che ha posto nel mondo, e delle quali ci chiede di avere cura, non sono state date perché noi ne godiamo da soli causando la povertà di tanti, ma perché noi le utilizziamo per servire tutti e creare un mondo basato sulla solidarietà, la giustizia, la pace. 

Purtroppo anche noi, come i vignaioli del Vangelo, abbiamo spesso la tentazione di cacciare il Signore dalla sua vigna e utilizzare le risorse per noi stessi, perché siamo attirati dal facile e dal comodo.

L'ingratitudine e l’avidità sono radicate nel profondo del nostro cuore. Siamo egoisti per natura. Ma Gesù ci invita a reagire a questa tendenza per diventare simili a Lui, perché noi siamo chiamati ad essere veramente figli di Dio.

Nel brano evangelico si accenna al fatto che Gesù verrà ucciso. Cosa vuol dire: che il male ha vinto che tutto finisce lì? Il senso delle parole di Gesù è un altro. Il Calvario non è il segno della vittoria degli egoisti e dei violenti, ma la loro sconfitta, perché è il segno del trionfo dell’amore.

La frase che dice che il padrone toglierà la vigna ai vignaioli perfidi e la darà ad altri più fedeli, rappresenta il momento del passaggio, avvenuto sul Calvario, da Israele al mondo intero. Ora il messaggio di amore di Gesù è aperto veramente a tutti. Tocca ora a noi essere “vignaioli fedeli”.

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