Il discorso programmatico di Gesù in Luca


Il discorso programmatico di Gesù. Lc. 4, 16-21
I vangeli di Matteo o di Marco ci dicono che a metà del suo apostolato, Gesù decide di presentarsi a Nazareth. Luca pone questa visita all’inizio dell’attività apostolica di Gesù perché ne approfitta per porre qui il discorso programmatico. Parlare di discorso programmatico è come parlare del discorso inaugurale di un presidente appena eletto che dice: in questi anni del mio incarico farò questo e questo. Luca nel suo narrare segue lo stile degli storiografi greci dell’epoca alessandrina che inserivano nella vita dei personaggi famosi tale tipo di discorso come modo di presentare in poche righe quelle che sarebbero state le caratteristiche della sua vita. Matteo considera come programma di Gesù presenta il discorso della montagna che inizia con le Beatitudini.
Per presentarsi, Gesù si serve di un passaggio del profeta Isaia che troviamo al capitolo 61. Di solito nelle preghiere del sabato alla sinagoga venivano letti due brami dell’Antico Testamento, il primo preso dalla Torah che era la parola di Dio rivelata, e che era pronunciato dal rabbino capo, il secondo era preso da uno dei profeti e serviva un po’ da commento. Nazareth era un paese piccolo e povero, quindi probabilmente avevano solo il rotolo di Isaia per le letture profetiche, dato che era il più comune.
I verbi utilizzati da Luca nel descrivere la scena sono carichi di significato. “Gli viene consegnato il rotolo”. La parola dell’Antico Testamento viene consegnata  a Gesù perché era questo il suo compito: condurci a Gesù. “Gesù la apre e la legge”, esso riceve il suo vero significato solo se è letto da Cristo, alla luce della sua vita. Senza Gesù è come un racconto fermo a metà. Poi “Gesù arrotola il libro e lo depone” perché ormai l’Antico Testamento ha terminato il suo compito. Allora Gesù può limitarsi a dire: “Oggi tutto questo si compie”. Nel Vangelo di Luca l’oggi è il tempo di Dio che trova la sua realizzazione, il suo significato in Cristo, è il tempo della salvezza che ognuno di noi è chiamato a vivere.
Questo brano letto da Gesù presenta la situazione del popolo di Israele circa 400 anni prima di Cristo, un periodo drammatico perché i poveri erano veramente sfruttati e soggetti a ingiustizie e soprusi dai commercianti disonesti e ricchi, mentre coloro che dovevano difenderli, i capi del popolo, se ne stavano indifferenti senza reagire. Allora Dio manda questo personaggio misterioso, di cui non si ha chiara l’identità storica, perché porti un messaggio di liberazione: “Dio si farà carico personalmente dei vostri problemi e li risolverà”. Si tratta quindi di un cambio radicale della situazione sociale. Ebbene Gesù dice: Questo cambio radicale promesso tanti anni fa dal profeta si realizza oggi.
Quali trasformazioni saranno operate nel mondo?
-          Annunziare ai poveri la lieta notizia. La sola grande lieta notizia portata da Gesù è la gratuità dell’amore del Padre. Non è la benedizione del nostro peccato ma l’annuncio che malgrado le nostre debolezze Dio ci abbraccia lo stesso con il suo amore.
-          Libertà ai prigionieri. Gesù ci scioglie da quei legami che ci impediscono di realizzare la nostra vita. Quali sono questi legami? Prima di tutto l’immagine errata di Dio come di un giustiziere; poi ci sono tutte le passioni che ci fanno piegare su noi stessi: guardare solo al nostro piacere, al nostro interesse, ecc.; c’è anche un falso rispetto umano che ci lega alle mode, al timore di non apparire al passo dei tempi; ci sono i rancori verso chi ci ha fatto dei torti, i rimorsi per gli errori commessi, i ricordi negativi che ci tengono schiavi del passato, ecc. Queste cose non ci lasciano liberi di accogliere l’amore di Dio.
-          Aprire gli occhi ai ciechi. I ciechi sono coloro che brancolano nel buio, cioè non riescono a vedere la verità delle cose. Solo guardando a Gesù riusciamo a vedere ciò che prima non vedevamo. Il buio dell’umanità fa considerare l’uomo come un oggetto, o come un animale. Quindi Gesù è venuto per farci capire i veri valori della vita. Questa frase non c’è nel testo originale di Isaia 61, ma è presente al capitolo 58. Il fatto che Luca citi liberamente due testi indica che ha combinato il testo in modo tale da descrivere l’azione di Gesù, cioè presentare il suo discorso programmatico.
-          Liberazione degli oppressi. Essi sono coloro che soffrono a causa dell’ingiustizia e quindi sperimentano la fame, la mancanza di un tetto, cibo ecc.
-          L’anno di grazia del Signore. È l’anno della gratuità che si celebrava ogni 7 anni e in modo più speciale ogni 50: il giubileo. Era un anno in cui tutti i debiti dovevano essere condonati, le proprietà perse dovevano tornare al padrone. Questa gratuità Dio la esercita in continuazione perché è parte della sua natura. L’amore di Dio non può essere guadagnato o conquistato. Solo quando ci sentiremo avvolti da questa gratuità dell’amore di Dio potremo vivere a pieno la gioia e la pace da lui promesse.
Sappiamo bene che in Matteo e Marco al centro della predicazione di Gesù c’è il Regno di Dio che è appunto la realizzazione di quanto annunciato sopra, ma che per loro si può ottenere solo attraverso la nostra conversione. Qui in Luca, invece, si dice: "Oggi questa parola si è avverata".
Lo Spirito Santo è ormai sceso nel mondo, nell'annunciazione, prima e poi nel Battesimo di Gesù e quindi è già all’opera. È opera di Dio, non dei nostri sforzi.
Il lavoro di Gesù, predicazione e miracoli, è tutto fatto per la liberazione dei poveri, fino a giungere alla liberazione finale: la Resurrezione. Così pure noi, nel nostro apostolato dobbiamo essere in tensione verso la liberazione e la promozione di coloro ai quali ci rivolgiamo; liberazione dall’ignoranza, dalla malattia, tutto in tensione verso la liberazione finale che si ha portandoli a Cristo.

Post popolari in questo blog

Gesù è davvero un re?

I santi, nostri amici

Alle sorgenti della gioia