La croce di Cristo una scelta non una disgrazia
26 Maggio 2017 Alle PSMC in occasione della visita al Santo Padre.
Colgo l’occasione del vangelo di oggi per invitare tutti noi, io in prima fila, ad un maggior senso di abbandono nelle mani del Signore.
Parto dalla frase del Vangelo: “Voi sarete nella tristezza ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”. Sappiamo benissimo di cosa sta parlando: dopo poche ore Gesù sarà catturato e consegnato a morte, ecco la ragione della tristezza, ma dopo tre giorni risorgerà, ecco la ragione della gioia.
Sappiamo tutti quanto importante sia la croce di Cristo nella spiritualità di Don Orione. Se volete essere tutte di Cristo non potete dimenticare che l’immagine di Cristo più utilizzata da Don Orione nei suoi discorsi è quella di Gesù crocifisso.
Dopo il Capitolo Generale ritornerete alle comunità, ricomincerà la fatica quotidiana, alcune delle sorelle saranno contente ed entusiaste del lavoro che avete fatto qui, altre saranno fredde. Alle volte, in momenti di fatica o di scoraggiamento, vi sembrerà che tutto quello qui discusso sia distante, irraggiungibile, vi sembrerà che forse Dio stesso è distante da quello che facciamo. Che fare?
Della spiritualità della Croce voglio sottolineare un semplice aspetto: la croce di Cristo è fonte della nostra gioia non perché Cristo è riuscito a cambiare una sconfitta in vittoria, un problema in successo, ma perché Cristo non è stato vittima innocente della croce ma ha scelto la croce come via prescelta per giungere alla risurrezione. La croce non è stato uno sbaglio di Dio ma una scelta di Dio “... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte in croce. Per questo Dio lo ha esaltato ...”.
Giovanni ci dice che quando Gesù era sulla croce un soldato gli trafisse il costato e uscirono sangue e acqua, ma al capitolo 7 aveva detto “Chi crede in me fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo fianco” e si riferiva allo Spirito Santo. Nell’AT, quando il popolo si sforza di vivere secondo il patto di alleanza cod Dio, riscopre sempre la sua debolezza e le sue infedeltà. Nel NT, quando i discepoli cominciano a vivere condotti dallo Spirito, diventano testimoni e martiri.
Noi siamo chiamati ad essere tutti dedicati ai poveri, lavoriamo tanto, facciamo tanto apostolato. Non c’è vera pastorale che non passi attraverso la vita di Cristo e il suo mistero di morte e risurrezione.
Durante questo capitolo generale avete fatto dei buoni programmi per i prossimi 6 anni, tanti piani di rinnovamento. Tutto questo riuscirà se saprete lasciar effondere lo Spirito Santo che abita in voi, sul vostro lavoro, ma per lasciare fluire lo Spirito Santo dovrete lasciare che il vostro fianco venga ferito dalla lancia degli uomini.
Don Orione diceva: “Cristo lo si serve in croce e crocifissi con lui”. Le difficoltà della vita, le prove, le sconfitte, i tradimenti, le persecuzioni, ecc. non sono un segno di morte ma di risurrezione, non sono per scoraggiarci ma per rafforzarci nella fede e nella gioia. Il Signore si serve di tutte queste cose per tenerci umili e sappiamo bene quanto Don Orione apprezzasse la virtù dell’umiltà.
Dobbiamo fare tutto, quindi, con gioia, la gioia di sapere che la risurrezione c’è ed è quella la meta a cui tendiamo.
Stiamo per andare dal Papa. Voglio concludere la mia riflessione con una frase scritta da Don Orione in una lettera per la Pentecoste del 1912, ricordando l’udienza che ebbe dal Papa qualche giorno prima (19 Aprile 1912). Lui dice: “Gesù si ama in Croce, o non si ama affatto; e del Papa è la stessa cosa: il Papa si ama in Croce : e chi si scandalizza della umiliazione cui è ridotto, chi non lo ama in Croce, non lo ama affatto”. Il Papa ci dirà delle belle cose, coglietele come messaggio di Dio per voi, e se per caso qualche frase ci disturberà, ci provocherà, la troveremo difficile, pensiamo che è proprio lì che il Signore ci chiede di amarlo.