Quali sono i nostri posti in cielo?
Quali sono i nostri posti in
cielo? Mc 10, 35-45
Oggi
sono un po’ arrabbiato con chi ha fatto la scelta delle letture per la
liturgia. Hanno scelto questo brano del vangelo ma ne hanno tralasciato il
paragrafo di introduzione che per me è indispensabile per la comprensione del
messaggio di Gesù.
Se
andiamo a prendere il brano intero vediamo che Gesù, durante il viaggio verso
Gerusalemme fa un nuovo un annuncio della sua passione e morte che avverrà non
appena arrivati a Gerusalemme. Questa è già la terza volta che Gesù avverte i
suoi. Le prime due volte i discepoli sembravano non aver capito, o forse meglio
non voler capire quello che Gesù sta dicendo. Abbiamo analizzato due episodi
alcune domeniche fa. Dopo il primo annunzio Pietro aveva cercato di dissuaderlo,
sentendosi dire da Gesù, “sta lontano da me Satana perché tu ragioni come gli
uomini e non come Dio”; dopo il secondo annuncio, i discepoli pretendendo di
non aver sentito si erano messi a discutere su chi fosse il più grande fra di
loro; ora vediamo cosa succede dopo questo terzo annuncio. Gli si avvicinano i
due figli di Zebedeo, Giovanni e Giacomo e hanno una richiesta da fargli. La
parola esatta dice: ci “devi” concedere quello che ti chiediamo. Forse si
rendono conto del trattamento di favore che Gesù sta riservando loro quindi ora
hanno pretese. E cosa chiedono? Che quando Gesù instaurerà il suo regno conceda
loro di sedersi uno alla sua sinistra e uno alla sua destra, i due posti più
importanti. Fossi io al posto di Gesù mi sarei arrabbiato, scoraggiato: dopo
tutti gli inviti di Gesù a smetterla di pensare come gli uomini, a smetterla di
ricercare il successo, il potere, dopo tutti gli inviti a mettersi dalla parte
dei piccoli, degli umili, dei sofferenti, di darsi al servizio, loro ragionano
ancora così. Gesù si rende conto che questo desiderio di potere è troppo
radicato nella natura umana, allora risponde con calma invitandoli a ragionare.
La
pedagogia di Gesù è: “Cosa volete che io faccia per voi?” Lo sa già cosa
vogliono, ma lui vuole che tirino fuori i loro sogni, i loro desideri: “Cosa
vorreste essere, parlatene con me”.
Quando
noi preghiamo, molte volte sbagliamo nelle nostre richieste perché ragioniamo
in modo umano pretendendo che Dio segua la nostra volontà, ma lui ci invita lo
stesso a parlare, ad esprimerci. La preghiera fatta bene è sempre esaudita, non
perché tu riesci a convincere Gesù a darti quello che vuoi, ma perché tu arrivi
ad adeguarti al suo modo di pensare. Tiriamo fuori i nostri sogni davanti al
Signore, valutiamoli con lui per ricavarne fuori il meglio. Loro vogliono
essere persone di successo. Lui dice: Fate bene a voler essere grandi, adesso
vi dico come fare. Voi avete in mente la meta sbagliata: il successo. Il card.
Ratzinger nel 1997 scrisse: la Chiesa per molti sta diventando l’ostacolo
principale alla fede, perché non riescono a vedere in essa che la corsa al
potere.
Poi
Gesù prosegue: “Siete disposti a bere il mio calice”, cioè a condividere il
destino, ad essere immersi nel mio destino? Loro pensano al destino di gloria,
Gesù pensa al destino di servizio e offerta della vita. Essi rispondono: “ Lo
possiamo”. Poveretti, non sanno cosa li aspetta. “Bene! Finirete così, ma i
primi posti non dipendono da me e non sono assegnati per merito, ma sono per
coloro per i quali sono stati preparati”, cioè per i servi. Chiaramente non si
parla di posto fisico dato che in Paradiso saremo tutti nel posto più
importante, cioè nel cuore di Dio.
Come
sempre l’ingordigia e la superbia creano divisioni nei gruppi e allora anche
tra i discepoli di Gesù gli altri 10 si sdegnano perché anche loro vogliono lo
stesso. Questo è il primo scisma della Chiesa. Tutti gli scismi della storia
della Chiesa sono sempre sorti per questioni di potere.
Gesù
li chiama a sé. “Voi sapete che i grandi esercitano sulle nazioni il potere, ma
tra voi non sia così. Chi vuol essere il primo sarà il servitore” (diakonos).
Nel Nuovo Testamento abbiamo 29 volte la parola diakonos, 36 volte il verbo
diakonein (servire), 124 volte doulos (schiavo) e 109 volte douleuein (servire
come schiavo): sono tra le parole più usate da Gesù.
Noi
cristiani dobbiamo metterci in testa che l’opposto dell’amore non è l’odio, ma
il dominio, perché amore è servizio. Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e
dare la vita per molti, non per essere servito. (La frase del catechismo di Pio
X “noi siamo qui per servire Dio”, se presa alla lettera, è antievangelica).
Noi abbiamo la tendenza a mettere Dio in alto perché poi, come suoi figli, lo
vogliamo imitare e lui dice quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me,
parlava dell’essere elevato sulla croce, non su un trono. Se cerchiamo il volto
di Cristo non dobbiamo guardare in alto, ma in basso, nel volto dei piccoli e
dei sofferenti; se vogliamo servirlo, dobbiamo servirlo nei poveri; se vogliamo
suguirlo, dobbiamo uscire da noi stessi e andare da chi soffre.